Capitolo 6

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Bene, avevo detto che quella sera mi sentivo sicura di me stessa e che avrei camminato a testa alta senza farmi schiacciare da nessuno, ma mentre scendevo le scale mi rimangiai completamente le mie parole.

Tutti mi stavano guardando e sperai di non inciampare in uno scalino o me lo sarei ricordata per sempre. Ero goffa e a volte ridevo anche quando per sbaglio inciampavo, ma non me lo sarei mai perdonata se fosse successo dinanzi ad altre persone, sopratutto se non le conoscevo abbastanza.

Travis mi guardava sorridente come anche Jenna che mi disse un "sei bellissima" mimato con le labbra. I suoi amici non facevano altro che fissarmi le tette e le due sanguisughe mi squadrarono con un sopracciglio alzato.

Loro erano stupende in confronto a me. Si vedeva da un miglio che erano donne, anche nel modo di vestirsi. Io sembravo una bambina con quel vestito banale che indossavo.

Ma quello che mi fermai a guardare era proprio Blake: Era sorpreso nel vedermi così per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti. Mi fissava con le mani infilate nei jeans scuri. Anche in quel momento, quando i suoi occhi neri analizzarono tutto il mio corpo, mi sentì completamente nuda davanti a lui.

Sospirai profondamente e mi alzai la scollatura del vestito quando le scale finirono. Quei pervertiti continuavano a fissarmi maliziosi.

«Possiamo andarcene adesso che la svitata è pronta o dobbiamo aspettare ancora un'altra mezz'ora?» disse la bionda, sculettando verso Blake per afferrarlo dal braccio cercando di trascinarlo via.

Anche lei si era accorta che non toglieva gli occhi da me. Per caso stava cercando una nuova battuta con chi screditarmi?

«Andiamo Blake, la tua sorellina mi ha fatto aspettare abbastanza» mi squadrò un'altra volta ma Blake la spostò incitandola di non toccarlo più, poi si avvicinò a me con due semplici falcate.

«Ma che cazzo ti sei messa?» mi prese per il braccio bloccandomi con la sua salda presa. Stava parlando a bassa voce per non farsi sentire dai suoi amici.

«È una festa, non potevo di certo presentarmi con un jeans e una maglia. Non mi avrebbero fatto entrare» avrei preferito indossare una tuta sinceramente, e poi perché si interessava tanto di cosa mi ero messa? «Perché ti interessa tanto? Sei geloso per caso?»

Per fortuna gli altri avevano iniziato ad incamminarsi verso le macchine, non volevo che sentissero la nostra conversazione e di come il loro amico mi facesse la ramanzina.

«Tua madre mi ha chiamato dicendomi di tenerti sotto controllo e farti stare alla larga dai casini»

Cosa? Aveva davvero chiamato lui per tenermi sottocchio? Non ci potevo credere. Mia madre non si fidava ancora di me nonostante la mia età, ma un po'
la comprendevo, quando cero io succedevano sempre casini senza mia intenzione.

«Già, e come faccio a non farti trovare nei casini se poi i maschi ti guardano se sei vestita in questo modo?» mi sguardò un'altra volta, le mie guance si tinsero di rosso quando i suoi occhi, analizzarono ogni dettaglio del mio viso.

Perché mi guardava in quel modo, come se volesse quasi mangiarmi? E perché io ogni volta diventano rossa come un peperone? Forse era semplicemente incazzato perché li avrei rovinato la serata ma a me poco importava. Stavo per uscire e andare alla mia prima festa, non volevo pensare a niente.

A Tjiuana le giornate erano sempre monotone. Quando uscivo con le mie amiche ci fermavamo sempre nel nostro bar preferito è passavamo così le sere e a me piacevano tantissimo. Loro erano esattamente come me, calme e a cui non piaceva il caos.

«Dobbiamo andare, li altri ci stanno aspettando» dissi senza guardarlo, mi sentivo soffocata dall'imbarazzo.

«Sarà meglio o potrei combinare un casino» disse lasciandomi dietro di lui. Non capì la sua frase, risultava senza senso ma tanto quel ragazzo era strano.

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