Capitolo 24 - Coaguli nella mente

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Dietro quel volto insano pareva celarsi l'abisso.

Negli occhi, arrossati dalle molteplici rotture dei capillari, non c'era altro che il vuoto, ma la sua mente lavorava.

La ragazza nuda, di fronte a lui, aveva gli occhi che imploravano pietà e le poche parole che le uscivano erano solo rantoli sommessi.

"Non agitarti! Tu sei la mia piccola puttanella, lo sai vero?"

"Lasciami andare...", il suono della voce era deformato dai singhiozzi.

L'uomo si avvicinò e levò in alto la mano. Lei urlò e indietreggiò, trascinando la catena fissata alla caviglia. Inciampò e cadde in terra. Mentre lei gli mostrava da tergo la sua nudità lui cominciò ad avanzare. Il suo respiro ansimante era coperto dalle urla della ragazza che squarciavano l'aria.

***

L'uomo, seduto su una sedia, sembrò perdere parte della tensione che gli segnava il volto. Aveva dato sfogo ai suoi istinti e ora si sentiva meglio, ma questo non evitò che andasse col ricordo a molti anni addietro.

"Sai che non sono contento quando te ne vai." Il ragazzino aveva lo sguardo severo mentre parlava al fratello più grande.

"Sai, però, che poi tornerò."

L'altro abbassò lo sguardo, "È quando non ci sei che ho paura."

"Ti ha picchiato?"

Il ragazzino mosse su e giù la testolina ricciuta.

"Se lo farà ancora... lo ucciderò!"

Il piccolo sembrò credere senza riserva a quelle parole perché una luce gli si accese nello sguardo.

"Ora devo andarmene", disse il grande.

"Non puoi", le lacrime cominciarono a rigare le guance del fratellino.

"Tornerò, te lo prometto... e lui non ti farà più male."

Quella sera il padre arrivò a casa ubriaco. Era una consuetudine, come il fatto che, se non fosse stato completamente sbronzo, avrebbe prima picchiato e poi violentato la moglie.

Non fu così quella sera: era ubriaco a tal punto che il pensiero principale era quello di doversi reggere e questo mise in secondo piano le sue perverse pulsioni.

La moglie lo aiutò a sdraiarsi nel letto e un profondo sonno si impadronì dell'uomo.

Poi, contro ogni raziocino, si infilò a dormire col figlio. Sapeva benissimo che se il marito si fosse svegliato l'avrebbe presa a botte solo per non averla trovata nel suo letto. Per alcune ore decise che poteva rischiare, aveva il disperato bisogno di sentire il calore del suo piccolo, quanto di star lontano da quel mostro.

"Abbracciami, bambino mio. Dormiamo."

Il sonno ghermì anche lei e quando riaprì gli occhi di soprassalto, l'uomo, nella penombra, era di fronte a lei.

Capì benissimo cosa significasse quel ghigno sulla faccia del marito. Trovò l'inspiegabile forza d'animo di uscire dal letto, rimboccare le coperte al figlio e di lasciare la camera.

Lui, mentre si slacciava i pantaloni e si sfilava la cinghia, la seguì.

Il ragazzino, che era sveglio, si nascose sotto la coperta, testa compresa, "Ti prego, non picchiarla", sussurrò a se stesso. La paura di quanto poteva succedere alla madre fu più forte della paura di affrontare il padre. Si alzò di scatto e uscì dallo stanzino.

Quando si fermò sulla soglia della camera dei genitori, non vide il padre dare scudisciate alla donna, perché questo era già successo. Ma lo vide prono su di lei mentre emetteva rantoli che non capiva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 22 ⏰

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