La pelle, il corpo e l'anima.
Il corpo rimbomba, è il temporale dell'amore.
L'anima illumina, è il cielo che decade sulla terra.
La pelle li imprigiona, è il filo che connette tutti quanti.
Il male da cui veniamo travolti è una coperta comune. Il demone, infatti, si presentava incappucciato e disprezzante della propria immagine. La forma del suo corpo era divenuta l'apoteosi del peccato, e non c'è nulla di più tentante per un anima placida e senza interessi. La pelle ci amalgamava come cortecce di un albero, ruvidi al tatto, ma traboccanti di vita all'interno. Il frutto del piacere derivava dall'epidermide assuefatta alla nuova forma, la melodia di un grido così soave da richiamare ogni orecchio a sé. Ricciolo non aveva una forma precisa, anzi permetteva al suo corpo di traballare fra le linee della realtà in cui venivamo posti. Quando cadeva la pioggia, alcune parti di lei si bagnavano, mentre altre rimanevano asciutte. La culla della propria confusione rendeva instabile il filo che la legava al mondo.
Qui dall'astronave Ricciolo è solo una persona. Non rimembro il colore della sua pelle, l'ampiezza della sua vita, il suono della voce. Restano solo i suoi capelli, la foto contorta che ho impresso nella memoria. I nostri corpi sono lontani, e da sempre lo sono stati. Convincevo il mio pupazzo a vedere una luce nell'oscurità, la condanna dell'uomo che per l'eternità sosterrà i nostri ideali: la speranza. Non lo dico per impietosire i cuori o apparire come un disfattista. Sono soddisfatto delle mie realizzazioni, e senza il dolore della mancanza, non avrei mai scoperto la felicità dei singoli attimi separati dal tempo. La strega mi ha insegnato ad andare oltre alla pelle, ignorando il sapore dei corpi e l'idealizzazione dell'anima. C'è un filo che collega i cuori, e si sovrappone ad ogni banalizzazione che decidiamo di proporre per spiegarlo. Nel mio profondo, le dimensioni si accavallano l'una sull'altra, i bambini piangono e i fiumi distruggono le città. C'è sangue in ogni sentimento, le gocce traboccano da enormi bottiglie di vino, così che il male ancora una volta possa intrufolarsi nelle mie visioni.
Per crescere bisogna accorgersi del vecchio che comincia ad ammuffire. La marcescenza del mio putrido cuore penetra nell'anima e la macchia di rosso. Dove sta il "nuovo" che ricerco? Ma è importante domandarsi cosa sia davvero quello che cerchiamo. Altra pelle per compatirsi? Altri battiti per coprire il suono del nostro? Un sonno improvviso spegne il cervello e tutte le sue funzioni associate. Mi accascio nelle lenzuola turchesi del letto e ritrovo la sofficità delle nuvole. Un sonaglio scandisce il ritmo di una ninna nanna e così mi addolcisco specchiando la mia purezza all'interno di uno stagno celeste. Il paradiso è un inferno riversato, è il negativo del mondo che detiene il potere del libero arbitrio. L'amore sorregge ogni struttura, ogni bene e ogni male. A me spuntano le ali, ma il pavimento crolla e giunge la notte. Mi riapproprio della veglia ammirando la galassia stellata e vivace.
"Hai fatto un incubo?", domanda l'astronauta.
"Ho vissuto un sogno che sembrava il reale. La pelle bruciava, ma il sangue bramava il cielo. Sento di dover trovare casa mia, amico. Perché temporeggiando nei tuoi sollazzi, finirò per sdoppiare la mia identità".
"Qui c'è posto per te", ripete enfatizzando un tono sentimentale.
"Lo so. Ma il corpo si ribella e l'anima vuole fuggire. Sono smarrito nel mio vero reame, quello dei cuori impiccati e insanguinati. La gogna mi aspetta".
L'astronauta, affranto dalle mie richieste, appoggia il proprio guanto sulla mia spalla. Toglie il casco e, tremando dalla vita in giù, mi mostra il suo viso senza volto. È una faccia privata di tutto e colorata di nulla, la pelle ha succhiato ogni goccia d'amore.

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RICCIOLO
Historia CortaL'amore per Ricciolo è una creatura in continua evoluzione. Io ne sono il proprietario, seppur suo schiavo e testimone. Vivo secondo i suoi principi, credendo di poter decidere per lui. A Ricciolo dono la mia introspezione, per rimuovere il ricordo...