(5) Sopportazione

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'Ah, un altro giorno di lavoro' pensi mentre varchi la porta del tuo ospedale. Hai riposato bene stanotte, dimenticandoti quasi di cosa sia accaduto ieri. Sei serena e tranquilla, anche se devi ammettere che non poter operare ti infastidisce molto.
Che poi diciamoce-"Dottoressa TC, abbiamo bisogno di lei in sala 3. È urgente, si sbrighi".
Il filo dei tuoi pensieri viene interrotto da un'infermiera.
Dopo averla ascoltata, voli a cambiarti, sperando tanto che sia una procedura difficile o un paziente raro, per cominciare la giornata nel modo migliore.

Dopo dieci minuti sei nel lavatoio della sala. Apri la porta e vedi che l'intervento è già iniziato.
"Scusate per il ritardo, come posso esservi utile?" chiedi mentre ti infilano camice e guanti.
Il chirurgo alza lo sguardo dal paziente e lo posa su di te. Sembra essere un po' confuso, così ti chiede
"Tu saresti?".
'Come si fa a chiamare un medico senza neanche sapere che faccia abbia?' ti chiedi sconcertata. Così gli rispondi, un po' alterata dalla situazione: "Sono la dottoressa TC, mi hanno riferito che avevete bisogno di un consulto".
Tutta la sala diventa immediatamente silenziosa, ma è quando gli infermieri iniziano a sussurrare tra di loro che capisci: qualcosa qui non quadra.
"Credo ti sia confusa, non ho chiesto alcun consulto. Anzi, esci che questo è un intervento delicato". Rimani spiazzata dalle sue parole, quasi come se fossero ghiaccio sulla tua pelle. La voce del chirurgo è fastidiosa, sembra una trombetta o un'anatra che starnazza. Però non ci fai più di tanto caso, sei così tanto imbarazzata che arrossisci. Così, tuo malgrado, segui le indicazioni del medico ed esci dalla sala sussurrando uno "Scusate per l'interruzione".
È possibile che ti sia confusa?
Forse sì, dai sono le otto di mattina per tutti, su.
Decidi allora di confermare questa tua ipotesi andando a chiedere alla ragazza di stamattina.

Giri un po' per l'ospedale prima di trovarla in radiologia, intenta a scambiare quattro chiarire con un suo collega.
Non hai tempo di aspettare che finiscano di parlare, anche tu hai delle cose da fare.
"Scusami, te la rubo un attimo" dici all'infermiere, ricevendo un'occhiataccia dalla donna.
"Sarò veloce. Sono andata nella sala 3, ma non c'era bisogno del mio aiuto" le dici, esponendo subito il motivo della tua brusca interruzione.
"Bhe a me hanno riferito che ci fosse un incarico per te nella sala 3, poi non è colpa mia se si è confuso o meno".
La sua arroganza ti infastidisce, ma mantieni la calma e cerchi di risolvere il problema alla radice.
"Chi è che ti ha riferito questo? Da chi è partita l'informazione all'inizio?" le chiedi con un tono tranquillo.
"È stato il capo. Ah già, mi ha detto anche che avrebbe voluto vederti entro le otto e trenta di stamattina".
Guardi velocemente un orologio appeso alla parete di fronte a te, notando che è quasi ora.
Allora decidi di sbrigartela in fretta ed andare lì per comprendere quale sia il nocciolo della questione.
"Va bene, scusami se ti ho disturbata". Le dici, ognorandola completamente quando alza gli occhi al cielo dopo la tua risposta.
'Ma è un caso che i genitori non li abbiamo mai picchiati a questi? O magari tutti i viziati si riuniscono in questo ospedale e io non lo sapevo?' ti domandi tra te e te.

Cammini veloce nei corridoi e arrivi in poco tempo di fronte a quella dannata porta.
Stavolta non ci pensi neanche così tanto, bussi ed aspetti.
L'attesa pian piano si prolunga, fino a diventare troppo lunga.
Ma ad un certo punto senti un grugnito che alle tue orecchie sembra un "Avanti". Decidi dunque di entrare.
"Scusi il disturbo capo, avevo una domanda da-".
Le parole ti muoiono in gola mentre i tuoi occhi assistono ad una scena surreale: Toji Fushiguro, il capo responsabile e irreprensibile di uno degli ospedali più importanti nel Giappone, si sta scopando un'infermiera davanti ad un suo chirurgo assunto da poco.
"Ti ho autorizzata ad entrare?" chiede con tono calmo mentre stacca lo sguardo dalla ragazza sotto di lui.
Piazzi gli occhi nei suoi, obbligandoti a tenerli aperti.
"Mi scusi, pensavo di aver avuto il permesso di entrare. Invece era solo un... e mi dispiace di aver interrotto. Fatto sta che volevo sapere se lei oggi si fosse confuso nel comunicare ad un'infermiera il numero di sala che aveva richiesto la mia presenza".
Speri davvero che la tua educazioni colmi...ma cosa pensi! Sarebbe già tanto uscire viva da una situazione del genere. Stai giurando a te stessa di chiede il permesso prima di entrare, e non interpretare i suoni: non sia mai succeda di nuovo un episodio simile.
Una risata sompe quel silenzio orrendo e pesante. Poi un'unica parola: "Esci". Ti ha risposto semplicemente, come se quella breve sentenza umiliante non avesse peso.
Fai un leggero inchino ed esci da quell'ufficio maledetto, mentre l'intero accaduto si stampa indelebile nella tua memoria.

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