Succedeva che, quando il buio ghermiva quella stanza, da sotto la porta una tenue luce si insinuava verso l'interno.
Era allora che la paura di Ann si trasformava in terrore. In quella luce, lei poteva scorgere i movimenti di un'ombra.
È lui, le urlava la sua mente, e l'angoscia che quell'essere potesse entrare le schiacciava l'anima.
Non sapeva dire da quanto tempo si trovava in quel luogo, aveva ormai perso la cognizione del tempo. Non aveva alcun riferimento, se non quello di quando la luce nello stanzino cedeva il passo alle tenebre. Ma il susseguirsi di questi cambiamenti non rappresentava una sequenza regolare, di questo ne era certa.
A volte, quando tutto si spegneva, poteva placare la tensione nervosa solo attraverso un pianto straziante.
Quando rammentò di aver aperto gli occhi per la prima volta, in quel luogo, la flebile luce di una lampada sul comodino le aveva rivelato un locale sobrio, ma pulito. Nulla a che vedere con il primo luogo in cui era stata rinchiusa.
Mancava solo un rassicurante raggio di sole che entrasse dalla finestra, ma questo non poteva succedere, perché quel luogo non aveva aperture.
Ma la luce artificiale non era destinata a durare. Con raccapriccio aveva capito una cosa, su quell'abatjour appoggiato su un vecchio comodino in legno, dall'aria vintage: a volte si spegneva improvvisamente.
Vani e patetici erano stati i suoi tentativi per cercare di riaccenderlo. A tastoni, nel buio totale, aveva cercato di togliere e riavvitare il bulbo della lampadina o a reinserire il cavo elettrico, ma non era valso a nulla.
Trascinando la catena, tornava allora a sdraiarsi nella branda, tra mesti singhiozzi che sembravano voler accompagnare lacrime ormai prosciugate, delle quali rimanevano solo tenui tracce che le rigavano il viso.
Ma poi, quando meno se l'aspettava, la luce tornava.
Non conosceva l'ora del giorno e non sapeva cosa significasse quella luce che si spegneva e poi tornava in vita.
Su questo, tuttavia, non fece molte congetture, non ne aveva più la forza, voleva solo andarsene da lì.
Ora la luce dell'abatjour era accesa.
Dal letto Ann scrutava sotto l'uscio cercando quell'altra luce, quella che poteva preannunciarle l'arrivo di quel mostro.
La sua ansia non dovette aspettare molto. Forse fu solo un'impressione, forse se lo immaginò, ma sotto la porta le parve di intravedere qualcosa.
Il cuore aumentò la frequenza dei battiti e quando vide un'ombra muoversi, sotto quella porta di legno, il petto le sembrò scoppiare.
La porta si aprì con un cigolio sinistro e una figura imponente si stagliò sulla soglia.
Ann si portò le ginocchia al petto e si cinse le gambe con le braccia. La catena fissata alla caviglia tintinnava con un suono lugubre. Lei continuò a indietreggiare, fino a quando, con la schiena, picchiò contro la testata del letto.
Lui si ergeva davanti a lei, il ghigno sulla faccia di quell'individuo le sembrò la cosa più disgustosa che avesse mai potuto immaginare.
E fu quel ghigno che vomitò le prime parole: "Vedo che ti hanno sistemato bene."
"Chi sei?" La domanda di Ann si confuse con un pianto disperato, "Voglio andarmene, ti prego."
L'espressione dell'uomo deturpò ulteriormente quel volto che non sembrava avere molto di umano, "Non sbraitare... piccola sgualdrina."
Ann aveva coperto il suo volto con le mani e trovò il coraggio di muovere alcune dita, solo quando il silenzio divenne insopportabile. Guardò il suo aguzzino attraverso la fessura tra il medio e l'indice, "Cosa vuoi?"
Lui, senza una risposta, si avvicinò.
La ragazza ne percepiva l'odore, un odore che non poteva descrivere. Era qualcosa di molto peggio del non lavarsi da tempo.
Quando lui si mise sul letto, a poca distanza da lei, Ann premette ancor di più la schiena sulla testata del letto, quasi volesse sfondarla.
"Se ti comporti bene..."
"Cosa vuoi?" Urlò Ann.
Il ghigno di lui diventò una smorfia.
"Se ti comporti bene", una delle sue mani cominciò ad accarezzare la caviglia della ragazza sfiorando la catena che cominciò a tintinnare, "... forse ti lascerò andare."
Lei ritrasse i piedi, ma la mano di quell'uomo non rinunciò ai suoi sordidi propositi.
Ann sentiva quella pelle ruvida e callosa che la toccava e risaliva dalla gamba.
Il terrore la paralizzò e le sue urla le si congelarono nei polmoni.
"Devi solo fare la brava bambina."
"Farò tutto quello che vuoi, ma lasciami andare, ti prego."
Le sue parole erano alterate dal tremolio della voce e da un pianto strozzato. Ma lui capì.
"Tutto? Piccola sgualdrina?"
"Tutto, tutto...", le parole si persero in pietosi singulti.
L'uomo le infilò una mano tra le cosce.
Ann chiuse gli occhi, come se un getto di sabbia le fosse entrato nell'iride.
Mentre lei continuava a tener le mani sul viso e le palpebre serrate, sentiva la mano di lui che si insinuava sotto i suoi slip, mentre si immaginava quel terribile ghigno.
"Cosa stai facendo?"
Quando Ann sentì quelle parole, le parve che fosse entrato qualcun altro nella stanza.
Il tono era ben diverso da quello usato dall'essere che aveva davanti.
Tolse le mani e spalancò gli occhi, ma non vide nessun altro, c'era solo lui, quell'animale.
La voce doveva essere provenuta dal corridoio antistante l'ingresso.
Con lo sguardò frugò quello spazio oltre la porta, semiavvolto da una luce giallognola, ma non vide nessuno. Quella persona si stava nascondendo nella penombra.
"Aiuto! Aiutami ti prego!"
Spintonando l'uomo, Ann si lanciò fuori dal letto, senza pensare alla catena a cui era legata. Cosa che avvenne quando, poco prima della porta, sentì uno strattone secco e cadde riversa a terra, bloccata da quel metallo che si era teso in tutta la sua lunghezza.
Guardò oltre la porta, ma c'erano solo ombre.
Girandosi vide sopra di lei quell'uomo.
Le mutandine, come era già successo il primo giorno, erano ridotte a un brandello e lui le serrava nella sua mano.
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martedì prossimo il nuovo capitolo
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B&B - BAD BREATH
Mystery / ThrillerPer quattro ragazzi, una tranquilla vacanza in una località montana non sarà come l'avevano immaginata. Il B&B prenotato in realtà si rivela come un luogo... insano. L'uomo che li riceverà diventerà presto il loro incubo.