(18) Bisogni e doveri

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Un'altra giornata di lavoro, altre 24 ore che passerai senza sapere se sperare di rivedere Toji oppure no.
Ma per fortuna ti ricordi sempre che il tuo lavoro ti tiene abbastanza impegnata da lasciarti poco tempo per dormire, figuriamoci per pensare a lui. Eppure lo hai fatto, hai portato la testa a quello che è successo quella sera, ormai è una settimana che lo fai. L'uscita con Yuki ha aiutato in parte, ma sei convinta che fuggire dal problema non sarebbe poi così male. Dopotutto perché dovresti impegnarti con una persona del genere?
Non hai proprio voglia di parlarne con le tue amiche, figuriamoci con lui. Onestamente ti spaventa cosa ti potrebbe dire, non tanto come si comporterebbe. Se ci facesse una risata su ti sentiresti una sciocca, ma forse ti toglieresti il peso sul tuo petto: capiresti finalmente con chi hai a che fare, magari ti convinceresti anche a lasciarlo in pace.
Ma in generale pensi che lasciare le cose come stanno ora sarebbe la cosa più normale, nel tuo mestiere capita di dover sfogare l'adrenalina dopo un intervento e Toji è solo uno dei tanti che non vuole fumare una sigaretta perché preferisce altro. Per non parlare del fatto che è il capo dell'ospedale, il che comporta altre responsabilità e ulteriore stress.
Però il suo comportamento insolito negli ultimi giorni in cui vi siete visti ti dice il contrario, che non è solo per sfogarsi, o almeno non lo è più. Se prima voleva farsi anche quella nuova adesso potrebbe essere diverso; e no, non sei passata ad essere una delle tante a una di quelle che chiama più spesso, sei diventata la sua preferita, azzarderei a dire l'unica in questo periodo. Eppure queste parole ti riportano con i piedi per terra: 'di questo periodo', quanto dura un periodo per Toji?
Fino a quando non si stancherà di te?
Potrebbe veramente durare qualcosa che non comprende solo il sesso come metodo di sfogo, ma anche uscite, discussioni, dialoghi importanti e seri?
Non lo sai, non lo saprai mai se non sei disposta a rischiare un po', ma in generale non sei pronta a scoprirlo perché ora ti trovi così bene nel tuo piccolo angolino, con le tue abitudini, il tuo mondo, seppur piccolo, oltre il lavoro e tutto il resto.
Hai bisogno di distrarti, di lavorare, anche se adesso hai quei cinque minuti di calma. Pensare ti sta facendo più male di quanto pensassi, soprattutto se si conta il fatto che stai diventando ossessionata da un singolo problema quando nella tua vita hai altre priorità oltre la vita sentimentale.
Esci dalla tisaneria con le mani in tasca e un passo svogliato, giri senza una meta, dando un'occhiata in giro.
Capiti in pronto soccorso, lì c'è sempre da divertirsi dato che raramente ti chiamano se non per un consulto.
Ascolti le voci dei colleghi alla ricerca di un paziente interessante:
"Trauma cranico causato da..." no non ti interessa; "Lezioni interne causate da..." no neanche questo; "Ferite da ustione lungo il viso, il torso e gran parte degli arti superiori e inferiori" bingo!
Vediamo come sta il poverello che non è riuscito a scappare in tempo da un incendio. Ti avvicini ai medici che si trovano intorno alla barella del paziente quanto basta per intravedere qualcosa.
'Donna, sui 24 anni, statura alta, abbondante massa muscolare, fisico asciutto'. Le informazioni invadono i tuoi pensieri scaraventandoti subito in uno spazio diverso, un posto buio e vuoto dove tutte quelle nozioni iniziano a pesare come un macigno, cercano di schiacciarti. La consapevolezza si aggiunge come un carico da novanta, ormai ti opprime ed impedisce di respirare, non sembra quasi vero.
Indietreggi lentamente fino a toccare il muro dietro di te, dove ti accasci per scivolare giù e sederti a terra.
Non pensi più a nulla ormai, continui solo a ripeterti quelle informazioni carpite, quasi rubate guardando il corpo di quella ragazza, tentando in tutti i modi di trovare una differenza tra lei e Maki.
Non ti sei ancora rassegnata quando un pensiero sovrasta tutti gli altri: dov'è avvenuto l'incendio?
Magari sapendolo potresti capire chi è stato, anche se solo un gruppo di persone potrebbe volere Maki morta, solo loro sanno quando è o non è a lavoro.
Fai un respiro profondo e neanche ti accorgi di essere andata fuori dall'ospedale, di star camminando dritta verso i vigili del fuoco che probabilmente l'hanno soccorsa.
Non la smettono di parlare, nenche quando sei a mezzo metro da loro, ma è bastato che uno si girasse a guardarti e rimanesse impietrito dalla tua espressione perché gli altri lo imitassero. Forse alcuni di loro li conosci già, ma non hai tempo per soffermarti sui loro volti.
Sei sintetica, diretta, schietta, chiedi quello che ti interessa e poi te ne vai senza salutare. Un altro turbine di pensieri ti invade la testa. Non riesci più a capire se sei affannata perché trattieni il respiro o se stai singhiozzando ed è per questo che ti viene difficile respirare.
Fai una ricerca veloce sul cellulare: Clinica Zen'in.
Leggi tutte le notizie fino a quando una ti salta all'occhio "Clinica Zen'in data alle fiamme, i medici che hanno salvato ora vengono salvati".
Apri l'articolo e lo leggi per intero, così velocemente da aver bisogno di ritornare su quelle parole due volte prima che ti entri in testa il concetto: l'ospedale privato è andato in fiamme, il motivo non si sa ancora, ma si sospetta un incendio colposo. Tutti i medici sono stati tratti in salvo, non hanno riportato lesioni o ferite gravi, tutti tranne una che è stata portata all'Ospedale Fushiguro.
Il tuo viso ormai è una smorfia dura, una maschera di muscoli tesi. Stai di nuovo vagando per l'ospedale, ma stavolta in cerca di un posto dove poter fare qualcosa, qualsiasi cosa ti permetta di non pensare, di calmarti almeno un po'.
Ti ritrovi su quelle maledette scale di emergenza dove già sei stata. Vorresti scagliare il telefono giù, andarlo a riprendere tra urla frustrate, salire tutti i gradini pestando i piedi e ricominciare da capo. Potrebbe funzionare, ne sei così sicura da guardarti intorno per vedere se c'è qualcuno che potrebbe assistere al tuo delirio. Che stupida che sei, non hai nemmeno notato di essere all'ultimo piano dell'edificio.
Nel voltarti a sinistra vedi che affacciata alla vetrata c'è una sagoma che, come te, si sta guardando intorno.
Volti il viso appena in tempo prima che possa coglierti ad osservarlo. Chi mai potrebbe affacciarsi alla vetrata del suo ufficio all'ultimo piano se non Toji?
Ci mancano solo i pensieri correlati a quello che sta succedendo tra voi due, poi la testa potrebbe anche scoppiarti come si deve.
Non ci vuoi parlare, figuriamoci vederlo, ma ormai sai che è lì.
Un rumore sordo, un colpetto ovattato, ti fa girare quanto basta per far entrare l'uomo nel tuo campo visivo. Probabilmente ha bussato sul vetro per attirare la sua attenzione, si è spostato verso la parte della vetrata più vicina a te. Ha di nuovo le mani tasca, ma stavolta ha lo sguardo piantato nei tuoi occhi. Purtroppo noti che non è la solita occhiata, non è la solita espressione poco rassicurante, è così diversa, indecifrabile quanto nuova. Pensi quanto anche Maki sia diversa ora, sfigurata da un incidente che le farà più male dentro che fuori.
Ormai è tutto diverso, l'ospedale in cui lavori, il rapporto con il nuovo capo, il rapporto con Toji, il rapporto con Kashimo, e soprattutto Maki. Adesso ti rimarrà per sempre impresso a fuoco nella testa il ricordo di quando Maki ti ha avvisata con dolcezza di fare attenzione ad avvicinarti a Toji. È stata l'unica volta in cui ti è sembrato ci tenesse davvero a farti sapere che era preoccupata. E tu?
L'hai liquidata con parole rassicuranti che ormai non hanno peso per quante volte glie le hai dette.

Non stai guardando Toji, non c'è più nel tuo campo visivo, ma anche se ci fosse non riusciresti a distinguerne la sagoma.
Le lacrime escono senza controllo assieme ai forti singhiozzi che ti fanno cadere sulla grata dura e un po' arrugginita di quelle maledette scale esterne.

"Se vuoi che ti consoli sappi che non sono il tipo giusto, ma forse potrei provare ad ascoltarti o...fare qualcos'altro. Non è tanto, però potrebbe aiutare".
Sbatti la fronte contro una delle sbarre della ringhiera, speri davvero di aver sognato la sua voce, speri davvero che ti abbia trovato patetica e se ne sia andato dal suo ufficio per non assistere al tuo pianto; ma quando una mano si posa sui tuoi capelli neanche il dolore di una seconda testata potrebbe distrarti.
Il silenzio tra voi due non è opprimente come al solito, anzi, sembra dire di più di tutte le parole che Toji potrebbe usare per consolarti. Intanto le sue dita si strofinano caute sul tuo cuoio capelluto, scompigliandogli dolcemente i capelli: è un tocco esitante, cauto ma a modo suo dolce e premuroso, un'attenzione che non riserva a tutti.
Forse così sta solo peggiorando le cose, magari avresti bisogno di stare ancora da sola per schiarirti le idee e soprattutto per affrontare la situazione attuale della tua amica, ma egoisticamente parlando ora vuoi solo uno scoglio a cui appoggiarti per prenderti una pausa.
Il mare agitato si è trasformato in una tempesta che ha distrutto la tua barchetta di sicurezze e piccole azioni quotidiane, di routine.
Potresti concederti un minuto o due di egoismo e poi tornare a combattere contro il mare in tempesta. Anche un guerriero come Ulisse, un eroe, ha avuto bisogno di essere salvato da Nausicaa; tu che sei una comune mortale come puoi sperare di andare avanti senza essere salvata almeno una volta?
Senza aver riposato nemmeno per un minuto?

Conteggio parole: 1651

Ebbe sì, un altro capitolo introspettivo publicato con estrema precisione.
Al momento sono le 12:56, quindi sono stata anche fin troppo brava.
Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

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