Respiro.
E poi respiro ancora.
Il sapone non basta per cancellare certi segni. Rimangono indelebili sul corpo, come parole di un libro o note musicali di uno spartito. Forse è grazie a questi pezzi che nascono soliloqui creativi come questo riguardante la figura di Ricciolo. Si tratta di una storia e potrebbe parlare di un'esperienza. Sono due caratteri fondamentali in stretta connessione. Spesso, però, sento il bisogno di vivere esperienze attraverso le storie; pertanto, queste ultime sono fautrici delle prime. È ovvio che si possa ridurre tutto quanto ad un conseguimento di nomi, una lista di concreti personaggi umani, gente che ho amato e che amo tutt'ora. Sorge un inspiegabile bisogno di non cancellare queste sensazioni. Il primo motivo riguarda la loro funzione motrice: se non amassi, probabilmente non perderei tempo a parlare del nulla. Il secondo motivo è terapeutico, una metodologia auto-conservativa della propria psiche, o come voglio ipotizzarlo io, del proprio cuore. Ricciolo esiste come non lo fa, e l'assunto che vive in questa mia affermazione delinea esplicitamente il mattone da cui sono partito per costruire questa grande casa adibita alle speculazioni. Il ragionamento serve per ricollegarsi al principio esistenziale di questa storia, dove l'esperienza serve per scrivere, sebbene la storia in sé serva ad avere un'esperienza. L'essere vago mi protegge, funge come scudo per le verità che si fanno troppo sensibili. E chiedermi se io sia sincero o solamente un abile pensatore pieno di ipotesi, idealizzazioni e realtà da assemblare, mi aiuta a mantenere viva la scintilla della mia ispirazione.

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RICCIOLO
ContoL'amore per Ricciolo è una creatura in continua evoluzione. Io ne sono il proprietario, seppur suo schiavo e testimone. Vivo secondo i suoi principi, credendo di poter decidere per lui. A Ricciolo dono la mia introspezione, per rimuovere il ricordo...