Capitolo 6 - Stairway to Heaven

131 15 107
                                    

Nel pensare a lui fremevo, nel guardarlo tremavo, il suo volto era scolpito nella mia mente e non riuscivo a liberarmene.

Mi sentivo posseduta e perduta, incapace di reagire. Lui mi dominava senza volerlo e io mi facevo dominare senza saperlo.

La voglia di lui era insana, ma mi appagava, riempiva il vuoto che avevo dentro e volevo che fosse lui a riempire questo vuoto, volevo che entrasse in me e mi pervadesse.

La mia anima e il mio corpo dovevano essere qualcosa che lui potesse saccheggiare e violentare. Il solo pensiero mi dava spasmi che non avrei mai immaginato di provare: sentivo tutta me stessa bruciare e, lasciandomi andare ai miei sordidi gemiti, non potevo evitare di pensare che ero diventata un suo oggetto sacrificale.

La mia mano scendeva lungo il corpo, la mia vista si appannava e io godevo nell'immaginare che quei gesti fossero frutto di un suo desiderio. Potevo distinguere chiaramente il suo volto e mi sentivo rapita da quegli occhi blu scuro, ma nello stesso istante in cui raggiungevo l'apice del piacere, capii che dietro il colore del suo sguardo non c'era solo la notte... c'era l'abisso, ed era pronto ad aprirsi su di me.

Leonard chiuse il libro, "Ok, e con questo ho abbassato il mio livello letterario."

Guardò la gatta, "Conosci l'autore? Scommetto che sei una sua fan."

Lei reclinò la testolina di lato, "Non lo conosci? Aspetta, si chiama...", lesse il nome sulla copertina, "Agostino Rey. Ecco, devo ricordami questo nome ed evitare di prendere altre cose del genere."

La bestiola continuò a fissarlo, "Sì lo so che questa roba 'spacca' e soprattutto vende, ma, senza per forza rinchiudermi in un Aventino letterario, preferirei far parte di un gruppo... d'élite."

"Sembro snob? Ma dai! Non leggo solo Cechov, Hemingway, Calvino e Kafka, mi cibo anche di Cormac McCarthy e Stieg Larsson e persino di Joel Dicker, mentre questo...", buttò il libro da 0,99€ in una cesta vicina al caminetto, "lì potrà servire a qualcosa, forse."

La giornata era stata intensa. Leonard aveva predisposto altre due camere e preparato tutto quanto serviva ai cinque ospiti. Peccato che la sua ora di lettura fosse stata funestata da quel libro più adatto ad altre platee.

"Ok... vieni, piccola Tru, c'è da preparare la cena."

Tutti e cinque gli ospiti erano seduti a un grande tavolo in legno massello. Leonard arrivò con un tagliere di affettati e un piatto di formaggi.

"Questi sono solo degli assaggi, poi arriverà il primo. Abbiamo risotto alle carote, oppure senza carote... cosa preferite?"

Venne scelto, all'unanimità, il risotto alle carote. Leonard tornò in cucina, grattugiò le due radici dal colore arancio, le mise in una bacinella e le ricoprì con del vino bianco. Tostò per bene il riso e aggiunse l'impasto.

"Mi scaldi il brodo vegetale?" La gattina per tutta risposta si strusciò tra le sue gambe, "Non fai nulla, gatto inutile che non sei altro."

Leonard non si era accorto che Marlene lo stava osservando già da diversi istanti.

"Gli ospiti dovrebbero stare nel salotto, qua è ammesso solo il personale", borbottò Leonard in tono severo, palesemente falso.

La ragazza guardò il gatto, "Lui fa parte dello staff?"

"È una lei e... sì, e non solo fa parte dello staff, ma è lei che comanda. Infatti, non fa nulla e dà solo ordini."

Marlene sorrise. Quel ragazzo spiritoso che gestiva un B&B la incuriosiva.

"Domani che fate?" Lui stava versando il brodo nel riso che si stava asciugando.

"Vorremmo fare del trekking, dobbiamo decidere dove. Hai dei consigli?"

B&B - BAD BREATHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora