40. Risveglio e confessioni

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7 Novembre 2018

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7 Novembre 2018

Risvegliarmi il mattino seguente fu davvero strano, sentirmi tra le sue braccia ancora di più.

Mi ci vollero dieci minuti buoni per focalizzarmi sul luogo dove mi trovavo e altri dieci per cercare di realizzare ciò che è accaduto la notte precedente.

Il punto è che se qualcuno mi avesse chiesto se me ne fossi pentita senza esitazione gli avrei risposto di no, perché infondo era vero, non mi ero pentita ma tutto il contrario.

Mi sono concessa a lui, gli ho dato una parte di me, l'ho lasciato toccare e baciare punti dove nessuno lo aveva mai fatto prima.

Sensi di colpa e dubbi mi assalirono.

E se me ne sarei pentita ? E se lui se ne sarebbe andato e se lui mi voleva solo per questa ? Ma allora perché mi sta ancora stringendo a se e non era sparito.

Arrossì al pensiero che mi aveva vista prima di vestiti e più vulnerabile che mai sotto e sopra di lui.

<<Riley ?>>

La sua voce roca e profonda risuonò nella stanza, mi voltai lentamente verso di lui.

<<Non pensare che io ti abbia stuzzicato solo per prenderti, fidati, non stavo scherzando quando ho detto che sarei stato io a metterti l'anello al dito>>

Le sue parole risuonarono come una dolce melodia per le mie orecchie.

<<Un giorno>>

"Ora non sono intenzionato ad avere questo genere di smancerie"

La frase risuonò nella mia testa come un eco, aveva deciso di dirmela di nuovo nella mente, iniziai a capirlo, le cose che non voleva dire ad alta voce le avrebbe dette nella mia mente, con buone intenzioni o non, per provocarmi, avvertirmi o ammettere i suoi pensieri.

<<Davvero vorresti...>>

<<Forse>>

La coversazione stava diventando troppo seria, e per per era una cosa completamente nuova fare una conversazione del genere con Isaac Ares Black, anche ieri sera, quando gli ho chiesto perché è uscito da me con fretta e lui ha detto che un giorno non lo avrebbe fatto, che mi avrebbe fatto crescere un bambino in grembo.

Lui sembrò accorgersene, si schiarì la gola e si scostò da me per poi mettersi seduto, l'adrenalina quella sera gli deve aver fatto scappare cosa senza pentimento, e ora che era sobrio e uscito da quello stato iniziava ad essere troppo orgoglioso per ammettere ciò che voleva fare e ciò che non era pronto a fare.

<<Che ore sono ?>>

Mi guardai in giro spaesata fino a quando incontrai con lo sguardo un orologio appeso al muro.

<<Credi davvero che quel orologio funzioni ? Non hai un maledetto cellulare ?>>

La voce di Isaac mi risvegliò.

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