33-XXXIII storia delle storie

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-di amore e di separazione, di forza e sofferenza



Hiccup aveva un regno da comandare e troppe responsabilità a carico. Dalla morte di suo padre ogni cosa era ricaduta su di lui, con le sue sole spalle e le sue sole forze aveva sempre cercato di fare ciò che era giusto e garantire la pace nel suo regno.

Quando suo padre era a comando gli sembrava tutto più facile, non gli era mai servito molto per essere un buon re, amato e stimato da tutti, gli bastava una parola, uno sguardo, un gesto e tutto era perfetto. Suo padre non aveva mai fatto troppa fatica eppure sulla sua pelle portava i segni degli anni, tante decisioni sbagliate, tanti errori, tanti egoismi che l'avevano portato ad essere l'uomo che lui era.

Da quando se ne era andato, invece, quella facilità era sparita: Hiccup non era molto elastico, non sapeva gestire tutto insieme, non era pronto, non era sicuro, non era suo padre. Ogni giorno gente veniva da lui per chiedere consigli, avere pareri, dare opinioni sulla politica di Berk...

:-capo le pecore non stanno pascolando come si deve-:

:-capo, se posso consigliarla, la strategia migliore sarebbe una difensiva-:

:-capo il raccolto non ha dato molti frutti, cosa devo fare?-:

:-capo i mercanti oggi non sono arrivati giù al porto-:

Hiccup aveva sempre cercato di accontentare tutti, di rendere tutti felici, dare il meglio di sé ma lui si sentiva sbagliato: sentiva di non essere adatto a quel ruolo, sentiva che ogni cosa che faceva era destinata a fallire, lui prendeva decisioni sbagliate, commetteva errori, per lui non era affatto facile.

Tutto quello gli toglieva un sacco di tempo, aveva sempre la mente troppo impegnata per pensare ad altro, era sempre troppo indaffarato ad occuparsi dei commerci del villaggio, organizzare cerimonie importanti, risolvere diatribe tra i cittadini, così tanto impegnato da trascurare addirittura sua madre e la sua ragazza. Era stato così tanto impegnato che non si era dato tempo per il suo dolore, non aveva avuto tempo; e nelle notti più buie, quelle in cui tornava a casa e la trovava già silenziosa e dormiente, quelle notti dove l'unico rumore fosse il suono del suo respiro, in quelle notti buie dava sfogo ai suoi pensieri.

È morto, si ripeteva, è morto, è morto!...Stoick, tuo padre, è morto. Aveva un macigno sul petto che il ragazzo non era riuscito a togliersi, un peso che non riusciva a sopportare, un ricordo che voleva dimenticare.

Aveva provato ad eliminare tutto dalla sua testa, a scordarsi di quel giorno fatale, del corpo di suo padre riverso sul pavimento, con gli occhi chiusi come se stesse dormendo, aveva cercato di scordarsi di lui e forse così sarebbe andato avanti, ma la verità era che lui aveva bisogno di suo padre, era morto troppo presto, l'aveva lasciato solo, ma Hiccup aveva bisogno di Stoick.

Allora a quel punto chiudeva gli occhi e cercava di ricordare la sua voce, i suoi occhi pieni di speranza, la sua rumorosa risata, la sua voce roca che impartiva ordini, il suo cipiglio arrabbiato quando entrava in battaglia...voleva ricordarlo così il padre, così com'era, come se, in questo modo, il giorno dopo l'avesse visto scendere velocemente le scale della loro capanna traballante e dare il buongiorno al figlio prima di andare alla Grande Sala per svolgere gli incarichi del giorno. Come se l'avesse potuto rivedere...

Ricordava ancora le sue parole dolci. :-Hiccup, questa è Berk!-: gli aveva detto mostrandogli tutto il suo splendore dalla vetta alta di una montagna :-è la nostra casa, e tu dovrai fare tutto per proteggerla-: all'epoca Hiccup era soltanto un bambino di sei anni, innocente, ingenuo, speranzoso ancora, ma suo padre aveva già visto qualcosa in lui. :-non preoccuparti-: aveva aggiunto :-ti guiderò io-: e non aveva avuto l'opportunità di farlo.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora