CH15: UN PO' DI STUPIDITÀ

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Tutti i diritti sono riservati a Rick Riordan e a justsmileandwaveboys. Non sono proprietaria di questa storia, sono solo un'intermediaria.

!!!!!!!Per chi non avesse letto entrambe le saghe di Percy Jackson, sappiate che ci saranno spoiler; quindi, per evitare spiacevoli inconvenienti, se siete tra quelle persone non iniziate nemmeno a leggere!!!!!!!

Per favore, niente insulti o imprecazioni nei commenti. Sono tornata indietro e ho aggiunto questa postilla 5 mesi dopo aver pubblicato questo capitolo, grazie a *cough cough* qualcuno che, molto gentilmente, non ha smesso di usare gli insulti nei commenti. Se li vuoi usare, almeno fai sì che siano divertenti. Mh, okay.

(ho voluto lasciare questa postilla dell'autrice perché, anche se è un fatto accaduto a lei, sono perfettamente d'accordo).

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Ma quanto sono carini Leo e Calipso????

I giardini del palazzo andavano oltre il meraviglioso. Ce n'erano quattro, a dir la verità, uno per ogni lato.

Calipso non riusciva a trovare una singola parola, in nessuna lingua, che potesse descrivere il giardino sud nel quale stava camminando, e lei ne conosceva tante.

Ci aveva pensato per almeno dieci minuti, mentre aspettava il suo ragazzo - ancora non poteva credere al fatto che avesse trovato qualcuno che l'amava veramente.

Leo, il suo irritante fidanzato, e Calipso avevano infatti intenzione di esplorare l'Olimpo nelle due ore di pausa che gli erano state concesse. Tuttavia, proprio quando erano riusciti a sfuggire dai loro amici per stare un po' da soli, Efesto era comparso per parlare con suo figlio.

'Surreale', decise. Il giardino era surreale. Una bellezza del genere non la si poteva nemmeno sognare.

Era pieno di ogni fiore possibile e immaginabile, il che aveva senso perché erano stati fatti crescere da Persefone in persona.

Proprio al centro c'era un'enorme fontana, alta almeno due metri. Calipso decise di sedersi su una delle panchine vicine ad essa, abbastanza vicina così da poter essere spruzzata con l'acqua, se il vento avesse tirato nella sua direzione.

La ragazza chiuse gli occhi, alzando il viso verso il sole. Il suo calore era perfetto, non troppo caldo e non troppo accecante e tirava un leggero venticello.

Calipso prese un bel respiro, inondandosi le narici dell'odore di erba tagliata e fiori appena sbocciati. Il che era in contrasto con il profumo di acqua salata che aveva sentito per più di mille anni. A tale ricordo, la Titano sorrise.

"Il tuo sorriso risplende. Splendore".

"Questa era veramente orrenda", replicò la ragazza aprendo gli occhi, solo per vedere il suo ragazzo che la guardava dall'alto.

Leo si sedette di fianco a lei e le baciò una guancia.

"Quindi, di cosa avete parlato tu e tuo padre?".

"Oh, un po' di questo, un po' di quello. Mi ha fatto domande sui miei fratelli, come stiamo dopo le guerre, che cosa abbiamo inventato - di questo ha voluto ogni minimo dettaglio - e di come sono riuscito a conquistarti!".

Calipso gli diede un pugno sul braccio, "Non lo ha mai detto!".

"Ma, mi ha chiesto come ci siamo conosciuti. E quando gli ho raccontato della mia grandiosità, posso giurare di averlo visto con le lacrime agli occhi", disse Leo.

Ridendo, la ragazza replicò, "Sei impossibile. Andiamo, voglio vedere l'Olimpo".

Il figlio di Efesto si alzò e tirò in piedi la sua ragazza, iniziando a camminare verso l'uscita. "Prima, quando ero dentro, ho sentito", mimò con le labbra 'quella stronza della regina', "che stava avendo una discussione".

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