La desolazione è un vasto mare.
Ne bevo l'acqua come se fosse un bicchiere di lacrime salate,
e più ingerisco nuove sofferenze,
più mi accorgo di dover amare.
Ricciolo era cambiata. Aveva i capelli più corti, ma sempre ricci e voluminosi. Andava in giro con un damerino ordinato e gentile. Sentivo che nei suoi occhi egli assumeva una bellezza mai ritrovata in me. Il dolore mi fece uscire pazzo, e baciare il demone ardentemente non servì a curarne l'impatto.
"Tu sei un idiota", mi ripeteva la strega sorridendomi. Era certa che cercassi l'impossibile, l'inarrivabile. Non ero pronto ad accettare la struttura già assestata del mondo attorno a me. Non ero riuscito a capire Ricciolo, non avevo compreso i sentimenti del demone e sicuramente sviluppavo un'irrimediabile storia anche su di lei. La strega mi passò il suo cappello violaceo e mi accarezzò il volto. Standole accanto percepivo una strana sicurezza, e alle orecchie dei lettori suonerà strano sapere che, nonostante la natura del nostro legame, pensavo di appartenere ad un luogo. La casa della strega era una palafitta in legno levigato. Una casetta che si illuminava di arancio se vista da fuori e che al suo interno, arredata amorevolmente, profumava di rose e gigli. Gli spazi che nascondiamo sono quelli più in contrasto con quelli che mostriamo. Il demone era suadente e sensuale, ma la sua dimensione era sanguinolenta e marcia. La cornacchia era vestita di bianco e cosparsa di petali, ma casa sua era un cubo vuoto con l'intonaco del muro freddo. La strega, infine, che appariva buia e tenebrosa, aveva un cuore caldo, quasi bollente. E sebbene ripudiasse ogni tentativo di ancoramento, mi lasciava fare quello che desideravo. Mi sedevo sul suo divanetto soffice, con i cuscini morbidi e ricoperti di pelame. La guardavo giocare alla piccola scienziata, creando pozioni e dando pieno sfogo alle sue ricerche alchemiche. Poi si cambiava i cappelli, sceglieva nuovi manti da indossare, nuove scarpe con cui incamminarsi in città. Io la guardavo e nelle sue pupille ritrovavo una bambina spontanea e gentile. Il brutto di questo universo risiede nell'abbandono della prima età. Staccandoci dall'inconscio dell'ignoto, dalla curiosità della natura, proseguiamo verso strade di pietra, prive di suoni e colorate da negatività e malsano individualismo. Ci riteniamo maturi, benché tentenniamo nel riconoscere di essere semplici bimbi smarriti. Smarriti da dove? Come detto in precedenza, nel mio regno interiore scorrono fiumi di sangue. I bambini ci ridacchiano dentro, come se quello che sgocciola dai loro palmi sia semplice succo d'uva. Ferire un bambino è un'ingiustizia assoluta. È simile allo strappare una tela bianca, tirare un sasso contro una nuvola. Il sangue che fluisce tra le loro caviglie trova la propria fonte nelle mie cicatrici. Gli zampilli bruni zampettano fuori dalle domande che non trovano risposta, dalle sicurezze effimere con cui mi rassicuro. E amare Ricciolo, come amare il demone, come amare la strega, è il dolore più grande che io debba sopportare.
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RICCIOLO
Short StoryL'amore per Ricciolo è una creatura in continua evoluzione. Io ne sono il proprietario, seppur suo schiavo e testimone. Vivo secondo i suoi principi, credendo di poter decidere per lui. A Ricciolo dono la mia introspezione, per rimuovere il ricordo...