Capitolo 11

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Sana leggeva e rileggeva la pagina del nuovo libro che aveva davanti agli occhi ed ormai era passata quasi un'ora. Non era concentrata, perché la sua mente era altrove.

Quei maledetti occhi marroni, per quanto potessero sembrare estremamente semplici, non riusciva a toglierseli dalla testa. "Sana. Mi chiamo Sana", "È un bel nome. Come te...". Il discorso che aveva fatto il giorno precedente con colei che l'aveva rapita, le rimbombava nella testa, facendo un rumore più che assordante. "Sana. Mi chiamo Sana", "È un bel nome. Come te...".

«Ma che diavolo!» Sana chiuse forte gli occhi, tentando di riprendere la concentrazione, ma purtroppo, l'oscurità celata dietro le sue palpebre, non aveva intenzione di farla rimanere sola. Brevi lampi degli occhi di Tzuyu le apparivano davanti, ricordandole quanto fossero fastidiosamente attraenti.

Ad interrompere la sua più che evidente follia, fu il rumore della porta dello scantinato che si apriva.

«Posso?» Tzuyu, senza attendere una vera e propria risposta, entrò nella stanza, mettendo a terra il vassoio contenente la cena della ragazza. «Spero tu abbia molta fame, questa volta non sono riuscita a calcolare bene le dosi ed ho cucinato anche troppo» Sana pareva non voler dire neanche una parola, quindi senza indugiare, l'altra iniziò a fare le scale per salire al piano superiore.

«Aspetta» Sana si alzò dal letto per andarle incontro. Non sapeva perché l'aveva fatto, voleva soltanto guardarle di nuovo gli occhi, come per assicurarsi che fossero esattamente come se li ricordava.

«Ti serve dell'altro?»

«Ti dispiacerebbe farmi compagnia questa volta?» Le era uscito tutto così spontaneo, che persino lei si meravigliò delle parole dette. «Sono sempre sola e sento che potrei impazzire da un momento all'altro se non parlo con qualcuno» Le disse, cercando di non sembrare del tutto disperata.

«Ok...» Tzuyu finì di salire i gradini e chiuse a chiave la porta, prima di tornare da Sana per sedersi accanto a lei sul materasso.

Sana iniziò a mangiare ed entrambe rimasero in totale silenzio a fissare il muro davanti a loro. Si sentivano a disagio, ma soltanto perché sapevano di dover dire qualcosa, ma le parole non avevano intenzione di uscire dalla bocca di nessuna delle due.

«Ti ho chiesto per quanto tempo sarei dovuta rimanere qui per un motivo ben preciso, oltre al fatto che i miei genitori e mia sorella saranno estremamente preoccupati per la mia improvvisa scomparsa» Ad interrompere il silenzio, fu Sana.

«E quale sarebbe il motivo ben preciso?» Domandò l'altra, giocherellando con il lembo di uno dei suoi cerotti.

«Devo esporre la mia tesi. Se non dovessi presentarmi, credo che rimanderanno la mia laurea di almeno un anno e vorrei non accadesse»

«Devi laurearti?» A Tzuyu sarebbe piaciuto frequentare un'università e prendere una laurea in informatica, ma oltre a non avere tempo, le università costavano parecchio.

«Si, quella era l'idea...»

«E in cosa?»

«Infermieristica... Lo so, magari non è il sogno di tutti, ma adoro occuparmi della gente in difficoltà»

«Perché non in medicina allora?»

«Perché mi porterebbe via troppo tempo e ci sono molte altre cose che vorrei fare. Mi piace fare beneficienza ed occuparmi di tutti coloro che non possono permettersi delle cure appropriate»

«Beneficienza per cosa esattamente?»

«Ricerche in campo medico»

«Si beh... Buona fortuna» Sbuffò Tzuyu, ripensando alla situazione di sua madre.

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