Capitolo 4

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*per chi non avesse capito quando il testo è così per delle frasi intere, è quando un personaggio pensa/parla a se stesso (per lo piu sará Jisung)
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Era passata una settimana precisa da quel giorno.

Era di nuovo mercoledì e Jisung si stava dirigendo a scuola.

Non c'erano state più interazioni fra i due.
Sembrava come se non si fossero mai parlati.
Inutile dire che aveva pensato continuamente al loro incontro,o meglio scontro, ma nonostante la felicità di questo, non era riuscito a non farsi rovinare il tutto da un altro pensiero costante.
Ovvero che fosse tornato a casa con il biondo.

Perché non con me?

Più ci pensava più crescevano le domande.

Da quando Jisung aveva iniziato ad andare in quella scuola aveva subito posato gli occhi su Minho ,che al tempo,frequentava il secondo anno. Di conseguenza aveva visto tutte le facce che gli giravano attorno che, agli inizi, non erano molte. Anzi.
Ma già dal suo secondo anno aveva notato un, a dir poco bel ragazzo, più alto dell'altro, che gli dava un po' più di attenzioni rispetto agli altri.
Aveva concluso fosse uno degli amici stretti.

Le paranoie iniziarono a crescere con il suo terzo anno, che era il quarto per Minho e per Hyunjin.
L'interesse di Jisung per il più grande cresceva sempre di più col tempo e con esso la curiosità, di tutto quello che lo circondava o lo riguardasse. 
Voleva conoscerlo, ma come già detto più volte Jisung era così timido, non aveva proprio il coraggio, quindi l'unico modo che aveva trovato era quello di osservare tutto il più possibile.

Vedere quei due sempre più legati aveva fatto pensare a Jisung molte, troppe cose.

Un giorno,all'uscita di scuola,li aveva visti ridere così tanto che era rimasto incantato e senza rendersene conto stava camminando dietro di loro.

Bèh era così che aveva scoperto dove vivevano i Lee.
Non era stata una cosa premeditata.






La prima volta.
Poi le altre...






Stava per entrare nella struttura quando voltandosi iniziò a cercare il ragazzo con gli occhi, come faceva ogni mattina, controllando i suoi soliti posti.
Poteva essere appoggiato all'albero vicino ai parcheggi, oppure al lato destro della struttura, proprio dove c'era un muretto dove spesso si metteva seduto.
Aspettava lì fin quando non arrivava qualcuno dei suoi amici,che l'ottanta per cento delle volte significava quindi aspettare Hyunjin, per poi entrare.
Altre volte l'aveva visto scendere dal bus alla fermata dall'altro lato della strada, probabilmente quando faceva troppo ritardo per andare a piedi.

Rimase così tanto che entrarono quasi tutti, con lui erano rimasti i soliti ritardatari che probabilmente venivano rimproverati sempre per entrare dopo le due campane.
Jisung era arrivato presto in realtà, quindi non capiva.

Dov'è? Non credo sia giá entrato...
Forse oggi non verrá? Forse sta male.
Dovrei andare da lui, dopo le lezioni, per vedere se è in casa?

Continuando a porsi domande, Jisung entra e se ne va in classe.

Non riuscì a seguire molto delle lezioni, era con la testa altrove, infatti, quasi si spaventò a sentire il suono della campanella che annunciava l'ora di pranzo.

yandere - minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora