6-VI storia della storie

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-di Muse e di rime



:-devi tenere la spada più piegata!-:

:-e tu i gomiti più sollevati!-:

:-i miei gomiti sono sollevati alla giusta inclinazione!-:

:-non è vero Testa di Tufo, i tuoi gomiti sono troppo in basso!-:

:-e i tuoi troppo in alto!-:

:-e io...-:

:-Bruta, Tufo, smettetela di litigare!-: al richiamo di Astrid i due fratelli si bloccarono sul posto, con le spade unite l'una con l'altra e uno sguardo innervosito sui volti; Tufo non sembrava intenzionato a mollare la presa e nemmeno Bruta, il loro orgoglio e senso di perseveranza impediva sia all'una che all'altro di fare un passo indietro.

:-solo se smette prima lei!-: protestò il ragazzo facendo scivolare la lama della sua spada su quella di Bruta e puntandogliela alla gola, con la sorpresa della ragazza.

:-ha iniziato prima lui!-: ribatté lei rispondendo alla mossa del fratello. Astrid sollevò gli occhi al cielo, mentre Moccicoso e Gambedipesce accanto a lei sospiravano stufi.

I fratelli Thorston avevano intrapreso un allegro litigo dal momento in cui, entrambi, avevano messo piede nell'arena; ogni attimo per loro sembrava buono per punzecchiarsi litigare, fare scherzi e intaccare esasperanti battibecchi che duravano fino a sera. Era tipico dei Thorston litigare, era tipico rendere le loro giornate così movimentate.

Eppure quei giorni non si aveva avuto pace alla Riva del drago: i due fratelli sembravano addirittura più rissosi del solito, bastava la semplice presenza dell'altro per accenderli e ogni singolo istante della giornata risuonava delle loro scherzose litigate.

Quel giorno i ragazzi si erano trovati nell'arena per poter dare una lavata ai loro draghi, lucidare le loro selle e affilare le loro spade. Testa Bruta e Testa di Tufo non ci avevano messo molto ad intaccare un diverbio, i primi minuti passati in calma erano sfumati dopo poco, lasciando spazio a quella accesa discussione.

Moccicoso aveva faticato molto a sopportarli, ogni volta che aprivano la bocca era pronto a scagliar contro loro la sua ascia, ma si era dovuto trattenere parecchio. Il ragazzo in realtà era parecchio assente quel giorno, la sua testa vagava altrove e non aveva molta pazienza o attenzione da rivolgere ai due.

Nella sua mente fluttuavano le parole della sua poesia, scritta su di un foglio bianco, quelle rime che non gli venivano in mente, quelle frasi che gli rimanevano bloccate in gola... Era rimasto fermo sempre allo stesso punto per troppo tempo, da quando aveva avuto quella profonda conversazione con Eret le parole sembravano essergli scomparse dalla gola: non riusciva ad esprimere appieno i suoi sentimenti, non riusciva a dire a parole ciò che il suo cuore provava e questo non gli era mai successo.

"bella come...bella come..." gli ripeteva la mente, ma poi non riusciva ad andare avanti. Aveva provata a far richiamo ai suoi sentimenti più profondi, aveva provato ad osservare Bruta, la sua Musa, la sua ispiratrice, aveva provato ad attingere a tutte le emozioni che provava per lei e vi aveva trovato il vuoto. Sembrava come se ogni parola per descriverla fosse finita, come se non ci fossero gli aggettivi giusti per rappresentarla, perché, qualsiasi cosa ponesse accanto al suo nome, lei era centro volte meglio.
Era più che bella, più che divertente, più che furba e scaltra, lei era...lei era più.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora