(11) E ora che si fa?

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"Te lo sei portata a letto!" ti urla contro Maki, incredula nel sentire ciò che tu hai fatto.
In realtà stavi solo cercando di fare colazione in santa pace, ma la tua coinquilina ti ha tartassata di domande fino a farti sputare il rospo.
"Sì, e allora? Se lo fanno tutte, da quanto ho capito. Non mi sembra un problema". Sarà stato il sonno, il nervosismo di prima mattina o la fame a farti dire tali parole.
Osservi Maki chiudere gli occhi, cercando in qualche modo di calmarsi.
"È il capo di un ospedale, del tuo ospedale, di uno dei più importanti ospedali del Giappone e tu mi rispondi così? Sai che ti dico? La prossima volta che te lo porti a letto non farlo qui. Questa casa diventerà un bordello se andiamo avanti di questo passo".
"La fai tragica Maki, è solo lui, ok? E rimarrà solo lui. Sai com'è, lì per lì mi sono un attimo dimenticata delle regole rigide di Maki Zen'in e-" stai cercando di ironizzare sulla situazione ma lo sguardo serio di Maki, insieme alle sue parole, ti pietrificato.
"Non usare il mio cognome come se fosse importante, non farlo, non ne hai il diritto".
Ti zittisci all'istante ed abbassi la testa chiedendo così scusa in maniera silenziosa. Senti Maki andare via, segno che la discussione è chiusa.
'Brava' pensi 'ora non solo sei nervosa tu ma anche Maki. Ottimo, grande mossa'. Indubbiamente sei stata una cazzona, ma questa consapevolezza non alleggerirà per nulla il tuo senso di colpa o migliorerà l'ore di Maki.
Oh Kami, aiuto.

L'ospedale ti sembra ancora più affollato del solito, ti chiedi se sia solo una tua impressione.
C'è un via vai continuo, che forse non lo avevi mai notato o che semplicemente non c'era mai stato.
Poco importa quanta gente c'è, il problema è che tutti sembrano sapere cos'hai fatto.
Possibile che si sia sparsa qualche voce, con un fondo di verità, già la mattina dopo?
No, improbabile. Eppure tutti ti guardano e se incrociano il tuo sguardo fanno sì che il contatto visivo si interrompa subito.
Così abbassi la testa, focalizzandoti sui tuoi piedi che camminano frettolosamente, 'È solo una mia stupida impressione, nulla di più...ma almeno se faccio così sembrerò solla assorta nei miei pensieri e non un'esaurita' ti dici. Ma si sa, se la vita seguisse gli schemi che abbiamo in mente non sarebbe vita.
Ed ecco che sulla tua strada il destino mette una pedina del gioco che non avevi ancora calcolato: Kashimo. Lo riconosci dalla voce, alzi lo sguardo ed i vostri occhi si incontrano per un attimo.
Stai per andargli incontro ma lui ti ignora e continua a camminare dritto, sulla sua strada.
Un po' ti fa male, anzi un po' tanto, ma come potresti mai biasimarlo?
Sei stata tu a commettere l'errore e ora ne paghi le conseguenze.
Ti appunti mentalmente di chiedergli scusa, ora non puoi proprio andare a chiarire la situazione, devi solo sbrigarti a raggiungere la tua sala operatoria.

"Ma capo non può assistere all'intervento, deve compilare i documenti su-" la segretaria viene bruscamente interrotta: "Sono il capo, sarò pur libero di fare quello che cazzo mi pare o no?".
Una domanda che non ammette risposta, anzi, più un'affermazione sicura con un punto di domanda alla fine che si trova lì per caso.

Qualcuno apre bruscamente la porta della tua sala operatoria e senti l'aria congelarsi all'istante.
'Non devo distrarmi ora, chiunque sia' pensi con determinazione.
Ma è difficile lavorare con un personale imbambolato e distratto, così cerchi di riportare l'attenzione sull'intervento, di catalizzarla costruendo una bolla con un po' di musica.
"Mettete un po' di musica, voglio ascoltare 'All Blues' " chiedi, anche se dal tono sembra un ordine.
Per fortuna l'intervento va avanti nel migliore dei modi e tutto va per il verso giusto: sembra che la musica abbia fatto effetto.
Metti l'ultimo punto e il taglio è finalmente chiuso, come l'intervento che, anche se difficile, si è concluso nel modo giusto.
Tutti si complimento tra di loro, anche con te. Sembra strano, eppure anche in ospedali come questo esiste un pizzico di cordialità, ogni tanto.
Ma una frase rischia di rovinare tutto: "Un lavoro quasi buono Dottoressa". Quella voce, lo avresti dovuto capire subito che quell'atmosfera gelida ed il personale inquietato erano causati da lui.
Osservi Toji uscire dalla sala operatoria e andare nel lavatoio.
Non osi seguirlo, sembrerebbe strano corrergli dietro come un cagnolino, lo noterebbero tutti.
Così resti composta e ti lasci sfilare camice e guanti. Il personale inizia a confluire verso l'uscita e tu fai lo stesso, andando per ultima.
Ma le tue precauzioni non sono servite ad un bel niente perché lui ti ha aspettata.
"Non ho molto tempo, alle 11 vieni nel mio ufficio". Toji, con la sua espressione impassibile se ne va, d'altronde lo fa sempre, ti lascia da sola come una povera scema.
Eppure in quel momento ha pensato 'Speriamo che abbia abbastanza adrenalina in corpo, oppure non reggerà una sveltina a lavoro'. È bravo a non lasciar trasparire le emozioni: in quel momento si è trattenuto dal ridere sotto i baffi, anche se ha fatto un po' di fatica.
Ma tu non puoi saperlo, così guardi l'orologio appeso al muro; 'Sono le 10 e mezza' pensi. Hai il tempo di andarti a scusare con Kashimo, sperando non ti sputi in faccia; tu lo faresti se fossi in lui.

'Dove cazzo è finita? Sono le 11 e un quarto, possibile che si sia dimenticata?'.
Toji sbuffa innervosito, ora non ha davvero tempo. All'una meno venti ha una riunione importante e deve anticiparsi il pranzo. Che seccatura!
Così l'uomo si reca in sala mensa, anche se non ha così tanto appetito.
Aveva voglia di qualcos'altro, ma il suo pasto non si è presentato all'appuntamento dato. Ciò non toglie che gli sia rimasto appetito nei confronti della sua preda.
Stava per sedersi ad un tavolo qualunque quando il suo pasto si è fatto finalmente vivo.
"E quindi a quel punto non sapevo come fare, erano tutti ubriachi fradici. Mi hanno offerto da bere e da lì non ci ho capito più niente. Quando sono uscita e non ti ho visto più mi sono preoccupata, così mi sono fatta accompagnare a casa da qualcuno, avevo intenzione di chiamarti quando fossi arrivata. Però...mi sono dimenticata, perdonami".
Dire che fosse incazzato è davvero poco. Potremmo piuttosto esprimere il suo stato d'animo immaginando un vulcano in piena eruzione, forse anche qualcosa di peggio: un vulcano che erutta provocando terremoti e maremoti, ecco, così è la giusta metafora.
Per Toji sei solo una che ha bisogno di un po' più di tempo per capire che se lui ti porta a letto allora gli altri puoi anche non guardarli, ma la cosa gli dà comunque sui nervi.
Certo, ieri sera non sarà stata una signora prestazione, ma non era neanche da buttar via, ma proprio per niente su.
E poi quel coglione mica a capito che deve starti lontano minimo 3 metri. Che rottura di coglioni quando la gente non capisce, perché poi devi perdere altro tempo a spiegargli la situazione ed è una seccatura. Meglio marcare bene il concetto una volta per tutte.
"Io ti stavo chiamando per dirti che ero lì ma-" il ragazzo viene interrotto da una voce profonda "Allora com'è andato il turno ieri sera Kashimo? Spero non ti sia dispiaciuto ma sai com'è, gli imprevisti capitano a tutti. Dico bene?".

Hai trovato Kashimo dopo un po' di tempo e diciamo che convincerlo ad ascoltarti non è stata una passeggiata. Così ci hai messo più del previsto, e non hai controllato l'orologio. Non ti saresti aspettata che gli eventi si sarebbero intrecciati in questo modo.
Ma Toji è qui, ora, che parla con Kashimo di ieri sera.
Osservi il ragazzo di fianco a te abbassare lo sguardo e mormorare un "Sì" poco convinto.
Guardi negli occhi la belva che hai davanti e rabbrividisci quando un lampo di follia che attraversa i suoi occhi ti colpisce.
"Bene. Comunque puoi stare tranquillo, la dottoressa l'ho riaccompagnata io a casa. È stato molto piacevole, dico bene?". 'Quello stronzo, quel verme, quel viscido come ha potuto alludere al nostro momento intimo proprio in questa situazione? È ovvio che abbia capito che tra me e Kashimo c'è una bella intesa, ma è davvero così stronzo da marcare il territorio quando sappiamo entrambi che è stata solo una scappatella?' pensi, infuriata dal susseguirsi di imprevisti. Allora, per ripicca, giochi anche tu al suo stesso gioco.
"Sì, anche se non ricordo molto. Forse ho bevuto troppo ieri sera. Fatto sta che il Capo guida abbastanza bene, anche se è troppo brusco ed irrispettoso". Speri che il tuo azzardo non lo infastidisca troppo, o è la volta buona che ti licenzia.
"Tutto risolto allora. Ho sbagliato io a non scendere dall'auto, anche se forse ho fatto bene a non interrompervi mentre vi stavate baciando". A sentire quelle parole diventi rossa fino alle orecchie, abbassi subito lo sguardo sulle tue mani.
'Che diamine gli salta in mente?
Adesso ci si mette anche lui?'
Senti Kashimo andarsene, non hai il coraggio di alzare lo sguardo per paura di incontrare gli occhi furiosi di Toji.
"Nel mio ufficio ragazzina, ora" rabbrividisci ed obbedisci subito agli ordini, seguendo l'uomo per i corridoi. Se ieri notte hai pensato che Toji fosse una benedizione adesso preghi le divinità per impedire che il loro angelo ti castighi ingiustamente.
Oh Kami, aiuto!

Conteggio parole: 1616

Oggi si ritorna sullo standard: capitolo corto, carino e coinciso.
Spero che la storia non vi stia annoiando e che, quelli che a me sembrano colpi di scena, non vi risultino banali.
Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

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