Capitolo 1

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Caro il mio cuore,

Perso tra i dolori delle tue parole.

Torna a me,

Pioniere dell'infinita tristezza,

Poiché ti ho amato fino alla morte.

Fino alla follia.

Ricciolo sapeva giocare con i giusti tasti. Lo faceva involontariamente, le sue parole erano lo specchio della propria personalità contorta e in continuo tormento. Probabilmente sbagliai ad innamorarmene, o così pensavo al tempo, ma spesso cerchiamo conforto nelle cose che più ci assomigliano. Succede perché abbiamo paura dell'ignoto, del diverso, e sicuramente del normale. Ricciolo non lo era, con la sua sofisticata bellezza e con quell'atteggiamento acido che nascondeva le sue fragilità. Me ne innamorai sotto la pioggia mentre la riaccompagnavo a casa. Il mondo appariva come una composizione scritta nel passato, creata unicamente per quell'istante in cui, sommerso dalle lacrime del cielo, ella mi sorrise salutandomi.

"Ci vediamo".

Quando ci saremmo rivisti non lo sapevo. Sarebbe potuto essere il mattino dopo, il pomeriggio seguente o la settimana che si avvicinava. Sarebbe potuto essere anche tra dieci anni, e sicuramente l'avrei amata. Ricciolo aveva scolpito nel mio cuore una chiara memoria felice, un monito della mia sensibilità, del mio desiderio. Ma Ricciolo era indecifrabile, assomigliava ad un mare in tempesta, con lampi e tuoni, una vetta ripida e stancante. L'autostima vacillava tra le onde, in mezzo alle nuvole, e furono più le volte in cui io non mi sentii adatto, che quelle in cui fui convinto di avere un'occasione. Eppure di occasioni ne capitano a bizzeffe in una singola vita. Ti offrono contratti, scelte, compromessi e responsabilità. Vaghiamo tra rapporti e legami, ignari delle cause che ci hanno condotto a quei momenti. Ho colto occasioni quando potevo, assecondando una coscienza in grado di riconoscere il proprio posto, mentre altre volte, frustrato e depresso, rifiutavo il ruolo che avrei dovuto ricoprire. Con Ricciolo di ruoli non ne esistevano. E la gente parlava; discuteva del suo aspetto, criticava le sue idee e ridicolizzava il poco che essa si permetteva di provare. Infine appresi l'approccio più corretto, il metodo che io stesso ritenevo più speciale. Avrei dovuto amare, nutrire il cuore di dettagli e sfumature. Amare Ricciolo era il mio dovere, amarla per i difetti e per i pregi, per l'identità unica con cui partecipava all'integrità del mondo. Avrei dovuto amare l'infinito, l'anima e il corpo. Tutto mi sarebbe stato rivelato un giorno, benché impaurito dal fallimento, avrei sicuramente perso minuti preziosi. Quindi presi coraggio, strinsi i pugni e deglutii. Aspettai la pioggia, per trovare una romantica circolarità nelle mie azioni. Guardai i suoi capelli statici, perfettamente sovrapposti attraverso la distesa scura di ricci. "Anima e corpo", ripetei. Avrei amato secondo la natura dei miei sentimenti, lontana dall'artificiosità comune della gente. Non si sarebbe trattato di cogliere un'occasione, di accettare un compromesso, di sostenere una responsabilità. Avrei amato di impulso, scoprendo me stesso dietro alla paura, scoprendo Ricciolo dietro agli inganni e ai dolori. 

RICCIOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora