32-XXXII storia delle storie

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-di buoni e di cattivi



Gambedipesce era il discendente di una famiglia di cacciatori di draghi. Cacciatori. Cacciatori. Era sempre stata una parola che aveva stonato nella sua testa, entrava in netta contrapposizione con il suo animo nobile, nel suo vocabolario non c'era spazio per parole del genere.

Eppure, da un giorno all'altro, si era accorto che quella parola gli apparteneva.

Aveva sempre pensato di essere un Cavaliere, di difendere i draghi, di essere loro amico e di amarli, aveva sempre pensato di essere dalla parte dei buoni; da un momento all'altro si era ritrovato da lato dei cattivi.

Ingar Ingerman era il nome che lo legava a loro, l'uomo che in passato aveva guidato orme intere di cacciatori verso i draghi, che aveva ucciso quelle povere bestie innocenti, che aveva estratto la propria spada per mozzare teste e fare del male. C'era una macchia sul cuore di Gambedipesce, un segno indelebile che l'aveva marchiato a vita.

Tutti i suoi amici continuavano a ripetergli che non era un problema, che il passato era passato e che lui poteva fare di meglio, essere una persona migliore. Ma Gambedipesce si sentiva macchiato: percepiva dentro di sé un veleno che gli attanagliava le viscere, era come se quella scoperta gli avesse tinto il sangue di un altro colore, quando chiudeva gli occhi la notte vedeva solo immagini brutte, era tormentato dagli incubi, non riusciva a dormire.

Gambedipesce si sentiva sbagliato, si sentiva colpevole, si era dimenticato chi fosse.

:-Gambe, non fartene una colpa, tu non sei come loro-: continuava a ripetergli Heather :-io ti conosco, tu sei dolce, gentile, intelligente e amico dei draghi, lo so per certo-: ma neanche le parole della sua ragazza sarebbero riuscito a calmarlo, lui piangeva per tutti quei draghi uccisi rendendosi conto di non poter far nulla.

Aveva provato a salvare i Dramillion, i draghi principalmente cacciati in passato dalla sua famiglia, aveva provato a renderli liberi ma di cacciatori sulla terra ce n'era tanti e lui non poteva salvare tutti.

Ricordava un episodio di quando era piccolo, là seduto nel giardino della sua casa ad osservare il cielo scuro, che si preparava per un temporale. Un tuono aveva squarciato l'aria e il piccolo Gambedipesce, di appena cinque anni, era corso via spaventato. Ed era stato proprio in quel momento, nella sua corsa sfrenata verso casa, che aveva visto un drago: aveva osservato le lunghe ali tagliare le nuvole scure, il suo manto lucido risplendeva alla luce pallida del sole, il suo fiato caldo si mescolava con le nuvole, lo sbattere delle sue ali invadeva il silenzio.

Il bambino ne era rimasto ammagliato e aveva pensato che non ci fosse nulla di più bello.

:-mamma, mamma!-: era corso in fretta dalla madre agitando le sue braccia e aveva indicato il cielo contento e felice.

:-cosa c'è tesoro? Che succede?-: aveva chiesto sua madre divertita dalla sua allegria.

Il piccolo non aveva saputo come chiamare il drago, per lui ancora non aveva un nome, così si limitò a puntare un dito contro il cielo e indicare le nuvole. Sua madre, che non aveva visto ciò che aveva visto il figlio, capì che stesse parlando del temporale in arrivo.

:-ah, gli Dei del cielo sono adirati con noi, mio caro-: gli disse con voce piatta ma a Gambedipesce quelle parole parvero vuote: Dei? Quali Dei?? Lui stava parlando di un drago!

:-vedi, piccolo mio, alle volte è facile far arrabbiare qualcuno, non ci vuole nulla-: spiegò la madre prendendolo in braccio :-basta una sola goccia di pioggia per far arginare un fiume, un semplice soffio di vento per far crollare un albero...non ci vuole nulla, e alle volte non si è in grado di salvare tutti-:

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora