3 Midsummer

1.8K 62 18
                                    










































quando mia madre si metteva una cosa in testa, era difficile farle cambiare idea.
si fissava su una cosa e, che ti piacesse o no, era impossibile che accettasse un'altra condizione.

infatti, quando salii in camera mia, a casa, trovai già un vestito abbinato a delle scarpe, degli orecchini e una collana.

direte "oh che bello, mi piacerebbe andare alle feste e vestirmi elegante", ma non è per nulla bello quando siete in mezzo a tante persone che ti guardano come se fossi un alieno, solo perché hai deciso di stare dall'altra parte.

è già assurdo che ci siano delle parti, ma per quello ci si può fare poco.

infilai il vestito a malavoglia, quasi fossi costretta - cosa effettivamente vera -.

la volete sapere una cosa divertente? non eravamo nemmeno kooks. non abitavamo a figure eight con una villa a quattro piani.
abitavamo nello sprofondo come tutti gli altri pogues.
ci è andato bene per un sacco di anni; mia madre faceva l'infermiera all'ospedale dell'isola e mio padre aveva un negozietto di surf per i turisti.
poi però è arrivato aleksandr a vivere con noi, a causa di sua madre o qualcosa del genere.
non gli do la colpa, soltanto che da quando è arrivato i miei non riuscirono più a sostenere la situazione economica della famiglia e mio padre si dovette trovare un altro lavoro.
così andò a casa dei cameron a fare da schiavetto al re dell'isola che ha il numero del presidente degli stati uniti tra i preferiti aka ward cameron.

gli sistemava i quattordici yatch che teneva in mostra - neanche all'esposizione universale di parigi - ma non usava, gli falciava il prato, gli metteva il giardino in ordine in modo tale da farlo sembrare un gentleman, ripeto, il suo schiavo.

così con il tempo riuscirono ad entrare nel country club dei kooks, sentendosi ancora di più parte di quel mondo.

andando avanti si costruirono un'altra vita rispetto a quella che avevano prima, soprattutto mia madre.

«hailee, sei pronta?» parli del diavolo..
mia madre fece la sua entrata, interrompendo i miei pensieri.

indossava un abito rosso vino abbinato a delle scarpe del medesimo colore con delle rifiniture in nero.
era una bellissima donna, mai detto il contrario. se solo il nostro rapporto fosse bello quanto lei...

«psicologicamente non lo sarò mai» risposi alla sua domanda, finendo di allacciarmi i sandali.

«non importa, a nessuno interessa se sei psicologicamente pronta, mostrati sicura di te e tutto andrà bene» disse uscendo fuori dalla stanza, lasciando sul mio viso un'espressione sconcertata.

per mia madre, tutto girava intorno a ciò che pensavano gli altri. e quando dico tutto, intendo tutto.

appena mi ripresi scesi a mia volta al piano di sotto, dove i miei e aleksandr mi stavano aspettando.

«sei bellissima tesoro» disse sorridendo mio padre. ricambiai il sorriso e lo abbracciai. con mio padre era tutta un'altra cosa.

«è vero, ora dobbiamo andare» sbuffò mia madre, precipitandosi fuori casa «i cameron sono già lì»

«certo che sono già lì, ci abitano» dissi ovvia «ci sarà anche kie?» chiesi a mio padre.
non lo domandai a mia madre per ovvi motivi.

tuttavia si intromise lo stesso come le è solito fare.
non voglio fare apparire mia madre come un mostro, le voglio un gran bene e così è sempre stato. ciò non toglie che siamo in disaccordo su molte cose.
mi chiedo come non abbia cominciato ad odiare i miei amici.
o be', tranne kiara, kiara non le sta molto simpatica.

𝐀𝐒 𝐓𝐇𝐄 𝐒𝐔𝐍, 𝖩𝖩 𝖬𝖺𝗒𝖻𝖺𝗇𝗄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora