Capitolo 5

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Mia madre e Tony erano partiti per due giorni a New York per il fine settimana e nonostante non volessi allontanarmi da mia madre e restare da sola in una casa sconosciuta, avrei voluto per me un momento di solitudine.

Era passato già un mese da quando ci eravamo trasferiti a Los Angeles e le cose non erano cambiate affatto da quel giorno. Io ero rimasta la stessa che si muoveva dentro casa con disagio, con la constate paura di essere giudicata e presa in giro per i miei modi di fare, dato che ormai convivevo con un fratellastro che sembrava avermi dichiarato guerra.

Il rapporto mio e di Blake si fondava proprio sullo starsi antipatici. Vinceva chi aveva la battuta pronta e io non volevo perdere mentre lui... beh doveva elevare il suo ego maschile schiacciandomi come una mosca.

Cercavo di evitarlo sempre, anche se quando lui era vicino a me, rimanevo incantata a guardarlo qualunque cosa facesse, ne restavo ipnotizzata ma appena iniziava a prendermi in giro, rimangiavo tutte le mie parole.

Con Travis invece, a differenza di quel maleducato di suo fratello, avevo instaurato un bellissimo rapporto di amicizia. Eravamo coetanei, con lui riuscivo a parlare di più. Quasi ogni sera cercava di convincermi a uscire con lui e i suoi amici, ma rifiutavo sempre le sue offerte.

Ero scarsa con i rapporti sociali e raramente donavo la mia fiducia alle altre persone, inoltre ero estremamente timida con gli estranei, non sarei riuscita ad avere mai una conversazione normale e sensata.

«Amore, mi stai ascoltando?» parlò Alec dall'altro capo del telefono. Eravamo in videochiamata da più di un'ora ormai.

«Si, ero solo soprappensiero» feci spallucce e mi alzai dal letto.

«Quando tornerà tua madre dalla vacanza? Lo sai che non voglio che tu stia da sola con i fratelli Anderson» il suo sguardo divenne cupo.

«Alec te l'ho detto un milione di volte, ora sono i miei fratellastri, non mi creano nessun problema, non devi comportati in questa maniera» sbuffai.

Alec era insicuro, aveva un anno in meno di me e frequentava l'ultimo anno di liceo. Sapeva anche lui che la nostra relazione a distanza non stava andando nel migliore dei modi, per questo cercava sempre un appiglio per parlare. Mi era stato vicino nei momenti peggiori, ma non avevamo più le stesse cose in comune.

«E come mai allora ti lamenti sempre del più grande? Dici che ti prende sempre in giro. Vorrei darli un pugno a quel tizio così almeno smette di parlare»

Un'altro errore che avevo commesso da quando mi ero trasferita? Parlare a Alec di Blake e delle sue prese in giro che mi riservava ogni giorno, o almeno quando era in casa. Non facevo altro che parlare di lui lamentandomi di quanto fosse snob, antipatico, maleducato, maschilista, narcisista... ed era meglio finirla con gli insulti perché avrei potuto continuare all'infinito.

«Lascia stare. Ci sto facendo l'abitudine» non volevo creare casini. Sapevo che aveva in mente di venirmi a trovare in un fine settimana di questi, non avrei accettato litigi per colpa mia e della mia bocca che parlava sempre troppo.

Anche perché a dire la verità, Blake a Alec, lo avrebbe potuto buttare giù con un dito se solo avesse voluto. Il mio fidanzato e lui erano l'esatto opposto.

«Va bene, buonanotte amore. Ci sentiamo domani» lo salutai e chiusi la chiamata con un magone allo stomaco. Non provavo più le stesse sensazioni di quando ero più piccola, io Alec, non l'avevo mai amato e mi sentivo tremendamente in colpa di portare avanti una relazione in cui non ero più me stessa.

Nonostante avessi diciannove anni, a volte sembravo una bambina che non smetteva di lamentarsi, una a cui piaceva vestirsi con una tuta a differenza di essere elegante come preferiva Alec, crescendo avevo capito che avrebbe cambiato la mia personalità se solo avesse avuto una bacchetta magica.

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