Capitolo 23

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"Abbiamo speso una fortuna."

"Siamo due idioti?"

"Assolutamente si."

"Però ne varrà la pena se va tutto come previsto."

"Cazzo puoi dirlo forte."
















Jisung non era il tipo da fare una passeggiata per schiarire le idee, ma forse i pianeti si sono allineati quella sera ed ora eccolo lì seduto nel vecchio ed ormai inutilizzabile parco dove spesso da piccolo lo portava sua madre.
Pensava fosse un buon modo per distrarlo, distava solo dieci minuti a piedi da casa Han, anche se non riusciva mai a fare amicizia e giocare con gli altri bambini sapeva che quel tempo lontano dalle quattro mura che chiamavano 'casa' erano terapeutiche per lui, ma anche per se stessa.
Peccato che ne rimanevano solo i ricordi, appunto, perché gli scivoli, le altalene, le casette colorate e tutto ciò con cui giocavano i bambini era stato rovinato dal tempo o rotto da ragazzini stupidi.

Era stato tutto il giorno a chiedersi che cos'avessero da fare quei due sempre insieme.
È così facile per Minho dimenticarsi di lui?
Eppure quando sono insieme non sembra così, lo vede sincero quando parla.
Cosa dovrebbe pensare? Che non riuscirà mai a superare Hwang?
Allora cosa stavano facendo lui e Minho?
Cos'era tutto quello che avevano?
Cos'erano loro? Niente?
Non sono niente?
No, non può essere, perché Minho per lui è tutto.

Sente dei passi alla sua destra e decide di fregarsene perchè è troppo preso a logorarsi dentro al momento, ma quando li sente sempre più vicini si volta e non ha neanche il tempo di guardare in faccia la persona perché viene spinto con una forza tale da fargli
perdere l'equilibrio e cadere dalla panchina.

"Quel coglione non ha le palle neanche di presentarsi di persona e manda un amichetto?
Chi dovresti essere tu,sfigato?"
chiede lo sconosciuto guardandolo dall'alto, indossa un cappellino che ha la visiera a coprirgli metà viso.

Eh?
Mh, lo aggiungeró alla lista dei motivi per non uscire mai più.
Jisung lo guarda stranito mentre si massaggia il fianco, non è stata morbida la caduta e forse si è fatto male.
"Perché mi hai spinto?" non ha più pazienza a disposizione, l'ha esaurita qualche tempo fa, poi la giornata è stata pesante e ringrazia se stesso per essersi ricordato di indossare la sua collana.
Non che fosse la sua cosa preferita fare a pugni ma sempre meglio che essere a mani vuote.

"Senti smetti di fingere, devo solo prendere i soldi, anche della scorsa volta, darti la roba e poi possiamo salutarci con molta tranquillità." dice mentre si riavvicina al corvino che nel frattempo si è rialzato da terra.

Ah perfetto, uno spacciatore dovevo incontrare.
Non poteva essere un bambino in bicicletta o una vecchia che vende fiori.
"Hai-hai sbagliato persona.
Non so chi cerchi e-e non so chi sei." Non sa come più o meno riesce a mantenere la calma, indietreggia di qualche passo ma l'altro continua ad avanzare e ora che sono finiti sotto la luce di un lampione riesce a vedere i tratti del suo giovane viso.

"Kim deve essersi bevuto il cervello, vuole davvero mettersi in questo guaio?"

Jisung continua a non capire ma viene distratto di nuovo da una terza voce, che ricorda vagamente.

"Mingi, smettila di prendertela con chiunque incontri. Cazzo fatti una vita." dice il terzo arrivato mentre si avvicina e appena riconosce Jisung,povero malcapitato che era nel posto sbagliato al momento sbagliato, è abbastanza sorpreso ma per ora lo ignora.
"Ho tutto quindi è inutile scaldarsi.
Prenditi i soldi, dammi la busta e vattene."

yandere - minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora