19-XIX storia delle storie

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-di osservazioni e di anni



Hiccup aveva sette mesi. Era un neonato parecchio rumoroso, piangeva sempre, la sua vocina acuta rallegrava sempre la casa silenziosa facendo un gran chiasso. Stoick non adorava molto le urla e quando sentiva il bimbo piangere iniziava a cantare, ma la sua voce non era delicata come quella di Valka, era gutturale, profonda e non faceva altro che aumentare il pianto del figlio.

:-no, no, piccolo Hiccup, no-: ripeteva cominciandolo a cullare. Allora quello piangeva ancora di più, non lasciando tregua al padre, così Valka si avvicinava lentamente, lo prendeva dalle braccia del marito e lo cullava dolcemente. Cantava, gli raccontava storie, la sua voce era più delicata e molto più apprezzata.

:-vichinghi siam, per mare andiam! Nel cielo rosso, che tinge il giorno, la guerra vincerem-: e il bambino si calmava, osservava i grandi occhi verdi della madre e sorrideva, si lasciava andare ad una risata divertita che tagliava tutti i pomeriggi di pianti.

Hiccup era un bambino curioso, nonostante i suoi sette mesi di vita, ma Berk, si sapeva, non era un posto per curiosi: era pericolosa, grottesca, piena di uomini armati di asce, con dirupi a picco sul mare, cieli tempestosi, un posto bellissimo dove vivere grandi avventura, con i suoi boschi infestati di creatura e i draghi.

Berk aveva i draghi e i Berkiani erano in guerra con i draghi. Valka non approvava ciò, non desiderava che suo figlio crescesse in un mondo dove si uccidessero creature innocenti per la sola innata paura di un nome, mostro, a loro attribuito. Valka non voleva che crescesse imparando ad uccidere, che impugnasse un'arma fin da bambino, che combattesse.
Erano vichinghi, combattere era nella loro natura, ma non contro i draghi.

Molte volte si era opposta a quella causa, aveva cercato di portare avanti le sue idee e di inculcarle nel popolo si Berk (alla fine era la loro regina!), di fermare quella guerra, ma i Berkiani erano cocciuti come una pietra: chiusi sui loro propositi, restii ad approcciare con qualsiasi altro stile di vita diverso da quello che avevano.

:-i draghi vanno combattuti-: le diceva il popolo.

:-sono dei mostri e devono essere annientati-:

:-se non li uccidiamo noi ci uccideranno loro-:

:-tu non dovrai mai diventare così, Hiccup-: ripeteva a suo figlio nella più tempestosa delle notti :-tu devi amarli i draghi, sono creature meravigliose-: aveva osservato suo figlio, gli aveva rivolto una carezza sul suo piccolo volto paffuto quella notte, quella notte che, anche se lei non lo sapeva, sarebbe stata l'ultima.

La guerra andava avanti da troppo tempo, il villaggio era stato preso di nuovo d'assalto, fuori Thor aveva scatenato la sua furia sul villaggio, fulmini incombevano violenti, le nuvole scure nascondevano i draghi che si muovevano veloci nel cielo, uomini combattevano, draghi rispondevano, la guerra andava avanti.

Valka aveva provato a tenere suo figlio lontano dalle urla della battaglia all'esterno, aveva cercato di non fargli sentire le crudeltà degli uomini e di cullarlo tra le sue braccia, ma erano stati tentativi vani.
Suo marito Stoick era fuori a combattere, dentro c'erano solo loro due e la loro paura.

Un tuono squarciò il cielo, una fiammata colpì la casa, il tetto si aprì sulle loro teste. Hiccup iniziò a piangere freneticamente, il suo pianto superò il rumore che faceva il cielo in quel momento; il drago, un Tagliatempeste dal manto rosso, si stagliava sulle loro teste, lo sguardo che fissava ardentemente il bambino che Valka aveva tra le braccia.

La donna era terrorizzata. Posò Hiccup nella culla e afferrò una spada, si frappose tra lei e il drago per proteggere suo figlio.

:-coraggio, fatti avanti!-: non avrebbe mai creduto di rivolgere quelle parole e quel tono ad un drago, ma il suo cuore la domava, batteva a mille, irrequieto e spaventato.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora