Capitolo 28 | Danni irriparabili

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Ti dedico la luna; perché se un giorno dovessimo separarci ti basterà alzare lo sguardo ed io sarò lì.
- Anonimo

Era da molto che non vedevo suo padre, e detto sinceramente, ad un certo punto ho iniziato a temere il peggio. Non è solito restare via cosi a lungo.

Sbuffo, immaginandomi la faccia di Lily appena lo ha visto. Scommetto che non se lo aspettava, maggiormente rivederlo proprio mentre rientrava a casa dopo una notte con me.

Chissà se Ettore ha mai insinuato qualcosa e se magari lo ha fatto proprio ora.

Era per questo che Lily distoglieva lo sguardo da me? O forse, si vergognava di quello che aveva fatto?

Se ne è già pentita? Perché io no, io non mi pento di essere stato con lei tutta la notte.

Non mi pento di nulla che ha a che fare con Lily. Ma Alessandro ha sbloccato qualcosa in me oggi, ho questo nervosismo addosso e non riesco a scrollarmelo.

Lo sai che le stai facendo stare male vero?

Zitto.

Lily non è una buttana! La stai trattando da tale!

Zitto.

Ti piace vederla stare male?

Zitto! Zitto! Zitto!

Fanculo Alessandro stai zitto cazzo! Spingo la frizione e alzo la marcia dando a tutto gas per le vie della città.

Lo so che le sto facendo del male, ma cosa cazzo posso fare se non riesco a staccarmi da lei? Come devo fare?

Ci ho provato fin ora ed ero a tanto dal riuscirci. Poi è apparsa lei, cazzo.

«Chiudi la porta, Demetrio.» Mi sussurra entrando nella sua stanza, ma io rimango fermo sullo stipite della porta, sbircio dentro e la guardo negli occhi con stupore.

«Ne sei sicura, Virginia? Se ci sentisse tuo padre mi ammazzerebbe. Vorrei evitare di perdere la vita così presto sai?» Butto la mia battuta, dopodiché entro in stanza e non appena le esce un sorriso faccio come mi ha detto.

«Non ci sentirà se mi tapperai la bocca.» Rimango scioccato dalle sue parole. Non mi aspettavo questa sua risposta.

Do uno sbuffo incredulo, dopodiché mi ricompongo.

Chiudo la porta a chiave e mi volto camminando verso di lei a passo lento.

Prima che possa anche solo dire mezza parola la ragazza di fronte fa letteralmente scendere il suo vestitino color confetto rosa sul pavimento in marmo. Rimane in intimo di pizzo, viola pastello.

«Che ne dici? È una buona idea?»

Impressionato dal suo modo di fare rimango di stucco. Abbasso la testa per darle un cenno poi mostro un sorriso malizioso.

«Direi proprio di sì.» Mi avvicino a lei e fiondo le mie labbra sulle sue, la stringo per i fianchi e la spingo sul suo letto di seta del medesimo colore del suo vestitino e le slaccio il reggiseno con il pollice e l'indice.

I miei occhi si bloccano sui suoi seni pieni e tondi.

Lo devo ammettere, ha un corpo davvero bello. Invitante, pieno, femminile. Le osservo ogni parte del corpo, così nuovo a me.

La pelle baciata dal sole, le spalle strette.

Sfilo via le mutandine a tanga baciandole prima il collo , la clavicola e poi sempre più in giù, su entrambi i seni, sulla pancia, sui fianchi..

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