Can's Pov
Tempo fa, ho acquistato quello che ora è il mio rifugio.
È una casetta di legno, immersa nel verde, con la caratteristica di poter ascoltare tutti i suoni della natura e rilassarti.
Non ho nessuna intenzione di andare in agenzia.
Non oggi almeno.
L'idea che alla villa stia per arrivare mia madre, mi manda in furia.
Comincio a tagliare la legna per il piccolo fuoco che accenderò la sera.
Ne ho recuperata gran parte con la passeggiata nel bosco che ho fatto all'alba.
Dispongo il pezzo di legno da tagliare sul tronco che utilizzo come tavolo da appoggio.
Impugno il manico dell'ascia e comincio a colpire con forza.
Continuo così, fermandomi solo per togliermi la maglia, a causa del caldo.
Mi rendo conto di usare l'ascia più come una valvola di sfogo.
Penso a Sanem.
Mi manda fuori di testa l'idea che non sia così trasparente con me.
Penso a Polen e all'idea che non si rassegni alla fine del nostro rapporto.
Odio sentirmi oppresso.
Penso a mio fratello.
All'odio che prova nei miei confronti, sulla base del nulla.
Penso a mio padre e al reale motivo per cui è andato via, costringendomi a nascondere la sua malattia; cosa che non mi fa assolutamente piacere.
Io in primis non amo le bugie o le mezze verità.
Penso a mia madre.
Alla sua incredibile faccia tosta.
Continua ad ignorare quanto mi ha procurato in questi anni, con la sua assenza , e continua a trattarmi come se le fosse legittimo farlo.Colpisco velocemente i tronchi e in poco tempo, me li ritrovo tutti tagliati a metà.
Il mio respiro è tanto corto, da portarmi a bere mezza bottiglia d'acqua in pochi secondi.
Passo una mano nei capelli ricaduti dal codino e mi sciacquo il viso con un po' d'acqua.
Vengo interrotto dal telefono che suona sul tavolo.
Mi avvicino e leggo "Papà" sullo schermo.
Mi aveva detto di non chiamarlo e che lo avrebbe fatto lui.
Ed è per questo che sono super felice di sentirlo.
<Papà, finalmente> , dico, non appena aperto la chiamata
<Can, figliolo, non vedevo l'ora di sentirti>
<Anch'io papà! Allora? Che mi racconti?>
<Qui va tutto bene! Ho cominciato la cura con ottimi risultati, per cui, non devi preoccuparti per me. Sono in buone mani>
<Sono contento papà! Ti auguro tanta salute e serenità>
<Grazie! Ma Can... - fa un colpo di tosse - ti sento strano... La tua voce, insomma, è un po' malinconica o sbaglio?>
<No! Non sbagli papà... Ma non è il momento questo per parlarne. Ma fai presto a tornare, ti chiedo solo questo>
<Che sta succedendo? Mi fai preoccupare Can>
<Non devi! Quello che conta ora è la tua salute per me ,ok?>
<Non mi fa stare bene l'idea che qualcosa ti stia turbando. A che fare con l'agenzia?>
<Non in maniera diretta! Per favore papà! Ne parliamo al tuo rientro>
<Va bene, non ti voglio costringere. Ma ricorda che hai un papà che farebbe qualsiasi cosa per i suoi figli! Qualsiasi, Can>
<Si, lo so. Ed è per questo che ... Insomma papà, vorrei che dicessi anche ad Emre della tua malattia e che sei andato via per curarti! Anche lui è tuo figlio. Merita di saperlo >
<Can ne abbiamo parlato! Emre non sa tenere la bocca chiusa. Glielo dirà a tua madre il minuto dopo>
<Ma se non lo fai, non potrai mai saperlo. Io credo che ad Emre serva un po' di più la tua presenza ma soprattutto la tua fiducia nella sua vita. Non ne sono sicuro, ma è quello che percepisco papà. Dagli dimostrazione che ti fidi di lui e che ha la stessa importanza che io ho per te. A volte, trascurare un figlio, non va bene>
<Credi lo abbia trascurato, Can? Non è che invece è lui che si ostina a legarsi un po' di più a me solo perché mi vede il cattivo della storia?>
<Io non so quello che pensa, ma so come ci si sente da figlio, quando manca un genitore nella propria vita. >
<Ti stai riferendo a tua madre? Vero Can?>
<Esatto!ora chiudo papà. Ho tanto da fare! Ti prego, aggiornami sempre! Sono in pensiero per te>
<Va bene figliolo! Grazie per tutto quello che stai facendo per me>
<Non ringraziami! È il mio dovere aiutarti>