Capitolo 1 - La stamberga

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Primo giorno

Le immagini delle montagne scorrevano sul finestrino. Cime sfumate di bianco testimoniavano la caduta di una neve tardiva scesa nelle settimane precedenti. Negli ultimi giorni di quello strano maggio, tuttavia, le temperature si erano infine alzate e una cappa di umidità aveva avvolto tutto.

I quattro ragazzi tedeschi erano in treno da diverse ore. Il volo da Francoforte del mattino sembrava già un lontano ricordo.

"Tutta la giornata per arrivare in questo buco di valle?" Ymir ignorava il paesaggio e guardava con commiserazione nel vuoto, la fronte appoggiata al finestrino umido.

Marlene si accostò a lui e da dietro gli accarezzò i capelli, "Non fare il guastafeste, vedrai che ti piacerà."

"Deve piacerti! Anche se ho scelto io, vedi di fartela andare bene comunque", Leyla, una ragazza dal fisico atletico, dava spesso risposte sferzanti paragonabili alle ripetute sportive fatte sotto sforzo. Dalla spalla sinistra, completamente scoperta, partiva il tatuaggio di un drago, la cui coda scompariva sotto il tessuto in poliestere. I capelli erano come il suo carattere: ribelli, addomesticati soltanto da un tocco di gel. Sebbene la temperatura fosse di poco sopra i quindici gradi, indossava solo uno smanicato sportivo.

Ymir la ignorò e continuò a rimanere incollato al finestrino semi appannato, "Marlene, di' alla tua amica che mi sta irritando e manca tanto così a..."

"A cosa?" La stilettata fu immediata e anche il drago sembrò pronto a sputar fuoco.

Ymir si staccò dal finestrino e guardò la ragazza dai capelli corti che stava davanti a lui. Un ciuffo nero sbarazzino le era sceso e aveva nascosto uno degli occhi azzurri, ma bastò l'altro a intimidire il ragazzo. "Ok, ok... ti sei giocata la mia compagnia per questa notte."

"Ma sentilo!" L'altra tornò al suo posto e incrociò le braccia, "Pensavo stessi con me."

"E chi l'ha deciso? Non siamo un gruppo aperto?" Il ragazzo cercava di essere serio, ma la sua espressione beffarda lo tradiva.

"Questa poi...", Marlene stette al gioco e inscenò un broncio del tutto fasullo.

Leyla questa volta sorrise, o perlomeno ci provò. Non era ancora ben chiaro a nessuno che gusti avesse in fatto di ragazzi o ragazze. Tutti se lo domandavano, ma a lei non osavano chiederlo.
La seconda ragazza, invece, aveva una spiccata femminilità, sia in senso fisico sia per i modi di fare: era sensuale, dolce, premurosa e le forme del suo corpo la valorizzavano, come i lunghi capelli, color castano chiaro ramato, appena mossi e una misura di reggiseno non indifferente.

Ymir non si era ancora fatto nessuna idea sulle due. La sua timidezza lo portava ad avere un atteggiamento passivo, ma su di lui entrambe esercitavano un certo fascino. Si sistemò i capelli biondi che gli stavano ricadendo sugli occhi color nocciola. "E tu non dici nulla?" Guardò l'altro ragazzo davanti a lui col capo reclinato sull'ala del poggiatesta; sembrava immerso in un sonno profondo e il suo viso era nascosto da un cappellaccio da cowboy.

"Smettetela di rompere, sto dormendo. Comunque, a me va bene tutto, puoi passarmi quella che rimane e... svegliatemi solo quando saremo arrivati."

Leyla, che era al suo fianco, gli rifilò una gomitata, "Siamo arrivati e tu sei uno stronzo."

Una voce metallica in lontananza annunciava il termine della corsa.

Scesero dal treno, ciascuno col proprio zaino. Una pioggerellina li avvolgeva come fosse nebulizzata.

"Hai visto dov'è?"

La ragazza dal drago tatuato guardò il cellulare, "Questa cavolo di SIM prende la Svizzera, com'è possibile?"

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