Capitolo 8

31 3 0
                                    

Bramiamo l'amore,

la pace nel cuore,

ma temiamo gli innamorati,

e siamo spaventati dall'innamorarci.

L'ossimoro del sentimento che ricerchiamo è capace di spaventare ogni creatura. Lo spettro di follia che nasconde l'amore scioglie qualunque razionalità a lui legata, e facendolo, dissotterra sguardi e percezioni a noi sconosciuti. Tra le mie mille avventure e sostenendo il piacere condiviso con il demone, conobbi una strega. Si trattava di una donna gentile, spumeggiante nel suo modo di esprimersi. Aveva la pelle chiarissima, candida come un manto di neve, ma si vestiva ogni giorno in maniera uguale, variando nel suo limite estetico solamente tra le diverse sfumature del nero. Qualche mattina indossava cappelli violacei e in altre sere preferiva coprirsi di fiamme e rose appassite. La strega urbana era spesso scettica nei miei confronti, soprattutto se consideriamo il fiuto che la avvisava degli inganni o delle menzogne, peccati di cui io vantavo una vasta schiera. Ciò nonostante, percepiva un subbuglio di pensieri e persistenti contraddizioni nel mio petto, che le permettevano, rimanendo nel buio della sua diffidenza, di compatirmi. Una creatura bianca vestita di nero è anch'essa una grande antitesi; si parla di concetti intrinsechi nell'atteggiamento che travisano i gesti a cui ci affidiamo. Una strega difficilmente potrebbe venir accettata come essere abile di donare del bene, della bontà. L'oscurità dalla quale si lascia avvolgere sembra nascondere atti di profonda malizia, oltre che valori distanti dalla fiducia che lei medesima si concede. Ho creduto, intromettendomi nella sua mondanità, che ci fosse qualcosa di più solido invece che la solita manica di supposizioni. Come l'amore aveva cambiato me, (venendo smentito e digerito sottoforma di un'opposta sostanza), così aveva cambiato lei. Nel passato, prima che le nostre strade si incrociassero, un altro viandante si era specchiato nell'abisso di cui era portatrice, e con una semplice goccia di colore, ne aveva cambiato l'intera essenza. Che grande potere si portano appresso le persone! Siamo culle di simboli e segni, caverne in cui sono stati disegnati graffiti e altri eventi allegorici in chiave artistica. Siamo pianeti fluttuanti, viaggiatori dell'enorme cosmo che ci racchiude. E siccome siamo piccoli, più di noi stessi, bramiamo ciò che è grande, ciò che non si conclude mai. Io e la strega ci siamo sfiorati solo per un attimo, condividendo il vuoto oltre l'apparenza, lo specchio fratturato dell'anima. Ammirando gli altri abitanti di questo mondo ci siamo confortati, sapendo bene che, per quanto il dolore possa cambiarci, per quanto ridicoli possiamo apparire, rimarremo dei semplici innamorati, avventurieri del tempo e delle sue molteplici forme. Il demone mi strattonò dalla maglietta, attirandomi verso i suoi bisogni e i suoi malesseri. Mi spettavano altri compiti, altri vuoti da colmare. Intanto, Ricciolo era scomparsa ed io mi sentivo leggero. Ero circondato da persone che, similmente a me, non avevano più cuori a cui dover appigliarsi, se non il proprio. La paura iniziale che comprimeva il torace, si minimizzò ad un fastidio sotto al naso, un profumo che mi capitava di sentire, di odorare, ma che volava via insieme al vento, dimenticandosi di me e di tutto quello che ero stato. Sopravviveva l'amaro aroma dei miei battiti, il gusto acido del sangue tra i denti. La metamorfosi dell'amore divenne piacere, nemico spaventoso e affascinante. Il piacere fu il mio ultimo ripudio della pazzia che mi fece sentire un miserabile, e stringendo i fianchi del demone sfortunato, baciandogli il collo e le braccia, mi sentivo vivo.

Mi sentivo.

RICCIOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora