Capitolo 30

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Dopo aver messo le manette all'uomo lo fecero salire in una delle due auto che erano arrivate sul luogo.

A seguirle anche un'ambulanza poco dopo, così la Signora Han ancora incosciente fu subito accompagnata in ospedale, mentre invece i due adolescenti furono scortati in centrale per raccontare nel dettaglio tutto ciò che era successo o, almeno, ciò che avevano visto.

L'avvocato Lee fu contattato immediatamente quando fu riconosciuto suo figlio e anche grazie a lui, l'interrogatorio fu molto più semplice dato che la metà della cose già le sapeva.



"... quindi quando l'ho visto alzare le mani sono intervenuto per aiutare la signora Han e Jisung.
So di aver sbagliato ad aver usato la violenza ma in quel momento non ho trovato altre soluzioni, il dialogo non era fattibile e mi sono fatto prendere dal panico.
Fortunatamente però era disarmato, altrimenti non so se saremmo ancora tutti vivi-"

"No, al momento dell'arresto il Signor Han non era disarmato." lo interrompe il poliziotto con cui Minho stava parlando ormai da quaranta minuti buoni.
Seduti in una stanza della centrale, hanno un caffè gentilmente offerto dagli stessi agenti che hanno davanti, ancora imbevuto.

"C-come?"chiede Jisung.

" Durante la perquisizione appena arrivato qui in centrale,addosso gli sono stati trovati un coltellino svizzero e uno strano pugnale. Sembrerebbe uno di quelli da collezione." Risponde l'ufficiale mentre uno dei suoi colleghi mostra ai due interrogati due buste trasparenti con dentro i rispettivi oggetti.
"Li avete mai visti?".

Jisung appena vede gli oggetti raddrizza la schiena e con l'espressione sorpresa, indica le mani del poliziotto in piedi.
"Quello a destra è m-mio."

"Ne sei sicuro?"

"Sì." annuisce, poi si gira verso Minho che lo stava già guardando con la stessa espressione stranita e sorpresa.

"Purtroppo dovremmo tenerlo noi per adesso, è una prova. Ma se confermeremo che è un oggetto 'pulito' allora potrai riaverlo."

"Non mi ero accorto di non averlo più... Q-questo significa che è entrato in casa quando non c'eravamo?
Lo tenevo in camera." rabbrividisce al solo pensiero che quello stronzo posso essere entrato nella sua stanza.
Forse d'ora in poi chiuderà a chiave la porta...

"Non si preoccupi, finirà di nuovo in una cella per molti altri anni, non lo vedrà più."

E Jisung lo spera perché non ne aveva davvero il bisogno di conoscerlo.
Sua madre aveva evitato di fargli vedere il suo viso anche per foto, per questo non sapeva nemmeno come fosse, la riteneva una delle poche cose buone che avesse mai fatto la donna.



Una mezz'ora buona più tardi finalmente riescono ed uscire da lí accompagnati dal padre del maggiore, che in vesti meno formali finalmente riesce a conoscere un po' meglio il figlio della sua cliente.
" Jisung, mi dispiace molto per cosa è successo, vuoi che ti accompagni in ospedale da tua madre?" chiede mentre salgono nella sua auto, un Range Rover nero.

Jisung sta per rispondergli che non è un problema e che può benissimo andarci domani con i mezzi, cosa non vera perchè si sarebbe fatto accompagnare da Minho, ma proprio quest'ultimo lo interrompe e risponde prima di lui :
"No papà non preoccuparti, riportaci a casa sua, ci andremo da soli."

Solo in quel momento il Signor Lee si ricorda di una cosa: "Giusto! Ma voi come vi conoscete?" chiede voltandosi verso i giovani che erano seduti nei sedili posteriori.

yandere - minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora