Capitolo 30 | Inaugurazione

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Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell'oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
-Anonimo

Pov Demetrio

Butto il fumo fuori dal finestrino mentre aspetto che scenda Virginia.

Sono fortunato che ho l'inaugurazione di mio padre stasera, sarei dovuto essere con Michele altrimenti.

Ho come l'impressione che lui sappia qualcosa. Quel ritardato di Federico Montaso ha negato fino alla fine, ma allora perché l'ha ucciso? Gli sarebbe servito vivo per scoprire la verità.

O mi sbaglio?

A meno che lui già non la sappia.

Ma anche il fatto della famiglia di Virginia devo dire che mi ha lasciato di stucco.

Quante altre cose sa?

Mi ha messo alla prova. Voleva vedere se avessi scelto la sua famiglia a lui.

Devo far calmare un po' le acque, assolutamente.

Lancio il mozzicone fuori non appena finisco di fumare e poco dopo entra Virginia profumando tutta la macchina di fiori e gelsomino.

O qualsiasi cosa sia questo profumo strano.

Le do un bacio casto e parto immediatamente senza spiccare parola.

Tanto lo fa già lei.

«Stai molto bene amore. Ti sta da Dio questo completo.»

«Ovvio, sono un ben di Dio infatti.» Butto la mia battuta quasi sarcastica e spingo l'acceleratore per tutto il tragitto.

Per poco non perdo il controllo dell'auto quando un coglione del cazzo non si ferma allo stop facendomi sterzare di botta, ma ritorno subito dopo in carreggiata come se non fosse successo niente.

«Apposto?» Domando lanciandogli un occhiata a Virginia la quale rimane spaventata ma mi da un cenno come risposta.

«Non è stata colpa mia.» Cerco di spiegare e lei mi precede immediatamente con un «lo so» secco.

Arrivati al locale parcheggio accanto l'auto di mio padre. Scendo dal veicolo e mi dirigo insieme a Virginia verso l'entrata.

Camminiamo mano per la mano, io con addosso uno smoking nero Armani e lei con un vestito di seta azzurro chiaro, lungo tanto da arrivare ai suoi tacchi aperti, stretto il giusto per mostrare le sue forme da donna.

Sento gli occhi addosso di tutta la gente intorno, e mi piace. Dio solo sa quanto mi piace essere guardato.

Rimango serio salutando mio padre fuori dall'entrata, dando un cenno ai miei due fratelli posti di lato a lui.

Mi da una pacca sulla spalla, sfilando dalla tasca delle forbici nuove di zecca.

Talmente lucide che potrei specchiarmici sopra.

«Dai, tagliamo questo nastro.» Si volta verso la folla ed inizia a parlare.

«Vorrei ringraziare tutti voi per essere qui stasera alla mia inaugurazione. Vi presento il "Moonlight", un club esclusivo che farà invidia a tutti i locali di zona. Ringrazio anche mio figlio che mi ha aiutato a dar vita a tutto questo. Dentro troverete da bere e mangiare a volontà, spero che vi faccia una buona impressione e che vedrò le vostre facce spesso qui dentro.»

Con un sorriso, mio padre mi allunga la forbice mantenendola stretta in modo da farmi tagliare il nastro insieme a lui.

Insieme tagliamo il nastro rosso, mentre i miei fratelli urlano e fischiano stappando bottiglie di champagne.

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