Non ero più pioniere dell'infinita tristezza.
Il cuore mi aveva sempre aspettato dove lo avevo lasciato.
La morte divenne un confine superabile, un muro illusorio per coloro spaventati dal vivere.
Non avevo ancora amato fino alla follia, sebbene rischiai di divenire un figlio dell'insania per rincorrere la possibilità di amare.
Partendo per le mie nuove avventure, donai alla mia mente lo scorcio di realismo che desiderava per porre in ordine la mia esistenza.
Ebbene lo recitai, prima di raggiungere la strega, prima di seguirla nelle sue galassie distanti:
Ricciolo era il veleno del cuore, la tossina del desiderio mai affrontato.
Il demone era una ragazza incapace di amarsi.
La cornacchia era una donna privata dal sogno.
L'astronauta fu un amico consumato dall'incertezza.
Le sorelle erano le mie voci interiori, la manifestazione delle parole che speravo di udire avvolto nella mia solitudine.
Io ero amore, cioè il simbolo dell'ordinario, colui che ti cammina a fianco sul marciapiede, il ragazzo che si siede nella metropolitana, quello che, quando ha paura scappa e quando soffre piange.
Ma l'amore che proviamo, soprattutto il modo in cui lo facciamo, ci diversifica e ci dipinge come creature fantastiche in un mondo dato per scontato.
Caro il mio cuore,
Ritrovato nella gentilezza delle tue parole,
Bentornato.
Mi accorgo di amarti, come posso, come viene.
Guardo il cielo e respiro.

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RICCIOLO
Short StoryL'amore per Ricciolo è una creatura in continua evoluzione. Io ne sono il proprietario, seppur suo schiavo e testimone. Vivo secondo i suoi principi, credendo di poter decidere per lui. A Ricciolo dono la mia introspezione, per rimuovere il ricordo...