Capitolo 12 | Certezza

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Ma chiunque abbia avuto un dolore così grande da piangere fino a non avere più lacrime, sa bene che ad un certo punto si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla.
- C.S Lewis


«Daniel cosa ci fai qui a quest'ora?» Domando tenendo ancora la porta mezza aperta.

«Ho bisogno di parlarti.» Con un cenno della testa mi invita a spostarmi dalla soglia per lasciarlo passare.

«É successo qualcosa?»

Daniel chiude la porta sbattendola e si piazza davanti a me. Incrocia le braccia al petto prima di guardarmi dall'alto verso il basso nauseato.

«Dov'eri?»

Sposto la testa confusa e sbatto le palpebre incredula dalla sua domanda. «In che senso dov'ero?» Inizio, incrociando anche io le braccia al petto.

Cosa gli interessa?

«Hai i capelli umidi e puzzi di fumo. Dove sei stata?» Domanda nuovamente strizzando gli occhi.

«A te cosa importa dove sono stata?»

Mi rendo conto però che non è una buona idea istigarlo, sembra abbastanza alterato, forse ha bevuto?

«Sono uscita a fumare, non riuscivo a dormire.» Concludo.

«Ti manco troppo vero?» Con un sorriso malizioso fa un passo in avanti ed io uno indietro.

«Ti piacerebbe Daniel.» Sbuffo sciogliendo le braccia e portandomi una mano alle tempie.

Cos'è venuto a fare? Ad innervosirmi?

«Smettila di fare la bambina viziata. So che non volevi chiudere ed è stato un momento di rabbia. Ma ti perdono, sono qui per questo.» Blatera facendo spallucce.

Sono completamente senza parole.

Ma è serio? Crede davvero che voglia stare ancora con lui?

«Daniel ma cosa stai blaterando, non voglio tornare, ti stai montando la testa.»

«Sto bene così ho solo avuto una brutta giornata. Gradirei che tu tornassi a casa adesso.» Affermo gesticolando e mi volto per andarmene in camera.

Sento un grugnito e un «Vieni qui e dimmelo in faccia che non mi vuoi più!» Prima di essere afferrata dal polso e tirata con forza verso di lui.

Automaticamente mi volto e le sue labbra si scontrano contro le mie insieme al mio corpo che sbatte contro il suo per l'impatto.

Mi stacco immediatamente e lo fisso infuriata.

«Non baciarmi! Vattene a casa, e no, non ti voglio più! È chiaro adesso?» Gli sbraito contro indicandogli la porta con l'indice.

A quanto pare questo lo ha innervosito ulteriormente perché invece di andarsene avanza verso di me con due passi lenti.

Sul suo viso si crea uno sguardo pieno di lussuria e malizia insieme alla rabbia.

«Sai che non me ne andrò da qui vero?»

Abbassa le sue mani per aprire la sua cintura. La sfila lentamente, per poi sbottonarsi anche il jeans.

Mi prendo di coraggio e faccio un respiro profondo prima di rispondergli a tono.

«Forse non ci siamo capiti Daniel. Esci.» Parlo a monosillabe per farglielo entrare meglio in quel cervello bacato.

«Non andrò da nessuna parte.» Detta deciso.

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