37-XXXVII storia delle storie

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-di passato, di futuro e di destino



":-io voglio offrirtela, l'eternità-:

:-insieme, come sempre-:

:-va bene così-:

:-il nostro amore è stato eterno-:

:-combatterò fino alla fine se necessario!-:

:-Liv Karlsson, vuoi sposarmi?"

:-NOO, NO, LIV, NOOO!!-: Eret si svegliò in un bagno di sudore, il grido di dolore che gli stava affiorando in gola lo soffocò, insieme a tutti i pensieri che quella notte gli stavano tormentando la mente. Strinse forte le lenzuola del letto che l'avvolgevano, mentre sentiva il cuore frantumarsi sotto al peso di ricordi. Percepì il fiato uscirgli fuori dai polmoni, non ebbe più aria per respirare e boccheggiò trattenendo le lacrime di dolore che minacciavano di pungergli la pelle.

:-Eret, che succede?-: una voce impastata dal sonno giunse ovattata alle orecchie del ragazzo poco prima che Noma, al suo fianco, si risvegliasse lentamente. La ragazza si mise a sedere e osservò assonnata il suo ragazzo, ormai in preda ad un attacco di panico. Eret ringraziò il buio per non permettere alla ragazza di notare il suo volto consumato dal dolore ma non poté, allo stesso modo, allentare il respiro accelerato e sciogliere il nodo che si era formato in gola.

:-Eret?-: chiese di nuovo Noma e questa volta la sua voce era allarmata. Il ragazzo volle aprire la bocca per dirle che andava tutto bene, ma non andava affatto bene e tutto ciò che riuscì a dire, nel buio della stanza e con il cuore spezzato, fu :-Liv...-:

Noma non fece domande né espresse opinioni quando Eret scoppiò a piangere: l'avvolse delicatamente tra le sue braccia, gli accarezzò la schiena, gli sussurrò dolci parole all'orecchio. Il ragazzo poggiò il volto sulla spalla della ragazza, le sue lacrime amare bagnarono la sua pelle calda, la sua schiena fu scossa da singhiozzi incontrollabili.

Era stato un incubo quello che aveva avuto, uno dei frequenti incubi che in quel periodo lo tormentavano sempre di notte. Aveva sognato Liv, l'aveva rivista nei suoi sogni, bella, coraggiosa, viva.
Non gli era mai capitato di sognarla, la ragazza lo tormentava semplicemente nei suoi ricordi, nell'ultimo periodo invece sembrava tutto ciò che la sua mente fosse in grado di elaborare.

Quando Eret si calmò e i singhiozzi si allentarono Noma scese giù in cucina per prendergli un bicchiere d'acqua, e quei minuti di solitudine furono estenuanti. Nel momento in cui vide riapparire la ragazza oltre la porta tirò un sospiro di sollievo.

Bevve tutto d'un sorso l'acqua che Noma gli porse e andò meglio, ma la morsa al cuore che gli impediva di respirare era ancora presente.

Noma si sedette accanto a lui in silenzio e gli accarezzò delicatamente la spalla. Il ragazzo sapeva che voleva porgergli tante domande, che aveva tanti dubbi a cui voleva dare una risposta, e apprezzò il suo silenzio, il suo dargli tempo e spazio, la sua empatia. Questo diede al ragazzo qualche istante in più per elaborare ciò che provava, ma niente l'avrebbe mai preparato ad affrontare quel discorso.

:-chi è Liv?-: alla fine quella domanda arrivò ed Eret non poteva nemmeno darle torto: lui non capiva, non poteva capire, cosa significasse sentirsi appeso ad un filo con un nome senza storia né significato che fluttuava nell'aria, non aveva idea dei sentimenti che in quel momento stavano tormentando il cuore della ragazza, il nome di un'altra donna che alleggiava tra loro, non ne aveva idea. Noma meritava di sapere.

:-chi era-: la corresse dunque, sospirando e sollevando il volto per osservarla negli occhi. Non sembrava arrabbiata, non era spazientita, stava aspettando, con calma, era tranquilla, era paziente, aveva capito.
Eret allora si fece coraggio e cominciò a parlare.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora