Capitolo 27

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Odiavo concludere una conversazione a metà e sopratutto se c'era qualche inconveniente che non era stato spiegato in tempo.

Non mi ero mai sentita così imbarazzata in vita mia, neanche quando Dylan O'Connel in terza media mi riempì i capelli di spray filante davanti a tutti, ma essere colta in flagrante da Travis mentre ero con suo fratello nel bagno da soli, quasi mi sentivo morire.

Non stavamo facendo niente di male infondo, ma la mia testa ingannevole si ricordava nitidamente benissimo i pensieri che in quel momento stavo avendo su Blake e temevo fortemente che Travis se ne fosse accorto dalla mia faccia, dai miei occhi che guardavano le labbra di suo fratello con un certo "pensierino" nello stomaco e Cristo mio, quel pensierino non doveva neanche sfiorarmi la mente.

Ma qualcosa di invisibile passava attraverso di noi collegandoci tra un pacato e quasi desiderio, quello stesso desiderio che mi stava inghiottendo dentro man mano che lui si faceva più vicino a me, sentivo il suo respiro sulle labbra e il tremore nelle cosce con le sue mani che mi toccavano fino arrivare quasi al mio bacino.

Mi vergognavo di quei pensieri e temevo che se avessi visto Travis, lui li avrebbe letti tutti, temevo che avrebbe scavato dentro il mio cuoricino per trovare quel qualcosa che io non sapevo neanche definire o dare un nome perché era una cosa, un'emozione inesistente.

Non avevo ancora osato parlare con lui di quello che era successo nel bagno solo la sera prima, eppure sentivo e mi convincevo che avrei dovuto parlarli perché tra noi non volevo nessun alcun tipo di fraintendimento.

Travis era stato l'unico ad accogliermi davvero appena ero arrivata. È stata una sorta di luce infondo al tunnel e sapevo che mi avrebbe capito, o forse mi avrebbe solo sbraitato contro e non si sarebbe mai più fidato di me.

Mi avrebbe fatto male perdere la sua fiducia perché detto onestamente lui era l'unico di cui mi fidavo anche se sapevo che c'era qualcosa, anche un minimo, di una verità nascosta, quella verità che tutti cercavano di nascondermi perché io lo percepivo da piccoli gesti, da piccoli sguardi e da piccole e mai finite conversazioni al quanto strane.

Non mi ero di certo scordata della pistola che Blake aveva usato per minacciare il ragazzo che mi aveva tirato una trappola quella sera all'arena, o di come Tony e i suoi figli uscivano in profonda notte in maniera misteriosa, dei fascicoli strani con il nome di Leyla Anderson trovati nello studio del mio patrigno e della scenata di rabbia che mi fece Blake subito dopo. Delle conversazioni interrotte da mia madre quando qualcuno diceva qualcosa di strano sulla famiglia Anderson o sul suo compagno.

Erano piccole cose ma che io con silenzio e discrezione avevo notato. C'era qualcosa in questa casa che sembrava essere uscita letteralmente da Scarface, c'era qualcosa nei loro occhi che gridavano solo menzogne, bugie e verità nascoste che non volevano far sapere.

Ma una domanda mi attanagliava in continuazione la testa. Avevo la pura sensazione che anche mia madre mi stesse nascondendo qualcosa a cui non dovrei essere stata al corrente ma perché? Perché evitare l'argomento ogni volta che lo tiravo fuori, perché i sorriso imbarazzato e il cambio di discorso quando alla festa di Tony quei signori dissero qualcosa di alquanto strano.

Perché nascondere qualcosa a tua figlia? Cosa sarebbe mai potuto essere anche se in verità, nel massimo profondo della mia mente forse una mezza verità forse era arrivata alla conclusione ma non ne ero sicura e non poteva essere assolutamente così, io e mia madre avevamo già avuto una vita di sofferenze è difficile, non si sarebbe trovato qualcun'altro che avrebbe recato le stesse sensazioni sia a me che a lei.

Dovevo trovare al mio presto le risposte a tutte le mie domande o avrei rischiato di impazzire.

Presi un respiro profondo non appena misi piede in cucina ma il caso volle che quella mattina i due fratelli non ci fossero.

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