Capitolo 5

34 3 0
                                    

Amare non richiede ricette,

sebbene il cuore sia il peggiore dei cuochi.

Le istruzioni mancano, così come gli ingredienti,

ma ogni sogno esige la propria realizzazione,

e il fallimento ne sottrae l'allucinazione.

Riapparve il tramonto sulla mia esistenza, un intenso color arancio che descriveva perfettamente il mio stato d'animo naufragato su un'isola deserta. Non avevo abbastanza forze per tornare sulla precedente retta via, così abbandonai i miei sogni e le mie speranze, incapace di definire una giusta soluzione. La mia vita si apriva ad una nuova libertà, un ambiguo orizzonte privo di ostacoli che si ritraeva sullo specchio d'acqua del mare. Ogni passo, per quanto ispirato dall'infinito in fronte alle mie retine, sosteneva la stanchezza di due ginocchia fiacche e amareggiate. Non sapevo verso che cosa o chi io stessi camminando, e più il mare si agitava, più le onde si alzavano, più il mio cuore si sentì annegare. Come si riemerge da un dolore così profondo? Come posso scappare da una disperazione così sottile? Non avevo risposte. Ogni bracciata nell'oceano era conseguente ad un'ennesima domanda alla quale non potevo ribattere. La coscienza in subbuglio alternava i momenti di riposo con quelli di alienazione. Il creato attorno alle mie articolazioni pulsanti cominciò a diradarsi in una struttura artificiale escogitata unicamente per la mia sofferenza, e i polmoni si riempirono di liquidi velenosi, marci fin dall'origine. L'amore era intraducibile, un limite alla conoscenza, una malattia per coloro che desideravano poter proseguire oltre l'inconsapevolezza. L'impossibilità di ottenerne una definizione, mi costrinse a sprofondare negli abissi, abbandonando la mia sacra impresa, ripudiando una volta per tutte la mia attrazione fatale verso Ricciolo. D'altronde anche gli insetti sono spesso attratti dalle forti luci, e la maggior parte delle occasioni si risolvono con un'irreversibile bruciatura, la morte. Assistetti allo spegnimento di una stella e al collasso di quest'ultima su sé stessa. Il mio cosmo cambiò la propria natura, lo spazio inarrivabile divenne poco stimolante e la solitudine del vuoto dipinse le mie carni. Avevo amato inutilmente, scambiando ciò che era giusto fare con quello che desideravo provare per davvero. Tutto quel sogno idilliaco si consumò come un pezzo di carta scritto a mano, gettato sulla fiamma ardente di un falò. Al contrario io non ardevo, la mia passione non aveva trovato possibilità d'espansione, anzi si fidò ciecamente di un sentimento molto più simile ad una religione. Ero rimasto fedele ad un concetto ingannevole e illusorio, un'impresa che tristemente mi avrebbe portato ad annegare, proprio come adesso. Le bollicine che rilascio nuotano imperterrite verso la superficie, riflettendo lievemente la luce filtrante capace di mostrarmi tasselli memoriali che sono pronto a dimenticare. Quanto amore può venir sprecato? Il rimpianto è devastante.

RICCIOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora