2-II storia delle storie

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-di poesie e di amori



"bella, bella come l'aria, bella come il cielo
di un caldo mattin sereno,
bella come te, bella come me e..."

Moccicoso rimase ad osservare concentrato il foglio bianco che aveva sotto gli occhi, la piuma tra le mani ticchettava energica sul tavolo, la mente concentrata alla ricerca della parola giusta che sfuggiva alle sue labbra.

Chiuso nella sua camera, a Berk, cercava di ignorare tutti i rumori che provenivano al difuori dell'abitazione per chiudere l'ispirazione nel silenzio all'interno. Moccicoso era un poeta, e i poeti avevano bisogno di silenzio, ma Berk non era proprio il posto più silenzioso del mondo...

I Cavalieri si erano dovuti spostare dalla Riva del drago per giungere a Berk per svolgere varie faccende che non potevano essere rimandate; o almeno, questi erano stati gli ordini di Hiccup e loro non potevano contestare. Moccicoso, come aveva già detto, era un poeta: il foglio bianco era il suo modo di esprimersi con il mondo, l'inchiostro che scorreva sulla carta formava i suoi pensieri, era il suo modo di comunicare, di esprimersi, Moccicoso sul foglio bianco era tutto ciò che non mostrava nella realtà.

Non aveva, però, raccontato a nessuno del suo piccolo segreto: un vichingo che scrive poesie? E che cosa avrebbero pensato gli altri?! Moccicoso Jorgenson? Uno Jorgenson che scrive poesie? Cosa avrebbe pensato suo padre?! No, non poteva, quel segreto era troppo grande per essere condiviso, troppo grande per essere compreso.

Così rimaneva semplicemente Moccicoso, il solito impiccione, egoista e testardo Moccicoso, ma su carta diventava un'altra persona: era dolce, sentimentale, sensibile, onesto, coraggioso, fatto di tutti quei sentimenti che nella realtà non era mai stato in grado di mostrare. Nessuno conosceva quel suo lato e nessuno l'avrebbe mai scoperto.

Quel giorno, però, quella sera d'inverno, gli risultava particolarmente difficile concentrarsi per scrivere qualcosa: quando i Cavalieri erano giunti a Berk avevano trovato il villaggio più chiassoso e rumoroso del solito, i greggi di pecore che scorrazzavano liberi, yak rinchiusi nel fienile, la fucina di Skaracchio messa a soqquadro da prenotazioni, con la fucina attiva e fiammeggiante, la Grande Sala del consiglio che pullulava di gente e il mercato del pane ricolmo di bancarelle piene di cibo, stoffe e armi.

Moccicoso aveva subito trovato riparo dentro casa sua, sfuggendo da Hiccup e i suoi ordini, da suo padre e le sue pretese e da tutto il mondo intero; chiuso però in quelle quattro mura la pace non era riuscita a trovarlo: dalle voci che percepiva, forti e sonore, dalla finestra della sua camera provenire dal giardino, dallo scoppiettio del fuoco che suo padre aveva aizzato in salone, e le pecore che pascolavano e belavano tranquillamente per le strade e il canto del loro pastore. Ogni cosa in quella sera d'inverno gli impediva di poter trovar pace.

:-bella come te, come me...come te, come me...-: si ripeteva frustrato il ragazzo, rigirandosi la piuma tra le mani :-bella come...-:

:-YOO-OH! E YOH! VICHINGHI SIAM, PER MARE ANDIAM! NEL CIELO ROSSO, CHE TINGE IL GIORNO, LA GUERRA VINCEREEEEM! EH!-: suo padre entrò in casa in quel momento con molta allegria, interrompendo la meditazione; sbatté la porta con veemenza e la potenza e il suono della sua voce furono così alti che si percepirono anche attraverso l'enorme porta in legno della sua camera. Stizzabifolco sembrava pieno di allegria, forse anche fin troppa per i gusti di Moccicoso.

:-oh, MALEDIZIONE!!-: urlò il ragazzo, stringendo tra le mani la sua poesia e infilandosi la piuma nella cintura; recuperò l'elmo, lasciato sul suo letto, e corse fuori dalla sua camera, diretto al piano di sotto.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora