capitolo 7

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Non ci volevo credere. Erano le tre del mattino ed io ero ancora lì su quel divanetto con la speranza che la festa finisse subito.

Volevo andarmene, quel posto non faceva affatto per me. Mi sentivo soffocare, a volte l'aria non arrivava più ai miei polmoni o forse era solo una mia sensazione causata dall'ansia che come un insetto fastidioso veniva a trovarmi ogni volta che voleva rovinandomi tutto.

Davo tutta la colpa a lei se ero così chiusa e introversa.

Travis era di fronte a me, cercavo il suo sguardo per dirli che sarei voluta tornare a casa, ma era troppo impegnato a parlare con Madison e a baciarla per prestarmi un po' della sua attenzione. Volevo che pensasse a me e al mio disagio, ma non volevo al tempo stesso rovinare la serata al mio fratellastro preferito rispetto all'altro, solo per un mio capriccio.

Jenna parlava indisturbata con i suoi amici di qualcosa che neppure stavo ascoltando, non mi interessava.

Blake era sparito da un'ora con la biondina che prima era con noi, Naomi. La Barbie finta ma che ahimè era bellissima e una come lei non passava di certo inosservata e se fossi stata un uomo un po' avrei cercato di capire Blake. Ero sicura che erano su un letto di qualche sconosciuto a divertirsi come matti, mi venne quasi un conato di vomito al solo pensiero.

Il mio telefono squillò per la decima volta, alzai gli occhi al cielo frustata e stanca. Non era mia madre, lei sapeva che ero con i miei fratellastri e aveva addirittura chiesto a Blake di tenermi sotto
controllo cosa che non stava affatto facendo, ma era Alec che non smetteva di cercarmi.

«Jenna rispondo un attimo al telefono e arrivo subito ok?»

«Sei sicura tesoro? Vuoi che ti accompagni?» mi guardò. Aveva gli occhi rossi e rideva senza un motivo, aveva bevuto troppo e portarla con me ad assistere alla litigata che avrei avuto con il mio fidanzato, sembrava non essere una buona idea.

«Non preoccuparti. Sarò qui tra cinque minuti» lei mi sorrise alzando il pollice per farmi comprendere che aveva capito e mi alzai velocemente dal divanetto.

Mi inoltrai nella folla, cercai di evitare le gomitate che la gente dava mentre ballava spensierata ma non ci riuscì dato che un ragazzo fece entrare il suo gomito in collisione con le mie labbra facendomi mugolare dal dolore.

Lo guardai male e stavo per dire qualcosa, ma lui si scusò in ogni maniera possibile e decisi di rimangiarmi le parole. Non l'aveva fatto apposta infondo è non volevo ritrovarmi a bisticciare con uno sconosciuto.

Continuai a camminare dritto, ignorando i pervertiti che fischiavano come cani in calore, evitai gli sguardi degli sconosciuti che sembravano aver adocchiato la propria preda.

Presi un respiro profondo quando per fortuna, mi ritrovai fuori nel vialetto dove c'era meno gente. Mi avvicinai al parcheggio e riconobbi la macchina di Blake, così mi appoggiai.

Presi il mio telefono che non smetteva di squillare, sul display si vedeva il segno di una videochiamata così accettai velocemente in ansia.

«Sei ancora alla festa Isabella?» mi stava guardando severo dallo schermo. Non potevo mentirgli, anche se ero abbastanza lontano dalla villa si sentiva la musica.

«Si Alec io non....» mi interruppe. Iniziò a rimproverarmi come se fosse mia madre.

«È una cosa da irresponsabile. Sono le tre del mattino e tu sei ancora in giro quando in realtà dovresti essere a casa tua, non lì. Tua madre lo sa?»

«Si lo sa. Alec sta tranquillo. Sono con i miei fratellastri, non mi capiterà niente di male» sbuffai.

A volte, quando si comportava così, mi faceva perdere la pazienza. Mia madre voleva che ricominciassi da capo e lo stavo facendo, anche se non era nel migliore dei modi, ma lo stavo facendo. Stavo cercando di vivere di nuovo dopo la morte di mio fratello.

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