Capitolo 2

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La felicità vive in attimi illusori,

sussiste grazie alla falsità dei pensieri.

Che sia la mente il più grande dei fardelli,

o il cuore il più bravo degli attori?

Riempio conversazioni con il niente. Ho sempre subito la pesantezza di non sapermi esprimere nell'immediato. Tutti muovono la bocca con aggraziata sinuosità, e a prescindere da quello che dicono, riescono costantemente a muoversi a ritmo del tempo. Il mio appartiene ad un'altra realtà. Si colora di fumi densi e pitture suggestive. Una dimensione frastornata da interferenze sonore, flash accecanti e cicatrici eteree, dove il sangue sgorga come un grosso fiume in cui bambini sorridenti giocano e si rincorrono. Che quel dolore pesante sopra il petto sia un segnale? Perché quest'amarezza mi aiuta a rimanere positivo? Il frutto del mio amore è un manichino spento che cammina come chiunque. I suoi passi sono identici, le sue emozioni sono le stesse, le emergenti parole suonano ridondanti. Ricciolo me lo diceva in continuazione: "Stai mancando le pulsazioni". Non sapevo come intendere quel suo nitido avvertimento. Scambiavo il significato con l'interpretazione più semplice, incolpando il cuore delle mie azioni e di ogni infinito rimpianto. Desideravo parlare secondo una rara genialità. Impostare le parole in frasi nuove, fresche e dolci all'udito. Ricciolo mi avrebbe accolto nel suo regno, oltre il velo della propria prigione. Ma seppur la pioggia mi spingesse a prendere una posizione, io mi fermavo a sognare tra le fessure delle nuvole, immaginando il fiume di sangue che scorreva libero. Libero come non sarei stato mai. I bambini puntavano il dito contro di me, avvertendomi del mio ritardo e della mancata occasione. Ecco il cerchio che si chiude, la consapevolezza restringe il campo visivo sui capelli sfuggenti di Ricciolo. La chioma ricorda quella di un albero in Primavera, ovvero la stagione degli uccelli, dei fiori e del cielo limpido. La stagione dell'amore. Forse l'amore è così facile da comprendere, tanto da permetterci di comparare la sua grandezza ad una stagione. Poniamo il concreto e l'astratto in una stretta relazione, assecondando un ideale che sappia descrivere un concetto esageratamente complesso. Il respiro si affanna, la vista decade nella mia dimensione interiore. I fumi si accavallano attorno al mio naso e il mio corpo, la debole dimora che conduce quell'indegno cammino, comincia a spirare. Ricciolo mi riporta nel mondo reale, il pianeta bagnato dalla pioggia e dove le nuvole si riassestano per non far sgorgare i fiumi. Le mie mani si staccano dall'asfalto e gli occhi riprendono dimestichezza con la loro funzione. Uno strano pianto si fa strada attraverso essi. Piango sorridendo, arrabbiandomi e stringendo forte la mia maglietta. Guardo Ricciolo spaventata ed incuriosita, attirata dal secondo surreale nel quale l'ho coinvolta.

"Il mio amore non è la Primavera. Il mio cuore non vive in Inverno, in Autunno e nemmeno in Estate. A volte il cuore non lo sento, lo perdo e poi lo ritrovo. L'amore, invisibile ai miei occhi, gli sussurra parole intraducibili". Il vento sposta le mie ciocche e sospinge la mia schiena verso l'alto. Sento una bizzarra leggerezza avvolgermi gli arti. Le lacrime svaniscono e riprendiamo a camminare. Ricciolo non commenta la mia lamentela, si limita a ridacchiare di nascosto, guardandomi di sbieco.

'L'amore dev'essere un alieno. Una strana creatura che vive durante tutte le stagioni, che si identifica con ognuna di loro. E le stagioni si inchinano ad esso, come un principe atterra le sue ginocchia di fronte al proprio Re'.

RICCIOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora