Capitolo 29

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Ero ancora immobilizzata e il mio corpo non riusciva neanche a fare un passo in avanti per raggiungerlo, ero completamente bloccata, era riuscito a ghiacciarmi sul posto.

Lui veniva verso di me senza il solito sorriso che aveva sul volto quando mi vedeva, sopratutto per la nostra distanza, ma quella notte i suoi occhi erano diversi, sembravano esprimere quella rabbia che a parole non sapeva dire e io lo fissai terrorizzata.

«Alec, cosa ci fai qui?» chiesi spaventata.

Non ero spaventata di lui certamente, sapevo ed ero consapevole che non mi avrebbe mai fatto del male per quanto fosse una brava e gentile persona, ma l'idea che mi avesse visto li, fuori da una discoteca, a notte fonda e con una tutina aderente che mi faceva risaltare agli occhi degli uomini, per lui non doveva di certo essere gradevole.

«Io? Tu cosa ci fai qui a quest'ora è vestita così!» arrivò a pochi passi da me. Mi guardò con uno sdegno che a me ferì terribilmente.

Non mi aveva mai guardata in quel modo, con quello sguardo che mi faceva sentire così piccola e insignificante, come se avessi sbagliato qualsiasi cosa, ma era veramente un grave errore uscire e indossare una tutina aderente?

«Sono con delle mie amiche»

«Queste tue amiche non mi piacciono per niente» poteva avere ragione su qualsiasi cosa è forse li avrei dato anche una miserabile ragione, ma lui non poteva condizionare le mie scelte di vita e le mie amicizie.

È vero, non mi aspettavo che Megan e Ariana avessero uno spirito così festaiolo, ma d'altronde eravamo delle giovani ragazze, oltre a passare giornate intere sui libri, era concesso svariare per una sera.

«Non puoi scegliere le mie amicizie...» dissi ma una domanda mi comparve subito nella testa.

«Come facevi a sapere che ero qui?»

«Non è importante»

«Dimmelo Alec!» urlai e il buttafuori si avvicinò a noi.

«Tutto ok signorina?» chiese in maniera gentile mentre fissava Alec con sguardo assottigliato.

«Si si, è tutto ok grazie» sorrisi fintamente al signore grande e grosso. Non volevo che alzasse le mani ad Alec per colpa mia.

«Dimmelo!» ripetei ancora senza urlare.

«Mi è arrivato un messaggio da parte di un numero sconosciuto in cui mi avvisava che la mia perfetta fidanzata fosse qui, in un posto poco raccomandabile come questo, contenta ora?» spiegò e sembrava che stesse dicendo la verità.

«Dammi il telefono» porsi la mano nella sua direzione ma lui mi guardò ridendo.

«Non far passare me dalla parte del torto ora Isabella. Cosa ti passa per la testa? Ti rendi conto di che posto sia questo?»

«Devi smetterla! È la mia vita, me la sto cercando di godere Alec, cosa sto facendo di sbagliato?» i miei occhi divennero lucidi.

Odiavo litigare con lui, sopratutto per circostanze come queste, ma doveva darci un taglio con il suo atteggiamento da paladino della giustizia.

Lui pensava costantemente che non me la sapessi cavare da sola e che avrei avuto sempre bisogno
di lui al mio fianco anche in situazioni come in quella in cui ero, ma si sbagliava di grosso.

Ero ingenua è troppo gentile anche con persone che non meritavano la mia bontà, ma sapevo cavarmela da sola. Avevo superato il vero dolore e le brutte situazioni quasi completamente da sola, e il mio fidanzato doveva capire che non ero più una bambina da proteggere dal mondo.

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