Mentire a noi stessi che il tempo sfumerà il ricordo, è forse questo un modo per sanguinare meno?
-Stefano CurreliPOV Demetrio
Scendo dalla moto e lancio le chiavi a quella faccia di cazzo di Louis, che dopo averle prese di scatto si passa una mano tra i suoi orrendi capelli biondi.
Guardatelo, occhi azzurri, capelli biondi, vestito come un figlio di papà.
Un finto angelo del cazzo.
Mi gioco le mani che se Lily lo avesse visto, lo avrebbe venerato. Gli sono sempre piaciuti i principini del cavolo.
O i deficienti come Daniel.
L'ho odiato dal primo momento. Non era ragazzo per lei, non mi riuscivo a fidare, ho sempre pensato che ci fosse del marcio in lui e solitamente in questo mi sbaglio poco.
Sono contento che Lily sia riuscita a rompere quella odiosa relazione del cazzo. Spero solo che non ci sia ritornata.
Merita di meglio.
Merita me in realtà.
Io le potrei dare tutto quello che più desidera, tutto quanto, un amore puro, senza condizioni. E la stessa cosa vale per lei.
Se solo fossi libero. Se solo potessi, cazzo.
Entro in casa e sbatto la porta per chiuderla, mi sono ripromesso di non pensarla.
Basta.
Ogni volta la penso, cazzo. È una tortura.
«Demetrio.» Mi richiama Michele dallo studio. Avanzo verso la sua porta e chiedo permesso prima di entrare.
Odio stare sotto qualcuno. E odio da morire prendere ordini dagli altri.
Ma devo farlo adesso.
«Dimmi pure.» Rispondo aspettando che mi dica cosa cazzo vuole.
Non ho mai avuto pazienza e fingere di averne così tanta mi costa la gastrite.
«Tra poco ho l'incontro, voglio che mandi l'indirizzo a tutti, adesso.» Mi ordina sfogliando il contratto del nuovo locale di mio padre con attenzione.
«Nessun problema.»
Esco dalla stanza e cammino lungo il corridoio che mi porta alla cucina, continuo a camminare finché non arrivo davanti alla porta in vetro.
Esco sul terrazzo per prendere un po' d'aria.
Sbottono qualche bottoncino della mia camicia e infilo la mano in tasca per prendere le sigarette.
La vibrazione del telefono mi ferma. Lo estraggo dalla tasca posteriore ed alzo gli occhi al cielo appena vedo il nome sullo schermo.
Virginia.
«Pronto, amore.» Rispondo cercando di non mostrare la mia seccatura.
«Dove sei amore mio? Mio padre è qui che chiede di te. Te ne sei uscito così di fretta prima..» Prima che possa continuare la anticipo.
«Scusami, avevo una questione importante da risolvere, ma tornerò più tardi, non preoccuparti.» Mi scuso, facendo in modo che mi lasci in pace per questa sera, e dopo esserci salutati con il solito "ti amo" chiudo la chiamata.
Faccio un lungo respiro profondo.
Se solo tu fossi Lily, Virginia.
Magari lo fossi.
Dopo averle fatto il solletico per tutto questo tempo devo farmi perdonare, quindi la alzo dal braccio e come un sacco di patate la metto sulle mie spalle.
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Nepenthes
Romancenepenthes, gr. νηπενϑής «che toglie il dolore», comp. di νη- (pref. negativo) e πένϑος «dolore»]. Lily è sempre stata una ragazza solare, energica, sempre a caccia di guai, come se il pericolo fosse ormai parte di lei. Ma dopo quella notte, tutto è...