Capitolo 3

726 11 3
                                    

Erano passati tre giorni da quando avevo iniziato un nuovo capitolo della mia vita è tutto sommato stava andando meglio giorno per giorno.

Mi sentivo ancora in imbarazzo se giravo in pigiama per casa o aprire semplicemente il frigo davanti a Tony o ai suoi figli e pensai che non sarebbe mai cambiato questo disagio.

L'estate stava finendo, e agosto era passato troppo in fretta. L'università stava quasi per iniziare e l'idea che uno sconosciuto pagava i miei studi non mi andava ancora a genio. Non volevo avere debiti con nessuno e sopratutto non volevo dipendere dal compagno di mia madre.

Era tardo pomeriggio, ero sdraiata su una         chaise-longue mentre leggevo concentrata Orgoglio e Pregiudizio, uno dei miei primi romanzi che mi aveva fatto completamente innamorare.

Ero un inguaribile romantica, come non avrei potuto credere nell'amore, e nonostante i miei genitori si erano fatti male a vicenda, questo non abbatteva la mia speranza che anch'io un giorno, avrei incontrato il mio Darcy.

Forse potevo sembrare una bambina che credeva ancora nelle favole e potevo definirmi anche tale, ma ero dell'idea che ogni essere umano almeno una volta nella vita, incontri il suo amore platonico, quello che ti stravolge l'anima e ti sconvolge il cuore.

Io ero ancora molto giovane, in diciannove anni della mia vita non mi ero mai innamorata nonostante avessi un fidanzato a Tjiuana.

Con Alec ci conoscevamo dalle medie. Mi era stato accanto nei momenti più difficili della mia vita per questo provavo un grande sentimento per lui che però, anche se mi faceva male a pensarlo, non era amore.

O almeno non era l'amore che avevo sempre immaginato per me. Io volevo passione, tranquillità e un indescrivibile amore l'uno per l'altra ma con lui, io queste cose non le avevo mai provate.

Improvvisamente tossii per una strana puzza che assomigliava a quella del fumo della sigaretta, ma non sapevo con certezza cosa fosse, potevo dire solo che mi stava dando la nausea.

Smisi di leggere e mi tolsi una cuffia dall'orecchio per cercare di capire da dove provenisse l'odore insopportabile ma sussultai dallo spavento e anche un po' dalla sorpresa quando di fianco a me trovai il figlio di Tony, Blake Anderson.

«Potresti allontanarti? Questa puzza mi sta facendo venire il mal di testa» sussurrai imbarazzata.

Non avevo mai avuto modo di parlare con lui perché in casa non c'era mai, a differenza di suo fratello nel quale stavo instaurando un buon rapporto, magari fraterno.

«Mi sono seduto qui per un motivo. Non ho intenzione di spostarmi solo perché ti da fastidio» rimasi a bocca aperta.

Era sdraiato comodamente sulla chaise-longue di fianco alla mia, con un braccio dietro la testa mentre sbuffava il fumo in aria.

Indossava una maglia nera a maniche corte che poteva permettermi di vedere i suoi muscoli virili e ben definiti.

Guardi il suo profilo, il naso perfetto e le labbra racchiuse in una smorfia. Li dava fastidio la mia presenza? Allora perché si era sdraiato al mio fianco.

«Dovresti preoccuparti di quello che pensa la
gente, sopratutto se il fumo può dare fastidio» ribattei.

«Me ne fotto di quello che pensa la gente!» spalancai gli occhi per i termini che aveva usato, non ero abituata a questo tipo di linguaggio, o almeno era da un po' che avevo smesso di farci l'abitudine.

«Scusami se te lo dico, ma in questo caso potresti risultare egoista, e non è una cosa di cui andarne fieri» ripresi a leggere il mio libro ignorandolo completamente anche se la sua presenza mi causava disagio.

Life in your handsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora