(9) Uno Scotch e un limone

323 13 9
                                    

Sei appena uscita dalla sala operatoria quando una notifica ti distrae dai tuoi pensieri per un'attimo. Prendi il tuo cellulare dalla tasca del camice ed apri la chat con Yuki. Leggi il suo messaggio senza accorgerti che stai sorridendo.

"Dipende dove andrete"

"Un posto tranquillo, penso,
anche perché oltre a noi ci sarà il capo."

"E allora non sarà per nulla un posto tranquillo. Che poi scusa, se andate dopo il lavoro..."

"Mi porti tu il cambio
dato che oggi finisci
prima?"

"Ma guarda questa!
Va bene dai, solo
perché sei tu. Uffa"

"Grazie Yuki 😘"

"Ovviamente questo
implica che sceglierò
io i vestiti ed ho carta
bianca 😏"

"Cacchio non ci avevo
pensato proprio 😮‍💨"

"Ahahahah"

"TC lo sa che non ci si ferma in mezzo ad un corridoio? Per scrivere agli amici c'è la tisaneria".
Arrossisci dalla vergogna e ti volti verso il tuo interlocutore.
"Scusi Geto-sama" fai un leggero inchino e ti appoggi alla parete alla tua destra.
Lo osservi sorridere in modo divertito per poi dire "Lo dico per te, non vorrei che qualcuno ti salisse addosso".
Cogli la presa in giro ma non mostri alcun tipo di reazione. Così aspetti che il ferrista ti oltrepassi per poi verificare se Yuki ha scritto qualcos'altro, ma no la conversazione è finita.
Vabbè dai, già che vi siete scritte per più di due minuti è tanto considerando il bel da fare che avete entrambe.
'Poverina, lavora così tanto e non si riposa quasi mai' pensi ma poi ti ricordi che è impiegata in uno degli ospedali più importanti del Giappone, come te del resto.
'Dovrebbe considerare di trasferirsi qui, ci potremmo divertire'.
Sorridi al pensiero e ti dirigi verso il prossimo paziente.


"Sì può sapere dove diamine sei? Mi fa incazzare quando la gente non è puntuale". Sentire un'altra che ti urla nelle orecchie non è la cosa migliore al momento.
Hai appena terminato con un'urgenza ma saresti dovuta essere davanti l'uscita dell'ospedale dieci minuti fa per prendere i vestiti da Yuki.
"Scusa scusa, però lo sai com'è il nostro lav-" tenti di dirle per telefono ma lei non ti dà neanche il tempo di finire la frase "NON ME NE FREGA UN CAZZO, IO SAREI DOVUTA ESSERE A CASA GIÀ MEZZORA FA! TI RICORDO CHE DOMANI È IL MIO GIORNO LIBERO.
ORA MUOVI IL TUO CAZZO DI CULO- ah, sei arrivata".
Chiudete la chiamata perché ormai siete l'una davanti all'altra.
Senti il suo leggero profumo di ciliegia che è così delicato che pensi sempre non le si addica completamente.
Prendi la busta che ti sta porgendo e fai un piccolo inchino per ringraziarla, ma lei lo prende più come uno sprono, un incito picchiarti; così ti tira un cazzotto sulla testa.
"Aia, ma sei scema!" ti lamenti.
Lei tenta di dartene un altro, ma tu fuggi dentro l'ospedale urlandole un "Grazie" molto più spaventato che grato.
Guardi l'orologio e vedi che è quasi ora, così vai in bagno e cominci a sistemarti. Senti arrivare anche le altre colleghe e preghi solo che non si trucchino, non hai la minima voglia di imitarle.

"Buonasera Capo".
L'uomo sulla sedia guarda quello di fronte a lui e gli rivolge uno sguardo gelido.
"Kashimo ho tre pazienti che non posso lasciare da soli stasera, te ne occupi tu. Ah, mancano anche due anestesisti, li sostituirai in due interventi".
Osserva il viso del ragazzo sbiancare e assumere un'espressione corrucciata all'improvviso.
"Ma stasera tutti vanno a bere e poi lo sai che non mi piace fare gli straordinari pagati. Perché non chiedi ad altri?".
Quell'idiota stava davvero protestando una sua scelta?
Oh Kami, qui le cose si mettono male, anzi malissimo.

La mia disgrazia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora