LT-CH24: CHIACCHIERE IN UNA....STALLA E TRAPPOLE MAGICHE

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Tutti i diritti sono riservati a Rick Riordan e a justsmileandwaveboys. Non sono proprietaria di questa storia, sono solo un'intermediaria.

!!!!!!!Per chi non avesse letto entrambe le saghe di Percy Jackson, sappiate che ci saranno spoiler; quindi, per evitare spiacevoli inconvenienti, se siete tra quelle persone non iniziate nemmeno a leggere!!!!!!!

Per favore, niente insulti o imprecazioni nei commenti. Sono tornata indietro e ho aggiunto questa postilla 5 mesi dopo aver pubblicato questo capitolo, grazie a *cough cough* qualcuno che, molto gentilmente, non ha smesso di usare gli insulti nei commenti. Se li vuoi usare, almeno fai sì che siano divertenti. Mh, okay.

(ho voluto lasciare questa postilla dell'autrice perché, anche se è un fatto accaduto a lei, sono perfettamente d'accordo).

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Dioniso trangugiò un intero calice di vino prima di prendere in mano il libro. Aveva davvero bisogno di bere per leggere veramente qualcosa. Girando la pagina, il dio lesse con voce monotona, "PRENDIAMO UNA ZEMBRA PER LAS VEGAS".

- Quindi siete stati a Las Vegas! - disse Connor, ma zittendosi subito sotto lo sguardo di Chirone.

"Il dio della guerra [...] venuti bene, in tv."

Efesto grugnì ad Ares. Lo avrebbe incastrato sicuramente la prossima volta.

"Gli passai lo scuso. - Lei è un idiota."

- Come fai ad essere ancora vivo? - chiese Dakota sorpresa. Al Campo Giove nessuno si sarebbe mai permesso di insultare un dio, figuriamoci farlo faccia a faccia. Specialmente non il dio della guerra, secondo solo a Giove e a Giunone.

- E' per questo motivo che non ti sei inginocchiato quando sei arrivato al campo? - chiese Reyna ricordandosi la scena che Percy aveva creato quando Marte si era presentato al Campo Giove dopo i Giochi di Guerra, rifiutando di inginocchiarsi di fronte a lui.

- Più o meno - rispose il ragazzo. - Ma la ragione principale non l'abbiamo ancora letta.

- E Percy non si inchina agli dei che lo infastidiscono - disse Annabeth. Aveva assistito alla sua riluttanza o disprezzo per gli dei più e più volte.

Poseidone sospirò. Tenere alla larga Percy dall'ira degli dei sarebbe stato un lavoro a tempo pieno. Sperava solo che nel futuro lo avesse dichiaro sotto la sua protezione. Era l'unico modo per non far ferire suo figlio dagli dei.

Ares era furioso. Come si permetteva questo semidio di non portargli rispetto? Non si era inchinato? A lui? Il dio della guerra? Non lo poteva ferire, ma...lo poteva maledire! Allora con un ghigno Ares iniziò a lanciargli una maledizione, ma venne bloccato da qualcosa. Sembrava...Estia? Alzò lo sguardo sorpreso e infastidito dalla dea della terra, che lo stava guardando con sguardo truce. Gli fece quasi abbassare la testa. Quasi. Tuttavia, era ostinato e testardo. Non avrebbe permesso una tale mancanza di rispetto.

Non fare del male o maledire il ragazzo, Ares. Gli disse Estia telepaticamente. Se lo fai perdere in battaglia ricordati che è pur sempre un eroe dell'Olimpo e se combatte, lo fa per noi. Combatte per gli dei. Maledicendolo in battaglia, ci faresti perdere. Per il bene dell'Olimpo, ti proibisco di toccare lui o qualsiasi altro ragazzo in questa stanza.

Ares incrociò le braccia e mise il broncio. Anche se non poteva maledirlo ora, era certo che nel futuro non avrebbe mai lasciato andare via il semidio senza una punizione, specie dopo un insulto del genere.

"Annabeth e Grover [...] un'unica fermata a Las Vegas."

Ares sgranò gli occhi. Lo stava lasciando andare via? Incolume? Perché mai lo farebbe? A meno che...a meno che il ragazzo non gli servisse a qualcos'altro. Forse aveva bisogno di lui per trovare la folgore e fermare la guerra tra suo padre e i suoi zii. Per quanto amasse la guerra, apprezzava solamente quelle necessarie: quelle dei mortali. Una guerra tra gli dei avrebbe indebolito il Consiglio. Nessuno, nemmeno il dio della guerra avrebbe permesso che ciò accadesse per la folgore.

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