17-XVII storia delle storie

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-di rammarico e dispiacere



Eret credeva di aver già capito come funzionasse il mondo, era più che convinto che ogni cosa si basasse su principi e meccanismi molto simili, che ogni cosa fosse dettata dagli Dei e dalle loro leggi morali.

Del mondo aveva osservato tutte le sue sfaccettature, ne aveva assaporato tutti i principi, tutti i colori che lo componevano, tutte le sfide, tutti i compressi, tutti i passi, credeva di conoscerlo il mondo.

Poi era arrivato a Berk e qualcosa era successo: tutte quelle leggi morali a cui era saldamente legato si erano spezzate, aveva imparato a conoscere un'altra parte del mondo. Berk rompeva gli schemi, era diversa, era migliore, era una porzione di mondo lontana da tutto ciò che era conosciuto. Eret era cresciuto a Berk, era cambiato, aveva imparato a cambiare.

:-sarà l'aria, sono tutti un po' matti a Berk!-: gli ripeteva in continuazione Skaracchio in maniera ironica, ma lui credeva che qualcosa di vero ci fosse: a Berk erano diversi, forse matti e un po' squilibrati, ma diversi.

:-vivi qui da quando sei nato?-: chiese una volta Eret a Skaracchio. Era l'inizio in cui lui era arrivato a Berk, i primi tempi in cui aveva iniziato a familiarizzare con quanto avesse attorno a sé. Quel pomeriggio si era recato alla fucina di Skaracchio per aiutarlo con qualche commissione importante e ne aveva approfittato per fargli qualche domanda.

Skaracchio rise di quel che Eret aveva chiesto, gli diede una ponderosa pacca sulla spalla e ammiccò.

:-Berk mi ha visto nascere e crescere-: affermò infine :-un bel posto dove stare, vero?!-: disse ironico. Eret aveva riso divertito poi, come a confermare le sue parole, si era osservato intorno e aveva ispirato a grandi polmoni.

:-non hai mai sentito la voglia di andare via?-: proseguì con le domande :-io non sono un tipo sedentario, credo che dopo così tanto tempo mi sarei annoiato!-: Skaracchio l'aveva osservato con le sopracciglia alzate e uno sguardo spavaldo.

:-è questo il punto, mio caro amico-: aveva detto :-a Berk non ci si annoia mai-:

E passavano così i loro pomeriggi, pieni di domande e curiosità e di rispose e affermazioni. Eret aveva iniziato a frequentare la fucina di Skaracchio più del solito, ogni pomeriggio era buono per andare a dare una mano al vichingo; con Skaracchio si trovava bene, poteva parlare tranquillamente, non aveva problemi, non doveva misurare le parole, era spontaneo.

:-ti è sempre piaciuto fare il fabbro?-:

:-quanto hai visto del mondo fuori da Berk?-:

:-ti piace viaggiare?-:

:-quanti draghi hai visto?-:

:-non hai mai pensato di fare il commerciante?-:

Queste e tante altre erano le domande che Eret poneva all'uomo e alle quali lui era molto propenso a rispondere, occupando i loro interi pomeriggi a parlare.

:-e tu, Eret figlio di Eret, che mi dici di te?-: chiese un pomeriggio Skaracchio nel modo più scherzoso di tutti. Eret sentì un groppo salirgli in gola, le parole gli mancarono per la prima volta, la bocca s'impasto di silenzio.
Skaracchio voleva sapere, come era giusto che fosse, aveva curiosità di scoprire la vita del suo interlocutore, quel ragazzo tanto curioso voleva sapere chi era. Ma lui, Eret, chi era davvero?

Guardando indietro nel tempo il ragazzo non aveva nulla da raccontare, non portava con sé storie belle e avvincenti come quelle di Skaracchio, non era mai stato orgoglioso del suo passato, non aveva fatto grandi cose, vi era una macchia sul suo cuore, indelebile e incancellabile.

𝓓𝓻𝓪𝓰𝓸𝓷 𝓣𝓻𝓪𝓲𝓷𝓮𝓻||Storie di Cavalieri e di draghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora