capitolo 20 Bella

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Bella pov's

Era sabato sera, di solito rimanevo a casa a guardare un film e a ingozzarmi di cibo come al solito, ma quella sera sarei uscita in città e la cosa non mi dispiaceva affatto.

Alec era ancora qui a Los Angeles.
Sarebbe partito per Tjiuana l'indomani sera e voleva regalarmi una delle nuove infinite uscite che avevamo fatto nel corso degli anni.
Da quando era arrivato non avevamo fatto altro che restare a casa per mia decisione, e lui mi pregava di farli vedere un po' la città così volevo accontentarlo.
Saremo usciti a cena, poi avremmo fatto una passeggiata sulla spiaggia.

Mi guardai allo specchio, sparsa completamente da trucchi che mi circondavano. Mia madre aveva detto di farmi bella per Alec, ma non sapeva che lui mi aveva vista nei momenti peggiori della mia vita, con gli occhi gonfi e le occhiaie viola.

Avviai la mia playlist preferita di Lana Del Rey per soffocare il ronzio della televisione che proveniva dal piano di sotto. Travis e Blake non erano ancora usciti per sfortuna.
D'altronde erano solo le 20:00 di sera e loro di solito uscivano molto tardi per poi ritirarsi l'indomani mattina proprio come dei ragazzi ribelli quali erano.

Canticchiai le parole di Born To Die e passai giusto un po' di mascara sulle mie ciglia già abbastanza lunghe, donando un contrasto con i miei occhi azzurri. Presi uno dei tanti rossetti di mia madre e lo feci scivolare sulle mie labbra carnose colorandole un po', poi usai del blash per far ritornare in vita il mio viso pallido. Non era un bel periodo per me è non stavo mangiando come avrei dovuto e l'avevo notato solo io, neanche mia madre se ne era accorta dei miei occhi spenti, un'altra volta.

Non la giudicavo, non potevo neanche avercela con lei. Aveva troppo a cui pensare e il suo lavoro richiedeva quasi tutta la giornata, suo figlio era morto da poco e non accettava ancora la sua assenza.
Dormiva con la sua foto sotto il cuscino e odorava ogni giorno la sua felpa preferita che indossava sempre, anche qualche ora prima di morire.

Diceva che l'aveva superata, che Carter ormai fosse un capitolo chiuso della sua vita e che aveva accettato che non ci fosse più, ma in realtà io avevo visto la sua sofferenza, la stessa di quando Carter ci aveva lasciate, il suo dolore non era diminuito neanche di un granello.

Aveva perso la strada come l'avevo persa anch'io. Non riusciva a ritrovarsi e occupava il suo tempo con il lavoro ma so che oltre alla sofferenza, era anche felice di aver trovato finalmente un uomo che la desiderasse, che l'amasse per quello che era, non volevo rovinare la sua piccola felicità con i miei problemi.

Non potevo dirle che non mangiavo e che avevo paura di ricadere in quel periodo. Non potevo dirle di Alec e della mia confusione nei suoi confronti, non potevo dirle che ogni volta che toccavo quella cicatrice, avevo un attacco di panico e che mi facevo schifo allo specchio, non potevo addossarle addosso anche i miei problemi.

Lei voleva la figlia perfetta ed è quello che stavo cercando di fare. Tenevo segreti i miei stati d'animo a tutti e sopratutto a lei. Nella mia testa era come se conducessi una doppia vita: fuori una normale ragazza sorridente e sulle sue, che non parlava mai con nessuno tranne se non veniva interpellata, dentro di me invece, si nascondeva il dolore più puro che ci fosse sulla terra e non sarebbe mai andato via.

Mi spazzolai i miei lunghi capelli che orami mi ricadevano lungo i fianchi e sorrisi tristemente ascoltando una delle tante canzoni tristi che adoravo da morire. Dai miei occhi azzurri scese una lacrima e la spazzolai via dalla mia guancia.

Dovevo essere forte anche questa volta.

Sospirai e indossai con calma il nuovo vestito a fiori lilla che mia madre mi aveva regalato qualche settimana fa. Lo avevo visto nella vetrina del centro commerciale e me ne ero innamorata a prima vista: era semplice e casual, forse era uno dei pochi vestiti con cui mi sentivo veramente a mio agio.

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