Capitolo 23 - Indagine congiunta

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La piccola stazione dei Carabinieri non era mai stata così frequentata come negli ultimi giorni. L'andirivieni di curiosi e giornalisti era ormai una consuetudine.

Alla scrivania dell'Ispettore Fiordi era seduto il Capitano, nonché suo superiore, Carmelo Lopresti, con i suoi pensieri su quanti giorni gli mancassero alla pensione.

Sulla poltrona vicina, il commissario Capo Lavinia Costa, della Squadra mobile, si passava fra le dita una sigaretta. Per quel fatto, chi non la conoscesse avrebbe pensato che fosse nervosa. Non lo era mai, la freddezza era una delle sue tante doti, desiderava solo fumare e nel frattempo giocherellava con la cicca.

L'Ispettore Fiordi sembrava relegato in secondo piano, seduto su una sedia come uno scolaretto.

Dalla sua espressione non era evidente il fastidio che sentiva nel sentirsi usurpato della sua postazione, ma questo non era sfuggito a quel vecchio volpone del Capitano.

"Non me ne voglia Fiordi, le ho soffiato la scrivania."

"Ma si figuri, Capitano, per me è un..."

"Alla mia età si sta meglio comodi, su quella sedia non ci andrei nemmeno se mi puntassero una pistola", ridacchiò.

"Non si preoccupi, Capitano, io..."

"Lasciamo perdere le sedie, dobbiamo aspettare ancora molto?"

Fiordi guardò l'orologio al polso, "Li avevo convocati per... dovrebbero arrivare a momenti."

In quell'istante la giovane carabiniera Martina Berger bussò alla porta.

"Avanti!" rispose Fiordi, cercando di dare a quell'ordine parte dell'autorità che aveva perso.

"Ci sono qui i ragazzi, Ispettore."

I tre nell'ufficio si scambiarono un rapido sguardo.

"E cosa aspettiamo a farli entrare?" chiese con tono ironico Lopresti.

L'Ispettore vide infrangersi di nuovo quel po' di autorità che aveva poco prima riguadagnato.

La Commissaria continuava a giocare con la sigaretta. Le lunghe gambe accavallate e i capelli corvini con taglio a caschetto e con punte a la garçonne, la facevano sembrare la donna dei fumetti di Crepax. Un lieve tocco androgino coesisteva con una femminilità comunque evidente.

Leonard fu il primo a entrare, seguito dai quattro ragazzi tedeschi.

Fu lui a parlare per primo. "Non essendo italiani, vorrei capire come sia il caso... per loro, di comportarsi."

"In che senso, ragazzo?" borbottò Lopresti.

"Forse avrebbero bisogno di un avvocato e..."

"Senti... Leonard, ti chiami così, no? Ma almeno tu sei italiano? No, perché con questo nome..."

"Certo, Capitano. Oltre alla nazionalità australiana sono anche italiano."

"Ottimo, allora senti..." nel frattempo, sbuffando, l'uomo si era alzato dalla poltrona dietro la scrivania.

"Non sono accusati di nulla, non ancora perlomeno."

Tutti restarono ammutoliti, cosa anche comprensibile visto che i tedeschi capivano poco o nulla.

L'uomo si mise a ridere e diede una pacca su una spalla a Leonard, "Stavo scherzando... sul non ancora", poco dopo gli andò di traverso della saliva e iniziò a tossire.

L'Ispettore, che si era levato in piedi appena l'aveva fatto il suo superiore, si precipitò a prestargli assistenza, battendogli una mano sulla schiena.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 days ago ⏰

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