(15) E cena sia

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"Te lo giuro, mi ha invitata a cena fuori!".
"No, impossibile. Cioè nessuno porta fuori la sua scopata".
"Invece ti dico che è così".
"Scusami, ma che stavate facendo quando te lo ha detto?".
"E siamo a tre volte che te lo ripeto, eravamo usciti dalla sala e stavamo al lavaggio. Lui era appoggiato al muro con il telefono in mano. Stava sorridendo, da prima che me lo dicesse".
"Bho, io non so che dirti. Mi spieghi come fai a combinare sempre guai?".
"Non lo so, ti giuro. Va bè, fammi chiamare Maki così mi mette i vestiti sul letto. Cioè io stacco alle 7 e quello viene a prendermi alle 8, ma è demente?".
"TN abbassa la voce, non sia mai qualcuno ti sente ahahah".
"Ops, hai ragione. Dai, ciao Yuki".
"Buona cenetta romantica TN".
"Scema".

Ti sei presa qualche minuto per parlare con la tua amica, sei in tisaneria dato che non hai nulla da fare. Più vuoi che arrivino le 7 e più le lancette dell'orologio non si muovono: che grande classico.
Ma mentre ti danni sul tempo che non passa Toji è tranquillamente seduto alla sua scrivania, felice come un bambino.
Non saprai mai cosa è davvero successo e per quale motivo lui ti abbia invitata a cena. Ma io invece faccio un passo indietro nei ricordi di Toji.

La riunione era finita da poco, ma già la stanza era vuota, eccetto per Toji ed una donna. Non la conosceva, ma poteva dire di averla vista abbastanza volte da capire che nel settore contava qualcosa. Molto autorevole come figura, nonostante fosse silenziosa e decisamente riservata sembrava una donna emancipata e seria.
Quando si era sporta verso di lui chiedendogli di uscire a cena per "parlare" di questioni di lavoro Toji non aveva fatto a meno di sorridere. 'E così anche le donne emancipate subiscono il fascino dell'uomo alfa. Magari però sono semplicemente io che faccio effetto' si era detto, sorridendo in risposta alla donna.
Aveva prenotato al ristorante vicino casa, non volendo muoversi più di troppo per la città. Non si era scomodato di programmare come vestirsi, quella sera sarebbe stata solo una piacevole compagnia. Sarebbe stato tutto molto semplice, cena, conto, casa e via, una cosa che era solito fare con le donne poco interessanti ma carine. Questa qui, come aveva detto di chiamarsi? Ah sì Mei, era davvero bella, formosa, elegante, dai lunghi capelli così bianchi da sembrare azzurri, insomma aveva tutte le carte in regola se solo non fosse stata così tanto autoritaria. Toji non aveva ancora sostenuto una conversazione solo con lei, ma era chiaro che quella fosse una di quelle tipe a cui se non stava bene una cosa potevano scatenare un putiferio.
Invece all'uomo piacevano di più le ragazzine, come le chiamava lui, quelle a cui va bene tutto perché già stare con un uomo come lui era tanto.
Ma poco importa, sarebbe stata solo una distrazione, solo una sera, nulla di più.
Però si sa che gli imprevisti ci sono sempre, infatti Mei poco fa a scritto a Toji di aver avuto un contrattempo, e che non potrà raggiungerlo stasera a cena.
Lui non si è sentito neanche un po' triste, anzi, ha pensato a come ripiegare la cosa a suo favore. Ed ecco che in quel momento è uscita dalla sala operatoria la sua dottoressa preferita. Un'idea gli è spuntata in testa come un fungo, uno di quelli velenosi da cui se si sta alla larga si evitano tante brutte situazioni.

Una verità orrenda, ma non ci si può aspettare che sia sempre tutto rosa e fiori alla fine. Nonostante ciò Toji non te lo dirà, non sarebbe utile in questo momento. Magari potrebbe farlo più in avanti, sicuramente terrà questa cosa appuntata in testa in attesa di usarla. Un uomo come lui è sempre capace di girare tutto dal verso giusto.

"Se hai problemi chiamami, anche se è tardi".
"Maki tranquilla, ho soldi anche per il taxi. E poi oggi non hai il turno di notte, dovresti riposarti una volta tanto" gli rispondi impensierita dalle sue insane abitudini.
Gli occhi della ragazza scintillano per un secondo, un lampo di gioia: quindi anche tu ti preoccupi per lei, anche tu noti quei piccoli segni di stanchezza che poi ti portano a fare guai o a dormire come un sasso.
"Non ti prometto niente, ma ci proverò solo se tu mi prometti di stare attenta" pareva più un ricatto da parte di Maki che una promessa ma va bene così. Sai che si sta sforzando molto per appoggiarti anche su questioni futili ossia quelle sentimentali; lo apprezzi molto ma se glie lo dicessi sei sicura che balbetterebbe e ti risponderebbe con una cosa tipo "Stupida, pensa a cose importanti che a quello che faccio già ci penso io".

Stai praticamente correndo per casa cercando dittovare lo specchio giusto davanti il quale truccarti. Non devi fare nulla di chè, giusto cancellare quelle borse sotto gli occhi, allungare un po' le ciglia con il mascara, dare colore al viso con un po' di fard e dare volume alle labbra con qualcosa; si insomma, quasi un progetto di ingegneria per le persone che non sanno truccarsi o che non ci hanno nemmeno mai provato.
Ma poco importa, stasera ti concentri e fai il tuo meglio, che sappia come fare o meno.
Stai ancora girando per il salotto quando un'idea ti balena nella testa. Vai in cucina e, diamine, la luce è perfetta ma dove potresti specchiarti?
'Qui c'è sono il forno e il microonde non posso usare quel vetro...e se-' apri il frigo e posi il telefono con la fotocamera attiva su un ripiano.
"Se mi vedesse qualcuno penserebbe che sono pazza" dici tra te e te.

Chiedere come Toji sia venuto a sapere il tuo indirizzo non è la cosa più intelligente da fare, infatti non lo hai fatto quando qualcuno ha citofonato.
Corri per casa con i tacchi, cercando di non scivolare, e quando rispondi le gambe si fanno leggermente molli.
"Chi è?" hai chiesto come tuo solito, giusto per sicurezza; a risponderti è stata una voce ferma e profonda anche attraverso il citofono: "Scendi e non farmi aspettare ragazzina".
Sussurri con un breve "Sì" in risposta, poi attacchi e prendi la borsetta che hai lasciato sul divano. Prendi le chiavi, spegni la luce e ti lanci giù dalle scale alla massima velocità che il tuo vestito ti permette. È corto sì, perché avevo la ceretta fatta e non mostrare le gambe sarebbe stato un peccato, ma comunque ti fascia e ti impedisce di fare qualcosina, ma tutto si rilverebbe alzando in modo rude la gonna. Pensandoci il volto di Toji ti compare in testa insieme alle sue grandi mani. "Dio, lo sto per vedere e già non ce la faccio più" dici tra te e te mentre scendi l'ultima rampa di scale.
Ed eccolo lì, te lo ritrovi proprio davanti, appoggiato alla sua macchina che ti guarda con un piccolo sorriso.
Ti affretti al portone, la testa è leggera ormai non pensi più a nulla, forse potrebbe essere un bene per una volta, no?
Toji aspetta che tu sia vicina a lui per squadrarti da capo a piedi: "Ti sei tirata a lucido per me? Così mi monto la testa ragazzina".
Poi si volta e va ad aprirti la portiera, tu cogli l'occasione per osservare la macchina, anche se l'hai già vista ti fa comunque effetto.
"Andiamo o vuoi restare qui a guardare?" ed ecco quel tono tremendamente fastidioso che, accompagnato dall'espressione scocciata di Toji, ti intima di entrare velocemente in macchina.

Non ti aspettavi chissà che viaggio in macchina, ma almeno un po'di conversazione la potevate fare. Però Toji era così concentrato sui suoi pensieri da rivolgerti soltanto degli sguardi ai semafori, sorridendo alla vista del tuo rossore.
"Buonasera signori, siete pronti per ordinare" la voce cordiale del cameriere interrompe il filo dei tuoi pensieri.
Guardi Toji aspettando che parli, che ordini qualcosa, ma lui ti stupisce: 'Tesoro, ordina per prima tu".
Tesoro? E da quando ti chiama così?
Lo guardi con uno sguardo stupito e poi ti volti verso il cameriere ordinando i tuoi piatti. Solo adesso, guardandoti un po' più intorno, vedi il lusso del ristorante: è tutto così ordinato e studiato per dare un'impressione di pace e privacy, la luce soffusa, i tavoli distanti, le sedute comode e la voce bassa e delicata dei camerieri.
"Bene e per lei cosa porto signore?".
"Gradirei una bistecca, il miglior taglio che avete, cotta al sangue e come contorno..." Toji continua a parlare ma tu ti fermi un attimo a pensare quando il suo ordine sia...come dire...azzeccato: chi altro avrebbe mai potuto ordinare una bistecca al sangue se non un bestione come lui?
È quest'idea a farti ridere sommessamente, catturando l'attenzione dell'uomo, quando il cameriere se ne va.
"Finalmente fai qualcosa di interessante, ti dico la verità mi stavo un po' annoiando ragazzina".
Il suo commento, come al solito aspro, non ti colpisce più di tanto; sembra che ti stia cercando di abituare ai suoi commenti sprezzanti.
"Bhe le cose interessanti si fanno con uomini interessanti".
L'hai vista, quella scintilla di giocosità scatenata dalla frase stuzicante che gli hai detto.
"Mh" mugugna assorto "Chissà magari la serata prenderà una piega interessante".
Finalmente gli sorridi e riesci a tranquillizzarti quasi del tutto: alla fine è impossibile che ti lasci da sola al tavolo, come una povera stupida, no?

Conteggio parole: 1660

Ed eccomi di nuovo qui, dopo quasi un mese credo. Mi dispiace molto non essere stata presente, mi scuso ma avevo bisogno di una piccola pausa.
Ho letto, mi sono riposata ed adesso sono di nuovo carica per ricominciare.
Mi dispiace molto avervi fatti aspettare, ma spero non accada frequentemente; tutti abbiamo bisogno di piccoli periodi di pausa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dato che per partorirlo ci ho messo un po' di più del solito. Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

La mia disgrazia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora