Parte ventiquattro

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Mi sono ormai tranquillizzato e fisso con aria assente il fiume. La pelle attorno ai miei occhi è ruvida e tesa e quella sotto al naso ha smesso da poco di bruciare.

Non penso a niente, le luci che si rincorrono sulla superficie dell'acqua hanno un qualche potere ipnotico sulla mia mente, o forse è stato il pianto a svuotarmi.

Quando Chrollo arriva, dal parco adiacente il viale, mi coglie impreparato.

Mi ero ripromesso di scegliere delle parole per quando sarebbe arrivato, ma il mio sguardo è caduto sul fiume e il mio intento è morto.

Mi tocca con un dito la spalla quando è dietro di me e io non mi sono ancora accorto di lui, come per avvisarmi che tra un secondo mi apparirà davanti. Eppure questo tempo di preavviso non mi basta per trovare delle parole.

Ci guardiamo in silenzio per quella che sembra un'infinità. Ha gl'occhi scintillanti di preoccupazione, ma sembra non voglia avvicinarsi, come se avesse paura.

Apro la bocca per salutarlo, ma scopro di non avere voce.

Come un'onda, le emozioni che si erano ritirate si abbattono su di me con ferocia. Il nodo alla gola si stringe ulteriormente e gl'occhi tornano a pizzicare.

"Penso..." Inizio e le prime lacrime prendono a cadermi sulle guance. Nella confusione di quest'attimo non mi sono accorto che si è avvicinato a me.

Si china, prendendomi la testa fra le braccia e stringendola contro il suo petto.

"Non piangere." Sussurra, mentre incastra dolcemente il mio capo sotto al suo mento.

Nuovamente, tento di parlare.

Penso di essermi innamorato di te, voglio dirgli, ma non vado oltre la prima parola.

Separa il mio corpo dal suo, abbastanza perché riusciamo a guardarci negl'occhi e, prima che possa finire la mia confessione, lui mi precede, facendomi la sua.

Mi bacia.

Non è un bacio delicato, ma nemmeno passionale. È quasi disperato e io scopro di poterlo ricambiare allo stesso modo.

Come ci siamo arrivati qui?

Cosa ne è di tutto il male che ci siamo fatti?

Non mi importa.

Il mio cuore corre veloce, senza più sanguinare, e penso che, finché batterà così, allora non mi importerà di niente fuorché delle sue labbra.

La sua bocca sembra l'orlo di un bicchiere dal quale non riesco a separarmi e sono così naturali le movenze di questo bacio che penso che, chissà, magari lo abbiamo già fatto in passato, ma me lo sono scordato.

È un sogno? Effettivamente ne ha tutto l'aspetto. Sembra non avere né un inizio, né una fine. È come se stessimo vivendo in una parentesi fuori dallo spazio e dal tempo, dove esistiamo solo noi e dove non conta null'altro.

Niente passato, niente brutti ricordi, né problemi da proiettare nel futuro.

Esiste solo la pelle delle sue guance sotto i miei palmi, il lieve suono delle sue labbra che sfregano sulle mie e il solletico delle sue lunghe ciglia sul mio viso.

Ogni cosa sembra al suo posto e io mi sento al sicuro, come se mi sia appena stata promessa la felicità.

Ma per avere la felicità devo prima fare i conti con la realtà e ad ogni sogno, inevitabilmente, segue un risveglio.

Dopo un minuto o un'eternità, come la luce del mattino che penetra sotto le palpebre chiuse, qualche rumore si intrufola fra noi, insieme a qualche ricordo e qualche sensazione.

𝒁𝒆𝒓𝒐 | Hunter x HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora