Capitolo 14 | Anima del Diavolo

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Sono costretto a credere al Diavolo, dal momento che lo sento in me.

- Charles Pierre Baudelaire


Pov Demetrio

«Tutto okay, bimba?» Chiedo, tenendo ancora tra le dita il suo viso angelico.

Riprendo fiato dopo essere venuto e mi trattengo dal farle troppe domande. Non voglio metterle ancora piu dubbi di quanto lei già non ne abbia, ne voglio assillarla chiedendole domande del tipo:

Per caso ho fatto mosse sbagliate?

Ti ho creato altri dubbi?

Ti ho fatto troppo male?

Ti ho ricordato Daniel?

In quel caso mi ucciderei all'istante.

«Si, tutto okay..Hulk.» Risponde ansimando, ancora sopraffatta da tutto.

«Hulk?» Alzo un sopracciglio confuso immettendo da parte le mie domande mentali.

«Perché tu non hai neanche un quarto della mia forza? Per questo mi chiami Hulk, formica?» Le domando sicuro della mia teoria.

Con un piccolo sorriso annuisce. «Esattamente.»

Sbuffo.
«Avevi anche dubbi al riguardo?» Domando ironicamente.

Contemplo il suo corpo da dea per qualche attimo, pensando a quanto lei mi sia davvero mancata e la afferro per i fianchi facendola scendere dalla scrivania.

Prima che possa rispondermi il suo piccolo sorriso si abbassa immediatamente verso il basso insieme alla nuca e ci rimane per qualche secondo.

«Demi..» Alza di scatto lo sguardo su di me, e mi fissa.

Non faccio in tempo ad aprire bocca, abbasso gli occhi e noto subito cadere delle gocce di sangue a terra.

«Sto sanguinando Demi..» Chiude le gambe per far in modo di fermarlo.

Alza poi lo sguardo su di me e mi guarda spaventata mentre cerca di capirne il motivo.

I miei occhi si bloccano sulla macchia di sangue dando vita ai miei ricordi.


Entro in cucina posando il pacchetto di sigarette in tasca e sussulto appena mi ritrovo la faccia del biondino davanti a me.

«Cazzo vuoi?» Lo brucio e con una spallata gli passo avanti.

«Michele vuole parlarti, adesso.» Mi informa per poi tirarmi dal braccio.

«E bada a come parli con me.» Stringo i denti e voltando mi do una scossa con il corpo per levarmi la sua presa di dosso.

«Sennò che fai? Ti prendi un'altro pugno in faccia?» Ridacchio prima di strattonarmi via da quella specie di verme senza cervello e avanzo verso lo studio di Michele.

Non lo riesco a sopportare.

Continua a testare la mia pazienza e guardarmi dall'alto verso il basso perché sono nuovo.

Ed io non lo tollero.

Giorni fa per la sua faccia di cazzo e la sua bocca larga si è meritato un bel cazzotto tra i denti. La prossima gli rompo direttamente il naso.

Sarà forse il nervoso che ho addosso da giorni a farmi uscire di testa per così poco?

Non riesco a non pensare a quella poliziotta. A quello che le ha fatto, allo schifo che sono diventato in questi pochi giorni e a quanto vorrei averla potuta salvare.

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