(6) Odio?

251 10 2
                                    

Raggi di sole filtrano pigri dalla finestra, mandando la stanza in penombra. Le lenzuola sono disordinate ed avvolgono il corpo dell'uomo come i drappi marmorei che coprono le statua greche.
Quel busto, che sembra scolpito tanto è perfetto, si alza e si abbassa in silenziosi respiri: tutto è calma e buio.
Ma sono quasi le sei e qualcuno qui deve andare a lavoro. Così la sveglia suona e Toji la spegne dopo neanche tre secondi. Si stiracchia sul letto a due piazze, compiacendosi del fatto che sia vuoto.
Sua madre gli aveva sempre detto "Riempi il cuore e anche il letto, vedrai che non sarai più solo". Nessuna era mai entrata in entrambi: il letto di Toji era solo il suo, impossibile poi dormire con uno della sua stazza. Diciamo poi che gli uomini come lui, sempre se ce ne sono altri, amano avere rapporti sessuali in posti più scomodi rispetto al materasso.
Toji ha molta fantasia, se proprio dobbiamo dire.
'Se solo mia madre sapesse...' si ritrova a pensare con un sorriso sulle labbra.
Quelle giornate erano state le più tranquille mai vissute, al contrario delle tue.

Quella sera tornasti a casa contenta e serena, con grande sorpresa da parte della tua coinquilina.
"Incredibile come il mondo sia equilibrato, certe persone ti abbattono e altre ti migliorano la giornata" le avevi detto, spiegandole poi cos'era successo.
Ricevesti la giusta spinta motivazionale da quel ragazzo ma, purtroppo, i piccoli scherzetti di Toji non si fermarono. Ogni giorno avevano superato il tuo limite di sopportazione ed alla fine crollasti.
Ti mise in ridicolo in sala operatoria ogni volta che ne ebbe la possibilità. Cancellò più volte gli interventi in cui saresti stata coinvolta, senza avvisarti.
Sì fece ritrovare altre volte in atteggiamenti intimi con ragazze, per giunta, sempre diverse.
Sono tante altre le cose che ti ha fatto passare, è un miracolo che tu abbia resistito una settimana.
Avevi preso una decina di giorni di malattia, pensando che questo ti avrebbe aiutata. Sei rimasta chiusa in camera a piangere i primi giorni, senza capirne neanche il perché. Non sai davvero cosa fare, forse la soluzione più logica è licenziarti e cambiare ospedale. Però sai che vuoi quel posto più di ogni altra cosa, ora lo pretendi come se fosse sempre stato tuo. Allora decidi di sopportare finché possibile e, magari, andare a parlare con il capo. Non sei sicura che riusciresti a tenere una conversazione con lui senza scoppiare in lacrime, ma lo farai lo stesso.

Oggi è il tuo ultimo giorno di malattia, ma non vuoi uscire da camera tua.
Intanto Maki sta perdendo la pazienza con te, è davvero arrivata al limite.
"TN apri la porta ed esci, stai chiusa là dentro da una settimana. Vai a farti una doccia e cambia le coperte che ci hai fatto i funghi dentro".
Non dai risposta alla tua coinquilina, pensando che prima o poi se ne andrà.
Sbagliato!
Maki che lascia perdere?
Mai, te lo dico io. La ragazza inizia a bussare senza sosta alla porta di camera tua, senza permetterti di addormentarti.
La soluzione è solo una: accontentarla. Esci dalla stanza e fili subito in bagno a lavarti, senza ascoltare sul serio tutto quello che Maki ti sta dicendo.
"Finalmente sei uscita razza di idiota! Mi stavi facendo preoccupare seriamente. Va bè, ti cambio le lenzuola, ma tu lavati almeno tre volte che puzzi davvero tanto" ti urla Maki da fuori la porta del bagno.
Quando torni da lei, dopo esserti lavata quattro volte, trovi davanti a te Maki con due mascherine sul volto ed un paio di guanti indosso, mentre disinfetta camera tua.
"Maki, cosa fai?" le chiedi mentre trattieni qualche risata.
"Io lo sapevo che ti sarebbe marcito il cervello là dentro. Secondo te cosa sto facendo?! Pulendo un porcile, tu stai buona e vai in soggiorno. Quest'area dovrà rimanere in quarantena minimo per una settimana. La laverò tutti i giorni fino a quando non sarò sicuro che sia pulita da cima a fondo".
Ridi alle sue parole mentre vai in soggiorno.
Il resto della giornata passa tranquilla e serena, priva di qualsiasi impegno.

Invece per qualcun'altro non è lo stesso.
Toji in quelle settimane si era divertito veramente tanto a farti tutti quei piccoli scherzetti, così tanto da incazzarsi quando hai preso dei giorni di permesso.
Menomale che non lo hai visto in quel momento, oppure avresti deciso definitivamente di licenziarti.
Quel giorno era furioso, non gli si poteva rivolgere la parola.
Tutto l'ospedale, ad un tratto, si era tramutato in un luogo tranquillo.
Incredibile, no?
Eppure questo non aveva per nulla migliorato l'umore di Toji.
Non sapere quale sarebbe stata la tua prossima mossa lo infastidiva e non poco. Al tuo ritorno cosa avresti fatto?
Te ne saresti andata?
Gli saresti andata a parlare?
Nella più rosea delle sue idee tu gli saresti andata a parlare come un cucciolo indifeso, chiedendogli il motivo di tanta ostilità nei tuoi confronti. Poi lui non avrebbe resistito al suo istinto e tu ti saresti lasciata dare una bottarella o due nel suo ufficio.
Sarebbe stato davvero perfetto, sarebbe. Infatti ora sei davanti alla porta del suo ufficio, più determinata che mai a non farti mettere i piedi in testa ancora una volta. Bussi ed aspetti una risposta che non tarda ad arrivare.
Entri e richiudi la porta dietro di te, ignorando in parte lo sguardo ustionante di Toji su di te.
Non lo sai, forse per tua fortuna, ma in realtà Toji squadra tutte le donne che gli passano davanti.
Gli fa una specie di radiografia, immaginando di privarle dei vestiti ed osservando il loro corpo nudo. Lo sta facendo anche con te, ma questa è la terza volta che accade.
Diamine se ci prova gusto con te, ma tu non lo sai e non dovrai mai saperlo.
Cammini fino a ritrovarti davanti la sua scrivania per poi dirgli semplicemente "Buongiorno Capo, vorrei discutere con lei di una questione".
Quando lo osservi sorridere i tuoi nervi iniziano a subirne le conseguenze.
Lo osservi alzarsi e mettersi davanti a te, seduto sulla scrivania, mentre dice "So di cosa vuoi parlarmi, sapevo che saresti venuta a chiedermi spiegazioni. In ogni caso, non sono per nulla obbligato a giustificare il mio comportamento.
Potrei aver testato la tua professionalità, la tua pazienza, la tua durevolezza, e tante altre cose, comunque non sono tenuto a dirtelo". Sì prende e qualche attimo per osservare, puntando il suo sguardo sul tuo viso e poi dritto nei tuoi occhi. Non osi abbassare lo sguardo, non stavolta.
La cosa sembra divertire Toji che continua il suo discorso: "Però se mi guardi con quegli occhi quasi quasi mi costringi a dirtelo".
Cerchi ancora di mantenere gli occhi fissi nei suoi, anche mentre ride per come lo stai guardando.
I tuoi nervi sono davvero tesi all'inverosimile e stai resistendo con tutta te stessa per non tirargli uno schiaffo. Non capisci come possa essere così insopportabilmente sadico.
È davvero possibile che in unico essere possa contenere così tanta perfidia?
Ma ti eri promessa di non farti calpestare, quindi prendi parola:
"Io invece credo che mi debba qualche spiegazione dato che è una questione di cui ormai tutto l'ospedale è al corrente. Vorrei chiarire la situazione e tornare a svolgere il mio lavoro in maniera professionale, come ho sempre fatto". Sono parole troppo sicure per Toji che non aveva immaginato di affrontarti in questo modo.
"E se ti dicessi che ci ho provato solamente gusto a trattarti così? Non sarebbe professionale, come dici tu. Oppure potrei dirti che ero semplicemente stressato. Non so però quanto potresti crederci".
Incroci le braccia ed alzi il mento verso di lui.
"Voglio solo svolgere il mio lavoro in pace. Adesso inizio a lavorare davvero e vorrei essere certa che nessuno interferisse. La mia priorità sono i pazienti, non so la sua".
Detto questo ti volti per andartene ma una frase ti blocca dove sei.
"Credi di poter fare ciò che vuoi? Tu rispondi ai miei comandi, come ogni altro stronzo qui dentro. Sei dipendente da me e da ogni mio capriccio. Facciamo così, vedi di essere reperibile nel caso io abbia bisogno di te, mi piace intrattenermi a parlare con i miei dipendenti. Lo sai, vero?".
Mentre parlava si è spinto con le braccia quanto bastava per alzarsi dalla scrivania. Ha camminato verso di te e si è fermato ad un solo passo dalla tua figura.
Osservi la sua ombra sul pavimento e capisci una cosa importante: non sei in un ospedale ma in una dittatura, dove la tua figura non è altro che un millesimo di quella del tuo io capo.
Tutta la tua rabbia si trasforma in sconsolazione, ed abbassi la testa sconfortata.
"Mi dispiace di averla disturbata, arrivederla" sussurri prima di uscire dalla porta.
Non ti volti neanche e sai che sta sorridendo, ormai ti è chiaro che tipo di persona sia.

Cammini ed arrivi alla lista degli interventi, cerchi il suo nome e ti dirigi verso quella sala.
L'intervento dovrebbe finire tra poco se non ora.
Entri nel lavatoio e trovi davanti a te il ragazzo, intento a parlare con un'infermiera.
Lui volta lo sguardo verso di te e congeda con un sorriso la ragazza.
"Ei, cos'è? Oggi mi sei venuta direttamente a prendere? Sai, ci sono rimasto un po' male settimana scorsa, pensavo che... però poi ho saputo che eri in malattia".
Lo guardi e sorridi istintivamente, senza neanche rendertene conto.
"Sì scusami, hai ragione. Non sono stata benissimo e mi sono presa qualche giorno. Ti va se andiamo a fumare? Ho bisogno di svagare un po' con la testa".
Lui ti guarda leggermente stupito, incerto su come risponderti.
"Ma pensavo ti desse fastidio" dice per poi ridacchiare.
Le tue guance si tingono subito di rosso e ridi anche tu.
Andate insieme sulle scale di emergenza e vi sedete sullo stesso scalino.
"Non è che mi dia fastidio fumare, è che lo ritengo nocivo e quindi un po' inutile. Non nascondo però che è un ottimo calmante" cerchi di spiegargli.
"Non mi devi motivazioni. Però, dato che secondo te fa male fumare, ti va se ci dividiamo una sigaretta?"
Lo guardi ed annuisci, spostando poi lo sguardo sul panorama davanti a te. Chiudi gli occhi e respiri l'aria fresca della mattina.
Che bella sensazione.

Conteggio parole: 1761

Ed anche il capitolo 6 è finito, spero che vi sia piaciuto.
Lo so che Toji è un po' stronzo in questo momento della storia, ma vi prometto che la situazione migliorerà, credetemi.
Continuate a leggere, mi raccomando. Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

La mia disgrazia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora