Tutte le emozioni, anche quelle che vengono soppresse e inespresse, hanno effetti fisici. Le emozioni inespresse tendono a rimanere nel corpo come bombe a orologieria e nel loro piccolo ticchettio sono malattie in incubazione.
- Marilyn Van Derbur«Mani dietro la schiena, signorina.»
Con una mossa repentina il mio corpo viene girato e prima che possa impedirlo mi stringe le mani con una presa ferrea. Con il busto cado proprio in avanti.
«Lei è in arresto, per possesso di droghe pesanti.»
Sbuffo a bocca aperta. «Droghe pesanti? E dove dovrei averle?»
«Apra immediatamente le gambe.»
Senza neanche usare un minimo di forza sento le mie gambe allargarsi con una leggera spinta del suo piede. Prima la gamba sinistra, dopodiché la destra.
E così rimango a gambe aperte, piegata in avanti con la faccia nascosta tra le coperte.
«Dove la nasconde ah?» Vengo palpeggiata per tutto il corpo, così delicatamente che i polpastrelli solleticano la mia pelle e non mi trattengo dal ridere.
«Stia ferma!» Continua forzandosi di fare il serio.
Quando provo però a calmare la mia risata la sua mano scorre lungo la mia schiena e scende bassa, arrivando fin sotto, proprio tra il mio ventre.
Faccio per alzarmi con il busto ma vengo spinta nuovamente in avanti dalla sua mano sinistra.
«Questa è resistenza al pubblico ufficiale, signorina. Vuole che la porto in centrale?»
«Si, la prego. Mi porti in centrale.» Rispondo con fare malizioso.
«Sarò felice di accontentarla.»
Poi, la sua bocca si avvicina al mio orecchio, e..
«Secondo me l'ha nascosta proprio qui.» Proferisce con un soffio, infilando due dita dentro di me.
Sussulto lanciando un piccolo grido.
Le sue dita si muovono su e giù per qualche secondo, prima di uscire e non appena vengo rigirata a pancia in su, due occhi azzurri pieni di lussuria mi fissano dalla loro altezza.
Sul suo volto appare un sorriso, bello quanto una notte piena di stelle in pieno agosto.
«Ti amo, princesa.» Daniel si abbassa per afferrarmi dalle natiche ed alzarmi con un solo braccio, incastrando la sua lingua calda tra la mia.
«Ti amo anch'io, tantissimo.» Intrufolo le mie unghie tra i suoi capelli e continuo a muovere la mia lingua seguendo la sua.
Basta! Devo darmi una svegliata o finirò per impazzire stasera.
È un agonia, non faccio altro che fare lo stesso incubo ogni santa notte.
Ogni. Santa. Notte.
Sempre il solito incubo.
E durante il giorno il mio cervello rivive flashback random tanto per infilzarmi qualche altro pugnale sulla schiena.
Come se non stessi già sanguinando dentro da anni.
Ormai cerco di evitare anche di guardarmi allo specchio, ogni volta che lo faccio mi sale la voglia di tirare un pugno contro il mio viso.
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Nepenthes
Storie d'amorenepenthes, gr. νηπενϑής «che toglie il dolore», comp. di νη- (pref. negativo) e πένϑος «dolore»]. Lily è sempre stata una ragazza solare, energica, sempre a caccia di guai, come se il pericolo fosse ormai parte di lei. Ma dopo quella notte, tutto è...