Parte sette

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I suoi occhi grigi si incontrano con i miei. Ci separano una manciata di metri, ma li vedo perfettamente, come se fossero a pochi centimetri dal mio naso.

"Ci sono, ce l'ho fatta" Penso mentre li osservo riempirsi di realizzazione.

Tutto sembra immobile in questo istante, solo il bagliore delle sue iridi tremola e io trattengo il respiro, nell'attesa che tutto ricominci a muoversi.

Sono pronto a sentire la sua voce gonfiarsi di rabbia e a vedere la curva delle sue sopracciglia incrinarsi furiosa.

"Sono pronto" Penso e finalmente il cambiamento avviene.

La sua espressione incredula si rilassa e poi, dal nulla, scoppia a ridere.

"Allora c'eri tu dietro! – Esclama asciugandosi con una mano il sudore dalla fronte – Aah – Sospira sollevato – Pensavo davvero che fossero le mie formazioni il problema."

Lo stomaco mi si stringe e il sangue mi congela nelle vene.

Ma come ...

Non è arrabbiato?

Ora sento di avere io un'espressione incredula cucita in volto e per un attimo ogni mio pensiero si ferma, come ucciso dalla spietatezza della sua risata

No, no, no. Cosa sta succedendo qui?

Questo non vuol dire portare pazienza.

Questo va oltre l'essere semplicemente buoni.

Lui cerca di tirare fuori il meglio da tutti.

Di nuovo queste parole riecheggiano nella mia testa.

Lui cerca di tirare fuori il meglio da tutti.

È per questo che non si arrabbia?

Lui cerca di tirare fuori il meglio da tutti.

Il primo allenamento saltato, la palla contro Uvogin, tutte le istigazioni, le formazioni vendute agli avversari. Non si è arrabbiato perché è convinto di cosa, di potermi migliorare così?

Lui vuole cambiarmi?

Uvogin si frappone fra me e lui e io lo guardo disorientato, con la mente annebbiata dai pensieri.

"Che vuoi?" Gli domando senza capire, per poi accorgermi, troppo tardi, che è nero di rabbia.

Digrigna i denti e balza in avanti con uno scatto disarmante, cogliendomi così di sorpresa che non ho il tempo di sfuggire al suo attacco. Afferra il tessuto della mia maglia e mi strattona violentemente verso di lui, facendomi perdere l'equilibrio.

"Mi avete stancato tu e le tue pagiacciate!" Urla.

Non faccio in tempo ad incrociare il suo sguardo al mio, né a pensare ad una parola per rispondergli, che il suo pugno affonda nella mia guancia, girandomi il viso da un capo all'altro.

Quando lascia la presa dalla mia divisa, cado a terra disorientato.

Sento il terreno premere freddo e duro sulla mia guancia, poi un ronzio fastidioso irradiarsi dal mio orecchio a tutta la testa e infine, poco prima del silenzio, la sua voce.


Rivivo il suo sguardo mutare, decine e decine di volte. Il tremolio delle sue iridi che si riappacifica, la loro limpidezza che ritorna scura.

È impenetrabile, come una roccia. Qualsiasi cosa io abbia fatto fino ad oggi, lo ha agitato quanto un soffio di vento agita la superficie del mare.

Ma perché tutto questo? Perché si è convinto che così mi potrà cambiare?

𝒁𝒆𝒓𝒐 | Hunter x HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora